Basta armi a Israele

Contro l’occidente genocida, colonizzatore e guerrafondaio, resistenza fino alla vittoria. Manifestazione regionale 16 novembre

Da più di un anno, il mondo assiste in silenzio ad un genocidio trasmesso per la prima volta in diretta streaming.
La striscia di Gaza è devastata, decine di migliaia di vittime, donne, uomini e bambini subiscono una violenza quotidiana e implacabile delle bombe israeliane.
Secondo un gruppo di medici americani operanti a Gaza, le vittime sono circa 119.000, mentre la rivista Lancet stima un totale di oltre 180.000.
Questo genocidio si inserisce nel più ampio progetto sionista di colonialismo di insediamento e di pulizia etnica del popolo palestinese dalle loro terre, un progetto iniziato nel 1948 che prosegue imperterrito sino ad oggi.
L’occupazione israeliana non accenna a fermare la sua furia genocida che viene giustificata da narrazioni e ideologie islamofobe e arabofobe che non fanno altro che dipingere il popolo palestinese e arabo come un manipolo di terroristi violenti.
La retorica usata da Israele nel descrivere le persone palestinesi come animali umani ha il principale obiettivo di deumanizzarle.
Le comunità palestinesi non sono brutalmente attaccate solo a Gaza ma anche in Cisgiordania, dove i coloni armati devastano i villaggi.
Recentemente, la macchina di guerra israeliana ha esteso il proprio raggio di sterminio e di colonialismo in Libano, Siria, Yemen e Iran, causando migliaia di vittime e mirando al progetto di costruzione della “Grande Israele”.
Nonostante l’ampliamento del massacro, e le mire di guerra di Israele che coinvolgono sempre più Paesi e soggetti, la comunità internazionale continua vigliaccamente a giustificare l’operato israeliano mostrando visibilmente come sia la prima ad avere profondi interessi politici ed economici nel mantenere attiva la colonizzazione e la guerra nei confronti di questi paesi.
La complicità attiva dell’Occidente e degli Stati Uniti è da sempre stata un perno fondante
nell’occupazione e nello sterminio della popolazione palestinese, in particolare gli Stati Uniti che hanno recentemente stanziato oltre 20 milioni di dollari per sostenere l’esercito israeliano, oltre al mantenimento di un ponte aereo per favorire la fornitura di materiale bellico.
Una complicità che si estende anche nella recente sospensione dei fondi UNRWA da parte dell’entità sionista, che ha visto la comunità internazionale ancora una volta ricoprire un ruolo di profonda passività.
Anche l’Italia gioca un ruolo fondamentale: invece di opporsi, il governo italiano supporta politicamente il genocidio e l’occupazione, rifiutando di condannarlo nelle sedi internazionali, e si colloca al terzo posto mondiale per esportazioni di armi verso Israele. Questo significa che armi e munizioni prodotte in Italia finiscono nelle mani di chi perpetua il massacro in Palestina e che le collaborazioni accademiche e scientifiche italiane con istituzioni israeliane sostengono direttamente e indirettamente un complesso militare oppressivo.
Solo in Piemonte la Leonardo S.p.A, una delle maggiori aziende nella quali si produce materiale bellico esportato poi in Israele, ha ben quattro sedi, collaborando non solo con industrie private ma anche con le Università come il Politecnico e l’Università di Torino, supportando e finanziando un sapere che va utilizzato per il massacro e lo sterminio del popolo palestinese.
Il genocidio in corso e l’ampia guerra che ne consegue non sono eventi lontani: hanno un impatto diretto anche su di noi. Oltre al drammatico sostegno all’industria bellica, il governo italiano ha recentemente stanziato 32 miliardi di euro (con un incremento di oltre il 7% rispetto all’anno scorso) per il bilancio della difesa 2025, una cifra record destinata all’industria militare.
Ogni euro speso per le armi sottrae risorse alla sanità, all’istruzione e al welfare, alla messa in sicurezza dei territori piegati dalle crisi climatiche, mentre la crisi sociale si aggrava. Il costo della vita si innalza sempre di più, i salari restano insufficienti, e i servizi essenziali crollano.
I tentativi di criminalizzazione della solidarietà alla Palestina si inseriscono in un contesto nazionale di repressione sempre più capillare e permeante della nostra società, che si istituzionalizzano proprio a partire dall’approvazione del ddl 1660. Mobilitarsi è quindi oggi più che mai un dovere, verso noi stessi e verso le generazioni future, per garantire giustizia e un futuro libero da ogni forma di oppressione.
Chiediamo con forza e determinazione:
• Fermare la vendita e l’invio di armi verso l’entità coloniale sionista • Cessare ogni accordo militare con l’entità coloniale sionista
• Cessare ogni accordo accademico con l’entità coloniale sionista
• Ridurre drasticamente la spesa pubblica per le armi e reindirizzare questi fondi verso servizi pubblici essenziali come la sanità e l’istruzione, per rispondere alle vere necessità della popolazione.
Il 16 novembre, scendiamo in piazza, tuttə insieme, per opporci alla violenza dell’occupazione sionista e a sostegno del popolo palestinese e libanese. Vogliamo che la nostra voce sia unita contro il genocidio e i massacri che continuano interrottamente in tutta l’area, una voce unita contro le politiche imperialiste e coloniali di Israele, Stati Uniti, Europa.
Scendiamo per ribadire il nostro incondizionato supporto alla resistenza del popolo palestinese fino alla sua liberazione dal fiume fino al mare.

ADERISCI ALLA MANIFESTAZIONE DEL 16 NOVEMBRE! BASTA ARMI AD ISRAELE! CONTRO L!OCCIDENTE GENOCIDA, COLONIZZATORE E GUERRAFONDAIO! RESISTENZA FINO ALLA VITTORIA!

Coordinamento Torino per Gaza

L’Associazione Culturale Rosse Torri di Ivrea aderisce alla manifestazione