Esami scritti. No, non ho detto gioia ma noia noia NOIA

Maturità?! E già, perché il ministro Valditara ha deciso di tornare alla vecchia dizione: non più il berlingueriano “di Stato” ma l’antico Ma-tu-ri-tà, come nei ricordi di mamma papà nonno e nonna. Che cambiamento. E dire che in queste prove di Italiano regna la noia.

CONTENUTO DELLE TRACCE

(i testi integrali)

Tra il ribelle Pasolini che mi diventa un cantore della luna e del tempo che passa ma non passa (“ed ecco pare / farsi nuova la luna, e – all’improvviso – / cantare quieti i grilli il canto antico”); Borsellino che è “ottimista” perché “i ragazzi di oggi … sono perfettamente coscienti del gravissimo problema” della mafia, peccato che il suo scritto risalga al ‘92 e lui sia morto poco dopo e i giovani di allora abbiano superato i 50; i social che – ma va’!? – spingono alla sterile indignazione distraendoci dai temi “che davvero meriterebbero la nostra irritazione”; Roosevelt che salva “l’America” dalla crisi finanziaria con schiettezza, carisma, verve, determinazione e i giornalisti che dopo un discorso condotto “con una voce ipnotizzante esattamente al ritmo giusto … scoppiarono in un applauso”

 

Ma soprattutto il rispetto: quello scelto da gran parte degli studenti, la traccia messa lì apposta per attirare l’attenzione, concentrare ogni tentazione conformista e provocare crisi isteriche ai commissari valutanti.

Il rispetto che “letteralmente significa guardare di nuovo, guardare indietro, cioè richiama il dovere di non cedere alla smania del giudizio immediato figlio dell’emotività”, che se prevalesse permetterebbe alla comunità di “crescere in armonia”.

E cosa vuoi scrivere sul rispetto? Cosa hanno scritto i ragazzi sul rispetto – proprio ripetendo venti, trenta, quaranta volta la magica parola (che personalmente, dopo questo articolo, non pronuncerò mai più)? Hanno scritto che è – sarebbe – importante, che siamo tutti diversi e tutti degni di essere rispettosi e degni di rispetto, che i giovani non hanno più rispetto e a volte non ce l’hanno i vecchi, e via banalizzando.

Che è poi quello richiesto da un titolo piatto e scontato che non vuole particolari capacità di analisi, senso critico, originalità. A meno di affermare che no, abbasso il rispetto, chissenefrega del rispetto. O dei giovani e la Mafia, o della cattiveria nella rete.

STRUTTURA DELLE TRACCE

In sostanza funziona così: si somministrano tracce già svolte – opinioni, riflessioni, articoli, discorsi di qualche intellettuale – e innanzitutto si chiede ai candidati di riassumerle DUE VOLTE: “Riassumi il contenuto del testo nei suoi snodi tematici essenziali”, e fin qua va bene, peccato che le domande 2, 3 e 4 richiedano proprio la sintesi di quegli stessi “snodi tematici”: “Con quali argomenti l’autore sostiene…?” (ma se te l’ho appena scritto!) [Che i prompt con cui ChatGPT ha confezionato i temi non avessero contemplato le ripetizioni? Sarebbe l’unica spiegazione accettabile].

Si dirà poi che il testo del tale alunno era ripetitivo, e certo, e ti credo.

La parte più personale della traccia chiede invece un punto di vista e qualche riflessione.

E qui arriva il difficile, perché la riflessione già c’è, e non si può che confermarla, operazione stupida di una tristezza terribile.

I temi sono già svolti, non resta che approvare spiegando perché il tizio ha ragione.

SI POTEVA DISSENTIRE?

Certo che sì. Per esempio qualche anziano come noi avrebbe notato che i giornalisti plaudenti alla conferenza stampa di Roosevelt sono uno spettacolo deprimente, o che il rispetto può farci “crescere in armonia” solo se cresce anche la giustizia sociale, o che Pasolini, dopo le poesie agresti ha pubblicato gli Scritti corsari, o ancora che l’indignazione sui social è vero che non serve a niente ma serve a qualcuno perché passivizza le masse, o che “Il gattopardo” è ben altro che lo sciapo branetto riportato.

ESAME IMMATURO

Qualcuno l’avrà scritto?

Forse, ma è probabile di no perché è l’esame stesso a chiedere conformismo: una commissione più esterna che interna (tre commissari interni e tre esterni, un presidente esterno) composta da insegnanti che non sono obbligati ad ascoltare i colleghi e che mettono alla prova gli studenti da par loro.

Dialoganti e colloquianti, se lo sono; inquisitori e autoritari, se un po’ di sadismo ne condiziona la prassi; nozionistici e puntigliosi, se frustrati dalla vita e da un mestiere che conserva quel po’ di potere che piace a taluni.

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