Rubrica CONTRONATURA di Diego Marra
So di ripetermi, ho già citato l’argomento in articoli precedenti, ma cosa volete, divento vecchio (o meglio diversamente giovane) e gli anziani tendono a ripetersi, a diventare noiosi e rancorosi; anzitutto, però, non capisco la pervicacia devastante di tali operazioni, se non con un meschino interesse del portafogli di qualcuno.
Mi riferisco al nuovo costruendo centro commerciale in corso Vercelli che dovrebbe ospitare un supermercato Coop, un distributore di benzina e due ristoranti (se così si possono denominare!) che praticano la disgustosa attività anglosassone del fastfood. Va bene, direte voi, ognuno è libero di mangiare ciò che vuole, alla faccia della decantata eccellenza della cucina italiana.
Ma non è questo il punto. Il 25 ottobre sono stati pubblicati, da SNPA (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente) e ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), i dati sul consumo di suolo in Italia; leggendoli si evince che il consumo di suolo, e la conseguente trasformazione di terreno agricolo e naturale in aree artificiali, pare inarrestabile: nel 2022 è avanzato di altri 77 km 2 pari al 10% in più rispetto all’anno precedente raggiungendo la velocità di 2,4 metri quadrati al secondo; in Piemonte (regione virtuosa…) è stato “solo” del 6,7% rispetto al dato nazionale del 7,14%: siamo forti! La provincia di Torino, di cui mi pare facciamo parte, ne ha consumato, però, l’8,56%: siamo sopra la media italiana.
Il suolo è fondamentale perché fornisce quelli che vengono definiti “servizi ecosistemici” (terminologia che non mi piace poiché implica larvatamente la disponibilità di tali “servizi” per la sola specie umana) riguardanti la regolazione dei principali processi ambientali: la produzione di cibo e di prodotti agricoli, la biodiversità e il benessere della popolazione. Il suolo è una risorsa limitata e non facilmente rinnovabile. Per questo, consumarne tanto e ad alta velocità produce delle conseguenze, come le alluvioni del 2023 in Emilia Romagna e in tutto il Nord Italia hanno dimostrato, causate dalla progressiva impermeabilizzazione dei territori.
Da ciò che ho letto, nelle notizie riportate sulla costruzione del nuovo centro commerciale, sono 38.000 i metri quadri di terreno che saranno utilizzati, cioè circa 4 ettari di suolo impermeabilizzati dove precedentemente vi era un prato da sfalcio; basta guardare le immagini storiche proposte da Google Maps per scoprirlo. Direi: un buon contributo al primato della provincia di Torino nella corsa alla cementificazione!
Vi domando: sentite il bisogno di mettere la panna nella pasta alla carbonara, di avere una verruca sotto la pianta del piede, di trascorrere una piacevole serata con Jack lo squartatore, di visitare l’Antartide in abbigliamento da spiaggia, di fare la carità ad Elon Musk. Beh! Se i vostri desideri reconditi rientrano in codeste categorie, probabilmente l’impermeabilizzazione dei suoli non è un dilemma che vi faccia perdere il sonno.
Sono, però, certo che la pensiate come me: la panna nella carbonara non ci sta, le verruche è meglio non averle, la morte per assideramento non è piacevole, Jack lo squartatore è morto da tempo benché esistano emuli stragisti disturbati anche oggi, Elon Musk è un capitalista miliardario complottista alquanto ripugnante che non ha certo bisogno di un’elemosina. Ecco, per me cementificare terreni agricoli, dai quali un giorno potrebbe dipendere il nostro sostentamento, è un’azione assurda e deleteria quanto le categorie sopra citate.
Ne sentivamo proprio il bisogno?