L’Europa dichiara guerra all’Europa?

Con atto d’impero la presidente della Commissione Europea ha presentato un piano di riarmo da 800 miliardi di euro (ReArm Europe) permettendo di scavalcare il patto di stabilità imposto invece per la spesa sociale e sanitaria. Un attimo prima di questa decisione, come reazione alle minacce trumpiane, si è mosso Michele Serra convocando una manifestazione per difendere l’Europa, ma quale Europa? Sabato 15 marzo a Roma ci sono state diverse piazze.

Quale sia il male profondo che mina la società europea è evidentissimo ormai per tutti: è la guerra totale moderna, preparata e condotta mediante l’impiego di tutte le energie sociali esistenti nei singoli paesi. Quando divampa, distrugge uomini e ricchezze; quando cova sotto le ceneri, opprime come un incubo logorante qualsiasi altra attività. Il pericolo permanente di conflitti armati tra popoli civili deve essere estirpato radicalmente se non si vuole che distrugga tutto ciò a cui si tiene di più”. (Altiero Spinelli in Stati Uniti d’Europa e le varie tendenze politiche, 1942).

Le piazze del 15 marzo fedeli al manifesto di Ventotene?

Piazza del Popolo: “O si fa l’Europa o si muore”

La  manifestazione in piazza del Popolo nasce, come sappiamo, da un appello di Michele Serra lanciato dalle pagine di Repubblica. Un pensiero generico per l’Europa (o si fa l’Europa o si muore, scrive). Nei giorni seguenti dopo le critiche del mondo pacifista per la vaghezza della sua proposta e l’assenza della parola Pace nel suo appello, Serra ha corretto un po’ il tiro: alla sola bandiera dell’Europa, ha “concesso” la presenza di bandiere della pace. Nella trasmissione Propaganda Live il giorno prima Serra conferma: “Ci saranno tutti, quelli che sono contro le armi e quelli che sono a favore (…) Quella piazza sarà molto plurale e molto confusa“. Questo era chiaro fin da subito.
Lo conferma Alessandro Marescotti di PeaceLink: “La manifestazione di oggi [sabato, ndr] in Piazza del Popolo ha generato un forte disorientamento tra gli attivisti per la pace. Un evento che, nelle intenzioni di alcuni, avrebbe dovuto essere un’occasione per rilanciare l’unità europea, si è invece trasformato in un ambiguo contenitore in cui convivevano posizioni inconciliabili: da un lato chi chiede un’Europa armata e competitiva sul piano militare, dall’altro chi ancora crede nella diplomazia e nella soluzione pacifica delle controversie internazionali.” E, continua Marescotti “Le dichiarazioni di Carlo Calenda sono state emblematiche: “L’Europa deve riarmarsi, è finito il tempo della melassa”. Non lasciamo la piazza ai pacifinti”, rimarcando la necessità di un’Europa che si riarmi per essere forte.”  In piazza a Roma c’era anche Pina Picierno – continua Marescotti – Lei è tra i dieci eurodeputati del Pd che sono a favore del piano ReArm Europe, un piano che comporterà il netto aumento delle spese militari e un conseguenziale taglio delle spese sociali se non si vuole aumentare l’indebitamento dell’Italia. Un messaggio che stride con la presenza di chi, nella stessa piazza, porta avanti un discorso completamente diverso, ispirato ai principi della pace.”

Piazza Barberini: “Svuotare gli arsenali riempire i granai”

