CPR di Torino verso la riapertura. CGIL, Cisl e Uil: “rinchiudere le persone non può essere la risposta”

Il comunicato stampa dei sindacati confederali a seguito della notizia di riapertura del CPR di corso Brunelleschi a Torino

Ieri (mercoledì 29 novembre, ndr), durante il tavolo in Prefettura per il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, il Ministro degli Interni Matteo Piantedosi ha ribadito la volontà di riaprire il Cpr di Torino (Centro di Permanenza per il Rimpatrio), affermando che i lavori di ripristino sono iniziati e che su questo punto il ministero è intenzionato a non modificare la propria posizione. Su questo tema non abbiamo apprezzato l’atteggiamento del Comune di Torino, con il quale abbiamo aperta una interlocuzione.

Come organizzazioni sindacali denunciamo da tempo le situazioni degradanti che si sviluppano all’interno di questi non-luoghi, dove si è rinchiusi perché si proviene dalla parte “sbagliata” del mondo.
Le persone che vi entrano vengono private della libertà, senza conoscere il tempo di permanenza. Spazi della nostra Repubblica – che deve tutelare i diritti di ognuno – dove si dissolve anche il concetto stesso di umanità; la dignità viene calpestata e, sempre più spesso, la risposta delle persone rinchiuse rischia di essere il suicidio.

Da tempo chiediamo l’apertura di un vero tavolo di discussione con le parti sociali sul tema dell’accoglienza – dichiarano Elena Ferro, CGIL, Paolo Ferrero, Cisl e Francesco Lo Grasso, Uil – per ragionare insieme sulle reali ricadute sociali del fenomeno che non può essere derubricato ad un mero problema di ordine pubblico. Nonostante la nostra disponibilità, le richieste avanzate, ad oggi stiamo ancora aspettando una risposta e riteniamo inaccettabile la totale indisponibilità al confronto. Senza una logica di gestione differente, le ricadute sociali rischiano di essere esplosive. L’accoglienza è la vera sfida del futuro“.