A dieci anni dalla scomparsa di Adriana Zarri la sua voce è più viva che mai. Su Transform Italia una “intervista collettiva” di Alberto Deambrogio all’associazione che ne cura l’eredità. Ne proponiamo un estratto.
Sono ormai trascorsi dieci anni dalla scomparsa di Adriana Zarri, una grande donna del ‘900, che ha saputo lasciare un segno indelebile in tutti i campi che ha attraversato. Questo decennio è stato un decennio molto complicato, a tal punto che da più parti si è parlato di una ormai evidente crisi di civiltà. Le sue parole oggi sarebbero certamente acqua di fonte, ma è chiaro che chi cerca ancora soluzioni per un mondo migliore può, in ogni caso, abbeverarsi tranquillamente a tutto ciò che Adriana ci ha lasciato in eredità attraverso scritti, filmati, semi posti nelle persone che l’hanno incontrata. La sua, dunque, è solo apparentemente un’eredità intestata. Certo il suo carisma non è duplicabile, ma è ancora fecondo.
Ho personalmente conosciuto Adriana Zarri nel 2004 in occasione della sua candidatura alle elezioni europee. La sua salute già non era ottima, ma volle accettare con serietà quella occasione d’impegno. Non potendo gestire una campagna elettorale “ordinaria”, decidemmo insieme di realizzare un video presso la sua austera casa di Crotte di Strambino; attraverso quel supporto le sue argomentazioni arrivarono comunque felicemente a migliaia e migliaia di persone. Non fu facile arrivare alle riprese. Adriana volle prima incontrare me e un piccolo gruppo di compagne e compagni tra cui Patrizia Sentinelli, per capire bene quali fossero le nostre richieste, le nostre valutazioni, i nostri progetti e il nostro tratto umano. L’incontro fu lungo e le parole della donna gracile che ci sedeva di fronte fluivano calme e nette a volte taglienti, quasi provocatorie. Anche questa era Adriana Zarri. Chi oggi sarebbe così serio e versato nell’approfondimento critico prima di cimentarsi in una pubblica battaglia delle idee?
Sul territorio che l’ha ospitata per un lungo tempo è nata e opera un’associazione denominata “Amici di Adriana Zarri” (adrianazarri.it). Le donne e gli uomini che la compongono svolgono un importante lavoro su più versanti per cercare di proiettare nel futuro il lascito zarriano. Si incontrano periodicamente, curano un archivio che si sta arricchendo, curano la riedizione di libri come è stato per il miliare “Un eremo non è un guscio di lumaca”. Insieme hanno accettato di rispondere alle domande di questa intervista. Li ringraziamo. Il nostro è un grazie secondo la lezione di Adriana, nel dirlo ribadiamo dunque la necessità tutta umana di dipendere gli uni/e dagli/dalle altri/e.
Carissimi/e, iniziamo da voi. Volete dirci un poco meglio come è nata la vostra associazione, quali sono le storie delle persone che ne fanno parte e quale il ventaglio di attività complessivo a cui state lavorando? So che avete anche giovani che forse Adriana non l’hanno neanche conosciuta…
L’associazione è nata nel 2012 per poter ricevere l’eredità materiale di Adriana che consisteva nei diritti dei suoi libri. Le disposizioni testamentarie li lasciavano infatti ad un’associazione dedicata a questioni religiose in senso lato. Gli amici più stretti si sono quindi riuniti formalmente nell’Associazione Amici di Adriana Zarri. Lo scopo principale è quello di far conoscere la sua teologia e il suo pensiero attraverso gli scritti o eventi di carattere culturale. Continuano gli incontri mensili di approfondimento dell’attualità, attraverso ospiti esterni e in modo continuativo l’ascolto della Parola e le riflessioni di Padre Ernesto Vavassori cercato e scelto da Adriana. Nel tempo si sono unite persone nuove che non l’hanno conosciuta ed appassionati del suo pensiero che ritrovano con noi all’eremo la sua presenza viva.
Adriana non amava i “guardiani del sabato” e aveva come bussola per la sua vita la necessità di liberarsi da ogni potere: solo chi perderà la sua vita la potrà trovare. Pensava poi che fosse difficile stabilire chi era credente e chi no: non bastava certo per lei dichiarare di credere nelle verità di fede per esserlo. Il punto dirimente, semmai, era la sequela di Gesù nei fatti. Questa visione richiede rigore ed apertura, critica, impegno su se stessi. Nello stesso tempo è una delle basi sicure per dare un altro segno al modo, tanto più oggi. Dal vostro osservatorio quali aperture vedete per una pratica concreta di questo insegnamento? Quali convergenze ecumeniche e sociali si dovrebbero attivare per stare all’altezza della sfida intransigente di Zarri?