Più netta la composizione della manifestazione in piazza Barberini cresciuta dopo un appello che ha visto tra le tante firme il pacifista cattolico Raniero La Valle*, la scrittrice Ginevra Bompiani, l’ex-ambasciatrice Elena Basile, Vauro, Moni Ovadia, esponenti palestinesi come Ali Rashid e Yousef Salman, il rappresentante dei curdi Yilmaz Orkan, gli storici Piero Bevilacqua, Angelo d’Orsi e Guido Liguori, Luigi de Magistris, Marco Bersani di Attac, l’ex-senatrice Paola Nugnes e fra le forze politiche e associazioni Potere al popolo, Rifondazione Comunista, Arci, Usb, Transform.
Una piazza convocata  con le parole del Presidente partigiano Sandro Pertini: “Svuotare gli arsenali riempire i granai“ che ha visto anche una grande partecipazione di giovani.  Una piazza per la pace e il disarmo per riaffermare la richiesta di cessate il fuoco in Ucraina e una netta contrarietà al piano di riarmo “Re-arm Europe” approvato dal Consiglio europeo con l’assenso anche del governo italiano. “Non parteciperemo alla piazza lanciata da un quotidiano che ha sostenuto in questi anni posizioni belliciste – dichiarano gli organizzatori – Non ci facciamo arruolare da chi ha sostenuto la guerra in Ucraina in nome dei diritti dei popoli oppressi ma ha fatto da scorta mediatica al genocidio di Netanyahu contro i palestinesi a Gaza. Non andremo a sventolare una bandiera a sostegno di chi ha scelto la via della guerra e dell’economia di guerra, dei governi europei che sostengono Israele e hanno trattato da terrorista Ocalan e il movimento di liberazione curdo. E’ la stessa Fortezza Europa che porta la responsabilità del migranticidio nel Mediterraneo e che ha normalizzato le estreme destre. Questa Europa – quella del Patto di Stabilità e del piano di riarmo – non ci rappresenta. Il piano dell’europea Ursula von der Leyen rappresenta anche dal punto di vista simbolico la rottura con gli impegni solennemente assunti dopo la seconda guerra mondiale e la vittoria sul nazifascismo pagata con milioni di morti. L’Europa già destina 360 miliardi all’anno in spese militari. L’Europa che decide di spendere 800 miliardi aggiuntivi in armi, che comprerà per gran parte dagli USA, dovrà tagliare ulteriormente il proprio stato sociale già duramente colpito dall’austerità neoliberista. A Helsinki 50 anni fa, nonostante il Muro, si tenne una conferenza che produsse accordi di pace, cooperazione, diritti. Oggi è il momento di costruire la pace, invece di continuare ad alimentare il conflitto. L’UE dovrebbe subito assumere una iniziativa come fu quella di Helsinki per garantire disarmo, pace e sicurezza comune nel nostro continente.”

Ivrea. Piazza Ferruccio Nazionale: Un’altra Europa è possibile

Variegato come la bandiera della Pace il Presidio per la Pace di Ivrea che si è dato appuntamento, come ogni settimana, sabato mattina con le parole “Un’altra Europa è possibile“. La condanna al progetto “Re-arm Europe” è forte, univocamente il Presidio pensa che l’Europa non debba armarsi, ma essere mediatrice di pace in tutti i conflitti.
Lo sconvolgimento in corso nei rapporti internazionali, dopo l’elezione di Trump, dovrebbe portare a un vero cambiamento. – afferma Pierangelo Monti –  Ma il vero cambiamento deve essere di abbandonare la via militarista bellicista omicida distruttiva del ricorso alle armi nei conflitti tra gli stati. Non è positivo cambiamento l’aumento delle spese militari e degli uomini armati in Europa. Se vogliamo un mondo migliore, di pace, la via è quella della nonviolenza, del dialogo, della collaborazione tra gli stati, dell’amicizia tra i popoli. E così le guerre continuano e continua la paura e la minaccia di escalation della guerra mondiale.“Come ogni sabato si sono ricordati gli altri drammatici conflitti nel mondo a partire dall’ennesimo attacco israeliano con le ruspe che demoliscono case a Tulkarem, in Cisgiordania. Con i militari israeliani che fanno irruzioni a Nablus all’alba e ad Hebron, coloni israeliani, protetti dalle forze di occupazione, hanno attaccato alcune abitazioni sparando, nel tentativo di rubare il bestiame. E poi il riaccendersi del conflitto in Siria, la situazione drammatica in Sudan.
Il report completo degli interventi del presidio di sabato a Ivrea sulla pagina dell’Anpi di Ivrea e Basso Canavese.

