Questa piccola rubrica, curata da Aluisi Tosolini, in forma di “dizionario”, vuole fornire gli strumenti minimi per comprendere meglio temi che sono oggetto di dibattito pressoché quotidiano nei mezzi di informazione, che però, molto spesso, danno per scontato che chi li legge conosca con precisione dati, fatti e significati dei termini
Nel 2016 le esportazioni italiane di sistemi militari hanno superato i 14,6 miliardi di euro, con un aumento dell’85,7% rispetto ai 7,9 miliardi del 2015. La Relazione annuale al Parlamento ex legge 185/90 evidenzia come detto soprattutto la commessa di 28 Eurofighter della Leonardo al Kuwait del valore di 7,3 miliardi di euro. Proprio il Kuwait (7,7 miliardi) è al primo posto tra gli 82 paesi destinatari di armamenti italiani seguito da Gran Bretagna (2,5 miliardi), Germania (1,1 miliardi), Francia (574 milioni), Spagna (444 milioni), Arabia Saudita (427,5 milioni), Usa (380 milioni), Qatar (341 milioni), Norvegia (226 milioni) e Turchia (133,4 milioni).
Nel 2016 il valore delle autorizzazioni all’esportazione e dei trasferimenti intra-comunitari ha riguardato solo per il 36,9% i paesi dell’Unione europea e della Nato (5,4 miliardi) che per la gran parte, cioè per il 63,1%, sono stati diretti a nazioni extra UE e Nato (9,2 miliardi). In particolare, tra le zone geopolitiche di esportazione, figurano al primo posto i paesi dell’Africa Settentrionale e del Medio Oriente che con oltre 8,6 miliardi euro ricoprono da soli più del 58,8% delle autorizzazioni, mentre al secondo compaiono i già citati paesi UE-Nato.
Questo dato – sostiene Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e le Politiche di Sicurezza e Difesa (OPAL) di Brescia – conferma una tendenza allarmante delle politiche di esportazione di sistemi militari in atto negli ultimi anni: Africa Settentrionale e Medio Oriente sono, infatti, le aeree di maggior tensione del mondo e sono zone governate in gran parte da regimi autoritari e da monarchie assolute irrispettose dei più basilari diritti umani. Fornire armi e sistemi militari a questi regimi, oltre a contribuire ad alimentare le tensioni, rappresenta perciò un tacito consenso alle loro politiche repressive. I risultati di queste politiche sono le migliaia di migranti che con ogni mezzo cercano rifugio sulle nostre coste.
L’appello di Papa Francesco a smettere il commercio di armi resta ogni giorno dipiù inascoltato.
Aluisi Tosolini