Tutto parte dal Sacerdozio Regale, per utilizzare un’espressione coniata da Evdokimov, affidato a ciascun cristiano. Per Adriana non esiste una separazione tra stato laico e “consacrato” (per lei tutta la realtà è consacrata all’amore di Dio): ognuno di noi, se davvero cristiano (nell’ottica della nostra fede, evidentemente) è chiamato a farsi monaco, cooperando così alla perenne costruzione del Regno. Per Adriana l’aspetto ecclesiale, ecumenico ha valore soltanto nella prospettiva della riscoperta di questo mandato sacerdotale affidato a ciascun battezzato e, al di fuori della Chiesa, a ciascun “uomo di buona fede”. Inoltre il forte interesse per la mistica e il cristianesimo delle origini l’ha sempre posta in una posizione di difesa dell’autonomia personale di gestione della fede e della vocazione spirituale degli uomini.
Da pochi giorni non è più un’altra grande donna del 900: Rossana Rossanda. L’amicizia tra Adriana e Rossana fu vera e profonda, come voi stessi avete ricordato con una bella lettera scritta per ricordare la fondatrice de “Il Manifesto”. So che Rossanda consigliò ad Adriana di perseguire sino in fondo la scelta della vita eremitica in un momento in cui lei era un poco in difficoltà a seguito di una esperienza di vita in comune fatta in provincia di Cuneo. Un consiglio azzeccato, una sensibilità unica correva tra le due. Con voi però nessuna nostalgia, né Adriana, né Rossana lo avrebbero sopportato. Vi chiedo invece di dirmi se intorno a questa amicizia, sugli eventuali materiali documentali esistenti, intendete sviluppare una qualche iniziativa. In fondo, con Benjamin, mi vien da dire che da Adriana e da Rossana “siamo attesi”, c’è qualcosa di non finito da loro che tocca a noi fare per quel che possiamo, che ne dite?
Del legame con Adriana Zarri la Rossanda ha dato conto nella bellissima introduzione a “Un eremo non è un guscio di lumaca”, affermando in seguito di aver detto lì tutto quanto vi era da dire in proposito. Era un’amicizia forte, come ci si poteva aspettare da loro. Ha ragione Rossana, li ha detto tutto, tutto ciò che desiderava dire e noi che le abbiamo conosciute entrambe, rispettiamo il suo desiderio.
Un’ultima domanda. Vicino a voi continua ad abitare Luigi Bettazzi. A 90 anni continua con il suo esempio semplice a essere un punto di riferimento. Anche Adriana ebbe buoni rapporti con lui che, se non erro, cercò per lei la sistemazione a Crotte di Strambino. Ora quella casa, che Adriana aveva plasmato secondo il suo gusto così originale, quella bella unione di natura e costruito dove i gatti stavano a loro agio rischia di essere venduta. Cosa pensate di fare affinché questa ipotesi sia scongiurata e il luogo possa semmai diventare centro definitivo per la cura, la valorizzazione e la diffusione dell’eredità zarriana?
Adriana era anche e soprattutto il suo eremo, per noi lo è tuttora. La ritroviamo nella sua stanza rimasta come l’ha lasciata, nelle due cappelle. In ogni rosa, arbusto, albero, filo d’erba. Venderlo significherebbe non permettere ai lettori e agli estimatori di leggerne una parte dell’opera. Speriamo ancora che la diocesi ci ripensi e possa cercare con noi qualche ente o fondazione che, attraverso la sua ristrutturazione, ci permetta di veder nascere un centro culturale che ne ricordi la spiritualità così originale e si faccia promotore a suo nome di studi legati alla mistica e al dialogo interreligioso.
La memoria, il lavoro e l’eredità di Adriana Zarri saranno protagonisti all’interno di un ciclo di incontri organizzati dal Polo del 900 (polodel900.it) a Torino.
Alberto Deambrogio (21/10/2020)
L’intervista completa sul sito Transform Italia
Adriana Zarri. Teologa, scrittrice, un’eremita nel mondo – 9cento Storie. Donne che cambiano il mondo
Polo del ‘900 Torino – Giovedì 5 novembre | 18.00
Coordinato dal Centro studi Piero Gobetti
Intervengono Mariangela Maraviglia, storica; Emis Segatti, teologo; Stella Morra, teologa.
Introduce Luca Rolandi. Letture di Eleni Molos.
A cura della Fondazione Carlo Donat-Cattin.