Per rivitalizzare il trasporto pubblico locale non basteranno interventi chirurgici

Mentre Torino può permettersi il raddoppio delle corse notturne per soddisfare i “bisogni turistici”, a Ivrea si è quasi arrivati al taglio di corse dei quartieri popolari. Il TPL è trascurato ed enormemente sottoutilizzato. All’alba dei lavori per l’elettrificazione ferroviaria (e conseguenti ingorghi) è così utopico proporre la sperimentazione di una linea gratuita?

Nel 2010 la prima giunta Della Pepa incaricò un “mobility manager” di produrre uno studio sistemico sulla mobilità a Ivrea e dintorni. L’incarico venne affidato a Stefano Casati, della Muoversi srl con sede a Milano e a novembre di quell’anno Casati consegnò al Comune d’Ivrea un elaborato di 100 slide ricche di dati, statistiche, flussi di movimento e analisi costi/benefici. Di quel piano, negli anni successivi, restò poco o nulla e simbolo del suo fallimento fu il ritiro del servizio di car sharing sperimentato a Ivrea in quel periodo.
Sull’onda di quello studio, nell’aprile 2012 l’allora assessora alla mobilità Codato elaborò altre slides dal titolo “Ipotesi di razionalizzazione TPL a seguito della riduzione di trasferimento di risorse regionali”. Nel documento si evidenziava come dal 2009 il trasporto pubblico locale avesse continuato a perdere cifre considerevoli passando da 2.148.000€ a 1.890.000 previsti per il 2013. Nelle conclusioni di quello studio Codato scriveva: «gli utenti coprono circa il 20% del costo del TPL. Una corsa diventa altamente insostenibile se serve meno di 20 utenti di media, sia in termini di costi che di inquinamento: nel nostro territorio sono serviti 10 utenti a corsa in media». In altre parole il servizio appariva già “morente” allora.
Nel frattempo, l’emorragia di risorse per il trasporto pubblico locale continuò a dissanguare il servizio e neanche il progetto di conurbazione a zero emissioni proposto dai sindacati nel 2017 per sostituire la flotta dei mezzi pubblici con bus elettrici riuscì a porre un freno a questa tendenza.

A novembre di quest’anno la patata bollente è passata all’assessore Massimo Fresc che conti alla mano si è ritrovato a gestire un “buco” da più di 300mila euro, sindaci della conurbazione eporediese indisponibili a dividersi i costi dell’extra-canone per mancanza di risorse locali e una previsione di taglio alle corse di una linea che serve i quartieri Bellavista e San Giovanni. Dopo aver attivato il “comitato di monitoraggio” (un tavolo attorno al quale siedono sindaci o funzionari della conurbazione) l’assessore ha scongiurato la riduzione del servizio per i quartieri periferici, trovando una quadra attraverso l’eliminazione di corse doppie, lo stanziamento di circa 150mila euro (dei 330mila necessari) e ottenendo la sperimentazione di una nuova corsa “turistica” Unesco-5 laghi tra i mesi di giugno e settembre. Fresc si è detto soddisfatto della mediazione raggiunta, pur consapevole che il problema tornerà a bussare alle porte delle amministrazioni locali il prossimo anno. Per questa ragione l’assessore ha dichiarato di voler mantenere attivo il comitato di monitoraggio per favorire un dialogo con gli altri sindaci del territorio e ragionare sia su possibili migliorie al servizio, sia discutere di una più equa suddivisione delle spese in futuro.

Tre motivi per cui il TPL appare “in rotta” e le sfide di un’amministrazione progressista

La conurbazione eporediese nello studio sulla mobilità del 2010

Il traguardo dell’assessore Fresc può rappresentare un punto d’inizio, ma senza un radicale cambio di rotta la battaglia per la rivitalizzazione del trasporto pubblico locale appare persa in partenza per alcune ragioni.
La prima è di natura “gestionale” e riguarda il modo con cui vengono prese le decisioni sui tagli e sugli investimenti legati alla conurbazione locale. La frammentazione delle amministrazioni e la perdita di autorevolezza da parte della Città d’Ivrea come “comune locomotiva” ha fatto sì che la maggior parte delle scelte venissero per lo più delegate all’Agenzia della Mobilità, il consorzio istituito nel 2003 che conta, ad oggi, 20 dipendenti a fronte dei 53 necessari per gestire il trasporto sull’intero territorio della Regione Piemonte. Con il personale sottodimensionato e in mancanza di una regia territoriale che pianifichi senza guardare ai soli “bilanci” è pressoché scontato che l’Agenzia avanzi proposte di tagli servendosi esclusivamente dei dati in loro possesso.
La seconda ragione è di natura economica. Mentre Torino può permettersi di “coccolare” il turismo natalizio raddoppiando le corse notturne e può “festeggiare” il miglioramento del proprio parco mezzi grazie ad un finanziamento PNRR da quasi 170 milioni di euro per l’acquisto di autobus a trazione elettrica, la conurbazione eporediese vede di anno in anno diminuire le risorse necessarie per fornire un servizio “minimale” al territorio.
La terza ragione è culturale. Se da alcune parti d’Europa arrivano notizie incoraggianti sull’uso del trasporto pubblico come ad esempio il caso tedesco il cui biglietto unificato a 49€ ha generato un milione di nuovi abbonati, lo scenario locale appare in controtendenza. Sebbene la città d’Ivrea sia sempre più congestionata dal traffico le persone scelgono di indebitarsi per acquistare auto nuove piuttosto che spostarsi coi mezzi pubblici; un segnale inequivocabile di come la battaglia culturale sia stata “vinta” dalla logica del mezzo privato. Una vittoria non certo irreversibile, ma alla quale occorrerà opporre proposte radicali.

Soluzioni facili e a portata di mano non ce ne sono e occorrerà confrontarsi con le realtà locali (Legambiente ha avviato una discussione interna sull’argomento) e andare per tentativi, ma quel che è certo è che non basteranno interventi “chirurgici” per invertire l’allontanamento dell’utenza dal trasporto pubblico, né tanto meno affidarsi al “guru” della mobilità di turno (come l’esperienza del mobility manager del 2010 insegna).
Un punto di partenza potrebbe essere quello di ripensare i tragitti delle sei linee eporediesi, visto e considerato che l’attuale percorso dei pullman era stato immaginato per servire l’utenza di un vasto territorio fortemente industrializzato, ma che oggi appare “indietro” rispetto le reali esigenze lavorative e di vita quotidiana.
Infine, per “togliere” quante più persone possibili dai mezzi privati (come dichiarato dalla stessa vice sindaca Patrizia Dal Santo), perché non aprire un confronto sull’ipotesi di sperimentazione di una linea gratuita a Ivrea?

Andrea Bertolino