Alfonsina, con la A: l’inedita esperienza del teatro a casa tua

Non sempre un tendone di velluto rosso deve celare il proscenio, non sempre la platea è un’infilata di poltroncine disposte simmetricamente, non sempre il foyer accoglie il pubblico sotto uno scintillante lampadario di pendenti in cristallo molato, non sempre lo spettacolo della recitazione dal vivo trova, nel teatro, la sua canonica dimora.

Sì, perché l’arte teatrale, nella sua molteplice funzione, può esorbitare dagli spazi convenzionali ed esibirsi in un altrove ospitante come, ad esempio, la tua casa.
Sì, avete capito bene, la tua casa può essere il luogo della scena, palco e platea, pubblico e attori, recitazione e ascolto, musica e parole in un rapporto di nuova intimità e più diretta fruizione. Portiamo il teatro a casa tua è l’organizzazione che coltiva questa idea, avvicinando attori e spettatori nel privato del tuo salotto. E’ sufficiente avere uno spazio bastante ad accogliere una trentina di persone, utilizzare sedie, poltroncine e divani per allestire la platea, un lenzuolo a parete per la proiezione di un’immagine, una piccola area a ridosso del pubblico, per la presenza di chi recita, ed ecco che questa invenzione prende corpo.
E’ successo, a Ivrea per la prima volta, sabato 25 maggio, a casa di Lisa Gino e di Roberto Gallina, a cui va il merito di avere promosso questa iniziativa. A casa loro è andata, brillantemente in scena, la storia di Alfonsina, giovane donna che, durante il periodo fascista, nutre un’unica pervicace aspirazione, e cioè quella di andare in bicicletta e partecipare al giro d’Italia.
La sua è una storia vera che prende anima e si completa nel racconto monologo di Monica Faggiani, che è anche interprete e autrice del testo. E’ così, dopo il preambolo delle chiacchiere nel foyer del giardino, tra vecchie e nuove conoscenze all’uopo convenute, senza potersi astenere dall’ennesimo commento sulle bizzarrie climatiche che, tra piogge e sole, hanno trasformato la veduta esterna in un rigoglio verdeggiante, ecco che ci si accomoda nel piccolo spazio adibito al grande viaggio dello spettacolo.
Alfonsina va in scena, l’attrice ne tesse il filo della storia, l’allestimento è la presenza di una sedia la cui spalliera può anche prestarsi a simulare il manubrio di una bicicletta. La bicicletta, campeggia nell’immagine di sfondo, simbolo e proiezione di un sogno meticoloso, costruito da Alfonsina contro il vento contrario dei peggiori e meschini pregiudizi maschilisti.
Lei è una donna che osa iscriversi al giro d’Italia, sport presidiato dagli uomini, unica protagonista di un’impresa epica, donna volitiva e tenace, tanto più grande quanto più insultata. La sua è una lotta che si rafforza nell’innocenza della sua passione, il semplice desiderio di pedalare più che di vincere, di partecipare più che di affermarsi, un modo di essere che è anche volontà di arginare la povertà e di mettersi alla prova. Monica Faggiani intona la storia con la voce altrettanto limpida della passione per il teatro, il teatro che è arte eccellente della comunicazione, un monologo che smorza nel pubblico anche l’impulso di uno starnuto, il lieve rumore di uno spostamento di gambe o di braccia.
Tale è il coinvolgimento nella vicenda che si ode soltanto il fluire della parola, si scorge l’immagine del racconto che vede Alfosina pedalare, non solo con la forza dei muscoli, ma soprattutto con quella che collega, ai pedali, cuore e cervello.
Alfonsina vince la resistenza del vento contrario, che adesso soffia in suo favore, percorre chilometri e supera difficoltà anche tecniche come lo spezzarsi del manubrio della sua bicicletta, riparato in extremis con l’aiuto di un sodale manico di legno. Alfonsina diventa simbolo di ammirazione ed esempio di fierezza, quella fierezza che rende grandi le storie perché conservano il passo dell’umiltà. Monica è molto brava e, al termine del monologo, quel silenzio di grande concentrazione nel pubblico si scioglie nel calore di un applauso lungo e sincero. Poi, il pubblico si sposta sul terrazzo dove è stato allestito il buffet come previsto dal programma.
L’attrice è in mezzo a tutti i presenti che, a turno, si intrattengono con lei nel complimentarla. Sul tavolo si presentano vassoi di insalata di riso e ritagli di un’irresistibile focaccia confezionata da Roberto che, per l’occasione, indossa una maglietta, a tema, da provetto corridore ciclista. Sorseggiando vino e piluccando cibo, si crea anche quell’atmosfera di felice convivialità e comunità di cui abbiamo tanto
bisogno.
E’ una bella serata che segna il successo di questa formula teatrale inedita soprattutto per me, ma credo anche per altri. E, in ultimo, si può anche salutare l’attrice con un abbraccio affettuoso come si fa con le vecchie e collaudate conoscenze.
E’ un’altra preziosa opportunità, di contatto e condivisione, concessa da questo teatro non a teatro.

Pierangelo Scala