Si è conclusa l’operazione di fusione Comdata-Konecta avviata nella primavera del 2022. Dal primo febbraio addio al marchio Comdata, tutte le attività della multinazionale dei servizi di call center saranno sotto il nome di Konecta.
Era il 7 aprile 2022 quando i dipendenti di Comdata trovarono nella loro casella di posta una mail del CEO di Comdata Maxime Didier che annunciava la fusione fra Comdata e la spagnola Konecta.
Durante questo periodo, solo chi era coinvolto nelle operazioni di fusione ha avuto la percezione di un cambiamento in atto, per gli operatori del call center ad esempio nulla finora è cambiato nella quotidianità del lavoro con tutti i problemi che si porta dietro e che su queste pagine abbiamo sempre puntualmente raccontato, in ultimo l’ennesima richiesta di cassa integrazione partita il 1 gennaio.
Da giovedì scorso è invece ben presente a tutti che il brand Comdata non esiste più, finito. Per un po’ forse si leggerà ancora sui media Comdata-Konecta, ma piano piano rimarrà ovunque solo Konecta.
Il Gruppo Konecta ha sede a Madrid e con la fusione diventa il sesto gruppo al mondo nei contact center e punta ad arrivare fatturato di quasi 2 miliardi di euro, più di 500 grandi aziende clienti in 24 paesi tra Europa e Americhe.
Vero è che “piccolo è bello” non piace nel mondo globale dei servizi, e Comdata non era nemmeno così piccola con il suo miliardo di fatturato, di cui 350 milioni in Italia e il resto in 20 altri mercati, e 50.000 dipendenti, ma per le singole realtà produttive le mega fusioni si portano spesso appresso tagli di personale e chiusura di sedi.
Naturalmente i toni dei comunicati ufficiali sono trionfali (e ricordano frasi già udite in operazioni equivalenti), così Jesus Vidal, amministratore delegato di Konecta dichiara in una intervista «Con questa integrazione, puntiamo a raggiungere una posizione globale nel mercato del CX BPO. Siamo già leader in Spagna e in America Latina e, grazie a questa acquisizione, rafforziamo notevolmente la nostra presenza in una serie di mercati, soprattutto in Europa. Oltre a rafforzare la nostra leadership in mercati chiave come la Colombia, il Perù e l’Italia, rafforzeremo la nostra posizione in mercati chiave come la Francia, la Turchia e l’Europa dell’Est, e saremo in grado di offrire ai nostri clienti nuove aree geografiche e diverse capacità e servizi. Questo rappresenta un momento epocale per l’azienda, in quanto stiamo assumendo una chiara posizione di leadership al di là dei nostri contesti storici (il mondo di lingua spagnola per Konecta e l’Europa – principalmente – per Comdata). Di conseguenza, l’operazione ci aiuterà a scalare, raggiungendo un fatturato di 2 miliardi di euro e una presenza in 24 Paesi, insieme a una base di clienti più ampia e a verticali, servizi e mercati diversificati. L’integrazione delle due società ci consente di accelerare lo sviluppo del nostro portafoglio di soluzioni e servizi digitali e di sviluppare ulteriormente le nostre capacità di servire i clienti globali, soprattutto negli Stati Uniti»
E lato Comdata il ceo del mercato italiano, Massimo Canturi, afferma «La collaborazione con Konecta è la dimostrazione del percorso di successo tracciato da Comdata in tutti questi anni, percorso che l’ha portata a primeggiare sia in Italia che nel mondo. Grazie all’integrazione delle due aziende e all’unificazione sotto un unico brand, quello di Konecta, rafforziamo ulteriormente la nostra posizione sul mercato, potendo così guardare con rinnovata fiducia al futuro del business.»
Nella stessa intervisa Vidal ci dice che i clienti hanno reagito molto positivamente alla fusione, perché «conoscono la nostra capacità di integrare le aziende e questa nuova acquisizione apre loro ottime opportunità di utilizzare i nostri servizi in altre aree geografiche, replicando il modello di successo che abbiamo attualmente. Inoltre, saremo in grado di offrire loro le capacità proprie di Comdata, migliorando ulteriormente la qualità dei servizi che forniamo attualmente.»
E i lavoratori?
Non si conosce al momento la reazione dei lavoratori e delle lavoratrici. In verità non hanno grande spazio di discussione con quei ritmi e divisi come sono fra lavoro in ufficio e lavoro da casa. E poi vero che è ancora tutto da capire quale potrà essere la ricaduta della fusione sulle singole sedi Comdata, come Ivrea. Bisogna lasciar passare il tempo dei proclami, dell’entusiasmo consueto dopo ogni acquisizione e fusione, per capire le vere intenzioni di queste operazioni, la loro bontà – dal punto di vista dei lavoratori – si misura dopo qualche tempo.
E’ opportuno al momento, parlando di Ivrea, concentrarci sull’oggi, sulla situazione e tenuta dei volumi di lavoro, sulla gestione della cassa integrazione, capire se Comdata, pardon Konecta su Ivrea pensa di investire o contrarre fino all’insostenibilità di una sede in questa città anche se storica per l’industria informatica, ma quella è appunto storia.
Questo è il compito, sempre arduo, della nuova rappresentanza sindacale unitaria (Rsu) appena eletta da quasi l’80% dei lavoratori (ottima partecipazione) che hanno confermato la loro preferenza alla Fistel-Cisl (62%), a seguire la Slc-Cgil (34%) che pur rimanendo distaccata dalla Fistel, registra un +2% rispetto alle ultime elezioni. In questa tornata invece la Uilcom non elegge delegati.
Buon lavoro a tutte le elette e a tutti gli eletti!
Cadigia Perini