Ivrea: Consiglio Comunale movimentato il 29 ottobre con il fantasma del “conflitto di interessi” agitato sempre più a sproposito

Pubblicate le linee di indirizzo per l’avviso pubblico per la gestione del Movicentro. Accuse da parte delle opposizioni durante il consiglio comunale di non aver garantito il confronto

A distanza di pochi giorni dalla pubblicazione delle linee di indirizzo per la concessione in uso gratuito dei locali del Movicentro, il dibattito politico cittadino si è rapidamente infiammato. La possibilità che la cooperativa ZAC possa continuare le proprie attività per i prossimi nove anni ha agitato le destre durante il consiglio comunale di martedì 29 ottobre che non hanno perso occasione per cercare di mettere in difficoltà la maggioranza.

Il 17 ottobre la giunta Chiantore ha approvato le linee di indirizzo sopra menzionate; regole di massima che la Centrale Unica di Committenza (CUC, ovvero l’organismo che predispone le gare per conto dell’amministrazione) dovrà utilizzare per redigere l’avviso pubblico per l’utilizzo e la gestione dei locali del Movicentro. «L’avviso – si legge nel documento – è rivolto alle Organizzazioni di Volontariato, Associazioni di Promozione Sociale, Enti filantropici, Imprese sociali incluse le Cooperative con finalità sociali, Società di mutuo soccorso, Fondazioni ed altri Enti iscritti nel registro unico nazionale del Terzo Settore». Avrà una durata di nove anni e il futuro gestore unico dovrà sottostare a determinati vincoli normativi: rispettare un’economia di bilancio (ovvero saranno consentite attività commerciali purchè finalizzate all’equilibrio economico del progetto e della gestione dell’immobile), garantire almeno 25 giornate annue per le attività patrocinate dall’Amministrazione, occuparsi della pulizia dei locali, garantire l’apertura compatibilmente con gli orari di apertura e chiusura della biglietteria (GTT e Trenitalia) nonché garantire un “rimborso forfettario” di 40€ al Comune per ogni utilizzo dell’atrio/spazio comune per eventi, concerti, dibattiti o conferenze. Per questo motivo il concessionario avrà facoltà di chiedere somme che variano dai 100€ ai 200€ a tutti quei soggetti che vorranno servirsi dell’atrio per le loro attività pubbliche.

Alla pubblicazione di queste linee d’indirizzo (va ricordato che il comodato di sei mesi concesso dall’amministrazione alla cooperativa ZAC scade il 30 novembre) le opposizioni hanno immediatamente gridato allo scandalo, accusando la giunta di aver “scavalcato” il confronto con le minoranze e non aver discusso la mozione del consigliere Massimiliano De Stefano (Azione/ItaliaViva) nella quale si chiedeva d’inserire una clausola per riservare alle forze di polizia l’utilizzo esclusivo di uno dei locali; peccato che lo scorso consiglio comunale la maggioranza avesse già respinto una mozione simile presentata da Fdi-Lega-Forza Italia.
Prese in contropiede, durante il consiglio comunale di martedì 29 ottobre le opposizioni hanno presentato “un’interrogazione urgente” nel tentativo di cogliere in fallo l’amministrazione. Dieci minuziose domande (alcune assurde come la richiesta di sapere quale piattaforma sia stata usata per consentire ad alcuni assessori di collegarsi da remoto) alle quali il sindaco Chiantore ha debitamente risposto, concludendo con queste parole: «l’atto è valido e la giunta intende procedere».

Contestualmente alla discussione in aula, il consigliere Cantoni pubblicava su Facebook la convocazione per il 7 novembre della Commissione Controllo e Garanzia per discutere di «conflitti d’interessi, delibere frettolose, allegati mancanti all’Albo Pretorio (il sindaco ha precisato in aula che “le bozze di avviso non si pubblicano, proprio perchè sono delle bozze”, ndr) e mancato rispetto della libertà di espressione dei Consiglieri Comunali».

Il consiglio comunale avrebbe potuto concludersi così, senza grossi colpi di scena, ma la discussione dell’ultimo punto all’ordine del giorno ha messo in difficoltà la maggioranza che, visibilmente indecisa sul da farsi, ha commesso alcuni passi falsi. L’argomento di discussione riguardava l’opportunità da parte del Comune d’Ivrea di associarsi con la Centrale Unica di Committenza (CUC) di Lombardore allo scopo di rendere più qualificati gli uffici comunali e fare un passo in più verso la reinternalizzazione della CUC (servizio che era stato esternalizzato dalla giunta Sertoli e che Chiantore, nel suo programma elettorale, aveva promesso di “riportare a casa”). La CUC di Lombardore potrebbe occuparsi anche dell’avviso pubblico del Movicentro, ma l’obiettivo dichiarato dell’ordine del giorno era esclusivamente quello di perfezionare uno strumento comunale, precisazione confermata sia dall’intervento dell’assessore Dulla, sia dal segretario comunale che ha dichiarato: «l’oggetto della delibera non c’entra nulla con l’avviso pubblico sul Movicentro. Siccome le intenzioni dell’amministrazione sono quelle di arrivare ad avere una stazione di competenza autonoma (cioè reinternalizzare la CUC, ndr) è necessario ottenere nuove qualificazioni ed esperienza per il personale del Comune. Questa è l’opportunità della convenzione con Lombardore e nulla vieta che l’avviso pubblico per il Movicentro venga poi fatto con la CUC di Biella». Eppure, prima ancora di cominciare la discussione, il consigliere Gaudino e la consigliera Restivo (entrambi di Laboratorio Civico) hanno preferito alzarsi e uscire dall’aula: «considerato che la delibera tocca indirettamente il Movicentro, viste le polemiche che ci sono state ed essendo entrambi soci della cooperativa riteniamo sia più opportuno lasciare l’aula». Una scelta immotivata e precipitosa che non solo ha rischiato di lasciare alla minoranza la possibilità di far mancare il numero legale (anche la consigliera Vidano stava per abbandonare l’aula, immediatamente stoppata dal sindaco che ha parlato di un “eccesso di zelo”), ma che soprattutto ha in qualche modo legittimato le accuse delle opposizioni. Fino a questo momento le allusioni al “conflitto d’interesse” rappresentavano più che altro uno spauracchio, un tentativo d’intimidazione politica tutto da dimostrare; se bastasse essere soci di una cooperativa per abbandonare l’aula, in una città dove la maggior parte dei suoi abitanti sono soci di AEG, quanti consiglieri dovrebbero uscire durante una discussione sulla cooperativa in questione?

L’essersi volontariamente alzati per andarsene dall’aula (peraltro durante un ordine del giorno che non toccava minimamente la questione Movicentro) ha generato un precedente insensato. L’impressione è quella di una maggioranza che si muove in maniera disordinata senza un confronto interno. Ciò che una parte di città si aspetta dalla maggioranza è che smetta di preoccuparsi degli azzeccagarbugli e che riporti la discussione al cuore della questione Movicentro: uno spazio che fino a dieci anni fa appariva brutto, abbandonato e trascurato e che oggi restituisce alla città appuntamenti culturali, servizi sociali, aiuti allo studio, proiezioni, dibattiti, corsi e concerti gratuiti.

Meno preoccupati del “conflitto d’interesse” e, magari, più interessati al conflitto.

Andrea Bertolino