Piazze piene e adesioni in crescita allo sciopero generale indetto da CGIL e UIL

Dal 17 novembre al 1° dicembre  le lavoratrici e i lavoratori contro le scelte antipopolari del governo

La Cgil si muove: con la Uil, ma anche con i movimenti.
In ogni caso si muove: non si è mai fermata, ma oggi sembra andare coraggiosamente oltre l’ordinario.
È una buona notizia, innanzitutto per le lavoratrici e i lavoratori, orfani di partiti che avevano a cuore i loro interessi e prigionieri di una destra scaltra e con mai sopite tendenze fascistoidi.
Non sarà facile costruire una duratura opposizione sociale, in un contesto dove la guerra e il terrorismo tornano a farsi minacciosi ai confini dell’Europa, e dove la scia interminabile dei femminicidi e della violenza contro le donne riempie quotidianamente la cronaca.

Da parte della Cgil c’è una strategia: le vertenze locali con i movimenti e le associazioni, come per la sanità pubblica in Piemonte, la manifestazione del 7 ottobre intorno ai principi della Via Maestra, lo Sciopero generale, e poi a breve lo scoglio – si fa per dire – dei troppi contratti nazionali bloccati che richiederà un’iniziativa confederale che tenga insieme le rivendicazioni delle singole categorie. Sapremo essere all’altezza della sfida, andando oltre quello che abbiamo fatto – con alterna fortuna, ma sempre in chiave difensiva – in questi anni?

Intanto le piazze si sono riempite come non succedeva da anni, l’adesione allo sciopero è stata in crescita rispetto a quelli precedenti. E la stessa vergognosa azione antisciopero del ministro Salvini ha dimostrato come il governo patisca l’iniziativa sindacale.
Una chiave è stata una straordinaria e capillare campagna di assemblee, anche in settori dove – complice anche la pandemia – il rapporto con le lavoratrici e i lavoratori si è logorato.
E questo rapporto è decisivo per un sindacato che voglia continuare a trovare la propria legittimazione nelle persone che cerca di rappresentare, e non invece nelle controparti.
Non è semplice, ma non ci sono alternative, e bisogna durare perché questa destra non è arrivata al governo per sbaglio, ma per governare a lungo.

Federico Bellono