A Ivrea è aperto da ottobre 2024 un cantiere in pieno centro, corso Nigra, per realizzare una casa e un ospedale di comunità. Di che si tratta? Ne avevamo bisogno? I lavori finiranno per tempo per non perdere il prestito Pnrr? Tante domande, risposte poche.
Le chiamano strutture sanitarie di prossimità, ma in realtà gli ospedali e le case di comunità per la loro diffusione, sono di prossimità quanto lo è un ospedale qualunque. In Piemonte entro il 2026 ci saranno 91 case e 29 ospedali di comunità. Ad Ivrea verranno collocati entrambi in corso Nigra negli edifici dell’ex-Inam e di Villa Caffaro inutilizzati da anni, difficile definirle strutture di prossimità in una Asl che conta 174 comuni per un totale di 503.883 (2023, fonte BDDE).
“La casa di comunità – sempre da fonti regionali – è struttura in cui opera una équipe multiprofessionale di medici, infermieri di comunità, altri professionisti della salute, può ospitare anche assistenti sociali. Saranno un punto di riferimento continuativo per la popolazione: punto unico di accesso, accoglienza, informazione e orientamento.”
“L’ospedale di comunità – si legge in un comunicato della Regione Piemonte – è una struttura della rete territoriale a ricovero breve e destinata a pazienti che necessitano di interventi sanitari a bassa intensità clinica che svolgono una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero.” Bene, quanti posti letto avrà l’Ospedale di comunità di Ivrea? Venti. E non servono commenti.
Commenti, no, ma una domanda sorge spontanea. Con gli ospedali in carenza di personale medico e paramedico, pronto soccorso in crisi, liste di attesa senza fine, riduzione medici nelle ambulanze, carenza di medici di base, ecc. chi lavorerà in queste nuove strutture?
A Ivrea finalmente questa domanda di base (prima posta solo da qualche solito estremista di sinistra) è risuonata anche nella Conferenza dei Sindaci AslTo4 riunitasi a fine febbraio. La risposta del direttore generale è per lo meno inquietante (nel senso che inquieta), ha ammesso infatti le “difficoltà nel reperire medici specialisti” ma non è dato sapere come superare questo piccolo ostacolo.
Il rischio dell’incremento della quota di ricorso all’esternalizzazione è chiaramente alto.
Il Piemonte ha già un record, è la regione che nel 2024 ha speso di più per medici e infermieri a gettone: 115 milioni e 215 mila euro, più del 25% di tutta la spesa nazionale come si legge nel rapporto Anac (Autorità Nazionale Anticorruzione). E il fenomeno, che dovrebbe essere l’extrema ratio, è dunque largamente diffuso ed è previsto in crescita per l’anno in corso. L’Anac ha denunciato come la crescente esternalizzazione, oltre a prevedere contratti molto onerosi per le amministrazioni, può comportare anche rischi per la salute dei pazienti (la continuità di cura non è infatti garantita per l’alto turn over portato dai contratti temporanei brevi).
Dal reperimento del personale alla corsa contro il tempo
Un altro punto critico su queste strutture a Ivrea riguarda i tempi del cantiere. Il direttore generale dell’Asl nella conferenza dei sindaci ha assicurato che gli interventi verranno portati a termine, ma ha ammesso che il tempo stringe: tutto dovrà essere operativo entro il primo trimestre del 2026, pena la perdita dei finanziamenti. Si deve correre quindi.
Il cantiere, come si legge sul tabellone esposto in corso Nigra, è aperto dall’ottobre scorso, ma in verità non ci sono segni di alacre attività (saranno in corso lavori all’interno non visibili dalla strada). E se i tempi verranno sforati e si perderà il finanziamento, cosa ne sarà di quelle due strutture? Rimarranno delle opere incompiute in pieno centro cittadino come esempio plastico di come non si programma un’opera pubblica? Ma via, diamo fiducia ai pianificatori.
Chiediamoci ora se queste opere sono essenziali
Al di là di tempi e reclutamento personale, un’altra domanda sorge spontanea: queste strutture, gocce nel deserto, potranno veramente migliorare le condizioni di salute della popolazione? Dubbi ce ne sono. A livello nazionale le Case di comunità non sono andate per la maggiore, delle 1.420 previste ne sono state attivate soltanto 413 concentrate in 11 Regioni, in queste mancano alcune figure, come i medici di famiglia. “Queste strutture sembrano più dei centri anziani che luogo di cura”, qualcuno afferma.
La Casa di comunità di Ivrea avrà 12 ambulatori e l’Ospedale 20 posti letto, costo totale circa 3 milioni di euro. Perché duplicare ambulatori invece di fare economia di scala e potenziare gli attuali presenti fra Ospedale e Poliambulatorio? E quale toppa potranno mai essere quei 20 posti letto con una fame di posti dell’ospedale cittadino? Venti posti per un bacino di utenza di più di 500 mila persone!
Questo territorio, e non solo, ha bisogno di potenziare gli organici dell’ospedale, del pronto soccorso, degli ambulatori, e di medicina territoriale, questa sì di prossimità. Peccato che il Pnrr finanzi solo “mattoni” e non servizi…
“Ma potevamo perdere i soldi del Pnrr!”
Tanti dicono che non si poteva perdere l’occasione dei soldi a cascata del PNRR. E’ bene ricordare che i finanziamenti del PNRR sono costituiti certamente anche da sovvenzioni (risorse a fondo perduto), ma anche e soprattutto da prestiti che andranno restituiti con tanto di interesse. Quanto costano al nostro paese, e alla nostra Regione, questi prestiti non è semplice da sapere, ma che costano è certo. Un dato: su 191 miliardi di euro che l’Italia riceverà, quasi 123 miliardi sono prestiti da restituire, la gran parte quindi.
Dunque, i lavori pagati con il Pnrr, per la quota che non è sovvenzione, non sono regali dell’Europa, ma debiti e hanno un costo. Occorreva dunque agire cum grano salis per scegliere le opere da realizzare con questi denari e solo per quelle indispensabili andava “aperto il mutuo europeo”. Francamente case e ospedali di comunità, non rientrano in questa categoria, lo dimostra l’oculatezza di tanti territori che non li hanno presi in considerazione.
Una maggiore vigilanza, indipendenza e intraprendenza, della Conferenza dei sindaci sarebbe auspicabile su un tema così delicato e complesso come le strutture sanitarie. Non è mai troppo tardi, essere “agenti” e non sudditi delle decisioni di Regioni e Aziende sanitarie è possibile, il nostro Sindaco, presidente della conferenza, ha i numeri per guidare il territorio nella difesa della salute pubblica e la cura di prossimità, anche difendendo le risorse economiche.
Cadigia Perini