Konecta, ex Comdata, annuncia la chiusura delle sedi di Ivrea e di Asti e il trasferimento dei lavoratori a Torino. L’accorpamento delle sedi nel capoluogo piemontese solleva un muro di proteste: i lavoratori e le lavoratrici non ci stanno, i sindacati pronti alla mobilitazione. Interventi anche dalla politica.
La notizia che nessuno voleva sentire: Konecta Italia (ex Comdata) ha annunciato la chiusura delle sedi di Ivrea e Asti, con il trasferimento a partire da giugno 2026, dei 700 lavoratori di Ivrea e dei 400 di Asti nella sede di Torino dove sono presenti 500 dipendenti. La decisione è stata comunicata durante l’incontro del 5 dicembre con le Organizzazioni Sindacali e le RSU/RSA di tutte le sedi italiane.
L’operazione, presentata dall’azienda come parte di un “piano industriale volto a garantire maggiore efficienza e continuità operativa”, coinvolge 1.000 lavoratori che dovrebbero diventare pendolari verso il capoluogo piemontese. Un trasferimento che sarà insostenibile per tutti quei lavoratori e lavoratrici con contratti part time medi di 750 euro, ma anche per chi lavora a tempo pieno che con 1100 euro al mese arriva già a fine mese con difficoltà.
Il pendolarismo forzato non è licenziamento, ma di fatto incentiva le uscite
La strategia di Konecta, pur non prevedendo licenziamenti collettivi, ma “solo” il trasferimento obbligatorio a Torino, è stata immediatamente bollata dai sindacati come una misura insostenibile e socialmente devastante.
Le Segreterie Regionali di Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil hanno reagito con indignazione: «Una decisione improvvisa e inattesa che, a scapito di qualsiasi percorso di riqualificazione e riconversione, decreta la chiusura di due presidi storici. Trasformare oltre mille lavoratori in pendolari su Torino, con orari e retribuzioni da customer care, è una scelta inaccettabile che avrà un impatto drammatico sulle loro vite private e sulle economie territoriali di Asti e Ivrea.» I sindacati hanno quindi subito aperto la cosiddetta “procedura di raffreddamento” per poter indire quanto prima uno sciopero generale di tutte le sedi Konecta in Piemonte.
La preoccupazione sindacale e dei lavoratori è duplice: da un lato l’impatto sui singoli (costi di trasporto, tempi di percorrenza, conciliazione vita-lavoro), dall’altro la progressiva desertificazione industriale di due città come Asti e Ivrea, storiche sedi Comdata, già segnate dalle crisi aziendali degli ultimi anni.
Nei prossimi giorni si terranno le assemblee sindacali per definire le forme di protesta e la richiesta di un confronto immediato non solo con l’azienda, ma anche con le Istituzioni locali e regionali, affinché intervengano per tutelare l’occupazione e la continuità territoriale.
La vicenda Konecta si aggiunge a un quadro di crisi del settore dei servizi di customer care che da mesi vede i lavoratori esposti a misure di solidarietà difensiva e incertezza. Anche la sede di Ivrea è continuamente sotto ammortizzatori sociali, l’ultimo contratto di solidarietà è del giugno scorso. Il destino di oltre mille lavoratori, centinaia di famiglie dipende ora dalla mobilitazione sindacale, che dovrà essere partecipata e determinata, e dalle istituzioni dai comuni e soprattutto dalla Regione Piemonte.
La Regione Piemonte chiamata in causa
La politica chiama in causa la Regione affinché si faccia parte attiva e mediatrice per scongiurare la chiusura delle due sedi.
I consiglieri Alberto Avetta e Fabio Isnardi del Partito Democratico hanno presentato una interrogazione alla giunta e all’assessore competente per chiedere “se e come si intenda affrontare le conseguenze del piano industriale annunciato da Konecta SpA per il 2026 con la chiusura delle sedi di Ivrea e di Asti e se, allo stato, si ipotizzano spazi di ri-discussione con la proprietà”
AVS attraverso la consigliera Alice Ravinale ugualmente interroga la giunta regionale per sapere “quali azioni la Giunta intenda porre in essere, considerando che la chiusura delle sedi di Asti e di Ivrea ipotizzata da Konecta coinvolge circa 1100 lavoratrici e lavoratori e se intenda convocare con urgenza un tavolo di confronto con la dirigenza aziendale di Konecta al fine di discutere il piano industriale che prevede la chiusura di due sedi in Piemonte nel 2026, alla presenza delle organizzazioni sindacali.”
Anche Rifondazione Comunista Piemonte, in coordinamento con il Circolo Prc di Ivrea e la Federazione di Asti, ha espresso una ferma condanna per la decisione di Konecta di chiudere le sedi di Ivrea e Asti. «Konecta ha dimostrato una grave mancanza di responsabilità sociale d’impresa. – afferma il Prc nel suo comunicato – Non è tollerabile che un’azienda possa decidere di smantellare in poche ore posti di lavoro e tessuto economico senza un reale piano di salvaguardia occupazionale e territoriale. Non permetteremo che la logica del mero profitto distrugga il futuro di centinaia di famiglie. La difesa dei posti di lavoro è la nostra priorità. La Regione non resti a guardare il massacro sociale». Il comunicato termina con l’espressione di massima solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori colpiti: «Rifondazione Comunista Piemonte esprime piena e incondizionata solidarietà ai dipendenti di Konecta Ivrea e Asti e si impegna a stare al loro fianco in ogni forma di lotta e mobilitazione che decideranno di intraprendere a difesa del loro posto di lavoro.»

Da Comdata a Konecta passando per Carlyle
Comdata nasce in Piemonte e diventa negli anni leader nell’outsourcing di servizi di contact center, help desk, back office, gestione crediti e documentale, con diverse sedi in Italia e all’estero. La sede eporediese è nello storico Palazzo Uffici Olivetti.
Nel 2015 Comdata ha un netto cambio di proprietà. Era il 21 dicembre, esattamente 10 anni fa, quando il presidente di Comdata Enrico Saraval e l’amministratore delegato Massimo Canturi annunciarono ai dipendenti l’acquisizione da parte della Carlyle Group, un fondo finanziario statunitense, della maggioranza di Comdata. Il passaggio al fondo finanziario non venne accolto con grande favore dai lavoratori, l’esperienza di altre aziende passate al controllo di fondi, quindi ad una proprietà distaccata dai territori, non era infatti positiva.
E poi arriva Konecta. Il 7 aprile 2022 le lavoratrici e i lavoratori di Comdata si trovano nella loro casella di posta una mail del CEO di Comdata Group Maxime Didier che annuncia la fusione fra Comdata e la spagnola Konecta, controllata da Intermediate Capital Group (ICG). Di nuovo un fondo finanziario che ragiona con la calcolatrice in mano, senza alcun rapporto con le città dove opera, e che può quindi annunciare “tranquillamente” la chiusura di due importanti sedi.
Cadigia Perini