La destra in Canavese fa pressioni sui dirigenti scolastici: annullato l’incontro con lo storico Eric Gobetti al Moro di Rivarolo, mentre a Ivrea la polemica contro Francesca Siano finisce nel ridicolo
Nelle ultime settimane il Canavese ha visto consumarsi due episodi che, pur nella loro gravità, rappresentano solo l’ultimo passo del meccanismo mediatico messo in campo dalla destra nell’ultima decina d’anni. Prima l’annullamento dell’incontro previsto al liceo Aldo Moro di Rivarolo con lo storico Eric Gobetti, autore del libro “E allora le foibe?”, a seguito delle feroci polemiche scatenate dal consigliere regionale di Fratelli d’Italia Roberto Ravello, che aveva sollevato la questione parlando di «veleno negazionista» e di «squallida crociata contro le foibe» da parte dello studioso.
Un tentativo che la destra eporediese ha cercato maldestramente di replicare attaccando la scelta della cantante Francesca Siano, in arte Francamente, come ospite l’ultimo dei 3 giorni del convegno La città dell’Uomo organizzato dal liceo Antonio Gramsci, per aver definito l’Inno di Mameli e la bandiera italiana anacronistici e patriarcali. Una polemica poi reindirizzata verso l’amministrazione eporediese, colpevole di aver concesso il patrocinio al convegno e non all’evento sulle foibe organizzato dalla sezione canavesana di Culturaidentità l’8 febbraio. Il tentativo è fortunatamente naufragato: l’incontro con Francamente si è tenuto, anche con un certo successo di pubblico, ed è stato lo stesso preside del Gramsci Marco Bollettino a ricordare alla destra quando una dozzina di anni fa il leader storico della Lega Umberto Bossi affermava elegantemente che «Con il tricolore mi ci pulisco il culo». Il tutto si conclude ulteriormente nel ridicolo, con una protesta dell’ultimo minuto messa in piedi da Fratelli d’Italia in piazza Ferruccio Nazionale: 8 persone con 10 bandiere, a prendere pioggia e sbraitare verso una piazza vuota, tra gli sguardi perplessi di chi si affrettava a rientrare a casa.
Molto meno risibile quanto accaduto invece a Rivarolo, dove nonostante le tante dichiarazioni di solidarietà ricevute, la preside ha infine ceduto alle ben più forti pressioni provenienti dalla Regione. Un episodio molto grave, campanello d’allarme rispetto all’ingerenza della destra anche sull’autonomia scolastica, sul quale sono state presentate 2 interrogazioni degli onorevoli Mauro Berruto (Pd) e Marco Grimaldi (Avs), ma che si inserisce perfettamente nel modus operandi messo in pratica dalla destra negli ultimi anni.
Goebbels 2.0
I primi campanelli d’allarme hanno iniziato a suonare una decina d’anni fa, con la comparsa sulla scena della Bestia, il feroce meccanismo di comunicazione social di Matteo Salvini che si nutriva dell’odio e della rabbia dei propri elettori. La Bestia sarebbe stata in parte domata negli anni successivi, soprattutto dopo le dimissioni del suo ideatore Luca Morisi, indagato per incontri a pagamento e relativa cessione di droga a due sex worker rumeni. Tuttavia gli insegnamenti tratti da quel primo esperimento avrebbero plasmato la strategia comunicativa della destra: ipersemplificazione e creazione del nemico unico, deformazione della realtà e volgarizzazione della propaganda, ripetizione acritica e creazione di un falso senso di unanimità del pensiero. Una versione nemmeno troppo aggiornata dei principi di propaganda goebbelsiana, con l’aggiunta di un bel po’ di squadrismo: non quello di 100 anni fa, con manganelli e olio di ricino, ma una versione moderna, fatta di pressioni dall’alto e di un esercito social, all’interno del quale è impossibile definire la percentuale di bot, pronto a scattare per intimidire chiunque porti una narrazione contrastante.
Le accuse di negazionismo e gli attacchi personali a Eric Gobetti non sono certo iniziati oggi: ancor prima della pubblicazione di “E allora le foibe?”, lo studioso ha ricevuto ingiurie, intimidazioni e minacce di morte che continuano tutt’ora. A Torino è invece emblematico il caso di Illy Genovese, consigliera della circoscrizione 7 per Alleanza Verdi Sinistra, subissata di insulti e tacciata come “amica dei venditori di morte” per aver osato dire che forse il commercio di droga è un problema sociale e che non è arrestando qualche spacciatore che si farà sicurezza. Un processo simile a quello subito da Ilaria Salis quando parla di emergenza abitativa, dipinta come una predatrice pronta a occupare casa alla prima vecchietta scesa a comprare le medicine. Non stupisce come nel 2024 oltre la metà dei tweet postati dagli italiani siano messaggi d’odio contro donne, ebrei, stranieri, musulmani, disabili e omosessuali.
Anche la destra eporediese ci ha ormai abituato a questo tipo di comunicazione, in grado di negare l’evidenza e sostenere l’insostenibile come verità assoluta: così si arriva a tacciare come estrema sinistra la tiepida giunta di Matteo Chiantore e si finge di non capire la differenza tra un patrocinio verso un convegno organizzato da un liceo e una serata organizzata da un’associazione con una palese connotazione partitica.
Non per niente Sandro Pertini affermava che “Con i fascisti non si discute, con ogni mezzo li si combatte”: perché il fascismo inquina il dibattito. È un’ideologia fondamentalmente bugiarda, pronta a sostenere tutto e il suo contrario, sempre in cerca di un nemico contro cui aizzare la rabbia cieca, che si nutre di problemi sociali e prolifera con la crisi della democrazia. Ormai questo principio si è perso nel tempo, e il fascismo si impone ogni giorno di più come visione dominante e univoca, che tollera sempre meno chi gli si oppone. Proprio per questo è oggi più che mai necessario saperne riconoscere i meccanismi, costruendo al contempo nuove narrazioni per contrastarlo.
Certo sarebbe stato meglio non permettergli di inquinare il dibattito dal principio. Ma quel treno, francamente, è bello che passato.
Stefano B.