a cura di Cadigia Perini

* L’ntervento di Raniero La Valle alla manifestazione per la pace del 15 marzo 2025 in Piazza Barberini
Amici, compagni, fratelli, cittadini,
come diceva un vescovo della Liberazione dell’America Latina, ognuno prenda il saluto come è, e come vuole essere. Abbiate fiducia, perché anche questi sono tempi di liberazione.
Ci sono due piazze per l’Europa: e come possono parlare a nome dell’Europa, quelli che vogliono un’Europa divisa, e l’una contro l’altra armata? il che vuol dire che la nuova identità dell’Europa non sono i popoli che si uniscono ma sono gli eserciti che li dividono, e la coscrizione obbligatoria non degli uomini ma della moneta.
E tuttavia queste due piazze portano non solo una notizia cattiva ma anche una buona.
Quella cattiva è che troppi europei, e interpreti dei valori europei, hanno un’opinione così scadente dell’Europa, quasi diffamatoria ed offensiva, da pensare che l’Europa esista solo se imita l’America, se invidia le sue atomiche e il suo dominio, e se l’America le dice di pensare un po’ anche lei a se stessa, ne fa una tragedia.
La notizia buona è che queste due piazze si riempiono per la politica, segnano un ritorno della politica, la gente si fa ancora richiamare al dovere della politica.
Allora: altro che venire senza bandiere! Venite con tutte le bandiere, che sono la vostra gloria e il futuro dell’Italia! Sono la nostra vera Patria, non la Patria che ci è stata data, che pure amiamo, ma la Patria che abbiamo scelto.
Infine, dato che occasionalmente sono in ospedale per una caduta. e per questo non sono tra voi, lasciatemi usare il linguaggio sanitario per fare una diagnosi di questa Europa, per dire com’è e come dovrebbe essere per guarire. Quando si parla e si giudica bisogna sempre mettersi in situazione, usare il linguaggio suggerito dalla propria situazione reale.
Allora facciamo la cartella clinica di questa Europa.
Qual è il suo DNA, ciò che c’era all’origine e che c’è sempre stato? Intanto Creonte e Antigone, il potere e la libertà, la legge e la grazia. Poi c’è stata l’invenzione della guerra, la guerra proclamata principio e sovrano di tutte le cose, da Eraclito a Kant, la guerra come prodotto della natura, la pace invece come artificio. Ma nel DNA dell’Europa ci sono tutte le passioni umane, che ci sono state svelate nelle tragedie greche, antiche nuove, amore e morte, gelosia e dono di sé, progetto e speranza.
Ma poi bisogna fare l’anamnesi, tutte le malattie dell’Europa: l’imperialismo dell’Occidente cominciato qui a Roma, il culto dei Cesari, le persecuzioni religiose, il regime di cristianità, da Costantino a Hitler, le colonie, la conquista e il genocidio dell’America, fino alle due guerre mondiali e alla Shoà; e ora l’Europa non sa neanche più che cosa è, perché la sua identità è un personaggio in cerca d’autore.
Il problema è che l’Europa, senza più identità, crede di aver bisogno di un Nemico, è l’esistenza di un Nemico che le conferisce la sua ragion d’essere; il Nemico che è una minaccia, che dovrebbe arrivare fino al Portogallo, ma non arriva, come nel deserto dei Tartari. E così anche la geografia è negata, perché anche questo nemico è Europa che va dall’Atlantico agli Urali, fino alla madre Russia.
La verità è che l’Europa senza identità non si rassegna alla caduta del muro di Berlino. È quello che le aveva permesso di unirsi, di guardare al mondo e di avere la pace, è quello che le ha dato l’euro e l’economia keynesiana, e pazienza per la Germania che le piaceva pure divisa e almeno era senza esercito
E allora qual è la cura per una prognosi non riservata, che metta l’Europa fuori pericolo?
Capire che l’Europa non ha bisogno di un nemico ma ha bisogno di un’idea. Un’idea per la quale valga la pena vivere e lottare; le idee che abbiamo tradito, democrazia, socialità, liberalismo.
Ma anche le fedi che abbiamo perduto perché non abbiamo saputo difenderle dal giusto giudizio della laicità.
Forse l’Europa, per salvarsi deve riscoprire le due fedi che abbiamo perduto, il cristianesimo e il comunismo, che hanno perfino cercato di unirsi nel nome della pace e del destino dell’uomo, nel reciproco ascolto di proletari e vescovi, di Togliatti e Giovanni XXIII