Non risultano, per il momento, casi di contagio nella Casa Circondariale di Ivrea, ma sono quasi 200 le persone accertate positive nelle carceri italiane e per superare il sovraffollamento non bastano le misure del decreto Cura-Italia
Il 2 aprile a Bologna è morta la prima persona detenuta a causa del Covid-19. Aveva 76 anni e un quadro clinico compromesso.
Le malattie infettive in carcere sono un problema molto serio sia per le condizioni igienico-sanitarie che per la promiscuità, ecco perché il sovraffollamento penitenziario in questo momento di emergenza sanitaria è un problema maggiore e a cui bisogna dare delle risposte. Al 2 aprile scorso nel sistema penitenziario italiano c’erano circa 10.000 persone in più rispetto a quelle che il sistema può contenere, nelle ultime settimane circa 4.000 persone sono uscite dal carcere per andare a scontare il residuo pena presso il proprio domicilio grazie all’impegno straordinario di magistrati di sorveglianza, direttori di carceri e garanti delle persone private della libertà, MA NON BASTA! Adesso tocca alla politica!
Il decreto Cura-Italia affronta questo problema con delle norme che però non sono all’altezza della situazione. Un esempio su tutti è quello dei braccialetti elettronici: si subordina la possibilità di accedere alla detenzione domiciliare per chi ha una pena superiore ai 6 mesi alla disponibilità del braccialetto elettronico. Il Governo stesso però ci dice che è possibile installare un numero massimo di 300 braccialetti a settimana fino ad un numero massimo di 5.000 dispositivi, questo vuol dire che le 5.000 persone che potrebbero uscire col braccialetto finirebbero di uscire intorno ad agosto, sennonché l’emergenza sanitaria è oggi, ed è necessario che escano adesso.
Per questo Antigone ha proposto degli emendamenti migliorativi del decreto che allargano la platea delle persone a cui sarà possibile accedere alla detenzione domiciliare comprendendo anche le persone anziane e particolarmente malate.
L’obiettivo è decongestionare il sistema penitenziario, è nostro compito evitare che le carceri si trasformino in delle bombe epidemiologiche.
Attualmente i detenuti positivi nelle carceri sono 37 e gli agenti158. Ad Ivrea, per il momento, non si segnalano casi positivi di Covid-19.
I numeri, ancora contenuti, ci dicono che è ancora possibile agire, ma bisogna farlo ADESSO per garantire la salute non solo della popolazione detenuta, ma anche di chi in carcere ci lavora e delle persone della comunità esterna che non possono permettersi in questo momento di far fronte a dei focolai penitenziari che necessariamente si riverserebbero sul sistema sanitario nazionale.
Associazione Antigone