L’azienda informatica nata nel 1997 dopo anni di espansione, con successive cessioni che l’hanno fatta finire in agonia, va ora verso la chiusura. A rischio 60 posti di lavoro tra Pont Saint Martin e Ivrea.
Di cronaca di una morte annunciata per la Core Informatica parla l’ultimo comunicato dei sindacati. E’ questo il verdetto che esce dal secondo incontro avvenuto tra sindacati, azienda azienda (assente l’attuale amministratore delegato Roberto Volpe) e prefettura valdostana che non lascia scampo.
Anche se per i circa 60 lavoratori della Core Informatica lo spettro della chiusura era già nell’aria, ieri pomeriggio in un’assemblea lampo convocata dai segretari generali e Rsu di Fim, Fiom Valle d’Aosta e Uilm Canavese, è arrivata come doccia gelata la sentenza definitiva: Core Informatica viene liquidata.
I segretari generali Hans Pistolesi (Fim VdA), Fabrizio Graziola (Fiom VdA), Luca Cortese (Uil canavese) e Deborah Bonacci, funzionaria Uilm canavese, hanno descritto alle lavoratrici e ai lavoratori fuori in attesa la situazione: quello che rimane da fare è mettere in sicurezza stipendi e Tfr. I lavoratori devono infatti ancora ricevere parte della retribuzione di aprile, tutto maggio e alcuni arretrati. Nulla prenderanno del cosiddetto “welfare aziendale”, e non si sa ancora se i buoni pasto, verranno corrisposti.
Il disagio tra i lavoratori è tangibile, nonostante avessero già da tempo la sensazione che si stesse andando verso una strada senza uscita.
Dal 2018 a oggi, di passaggio in passaggio, a partire dall’ingresso nel gruppo Netcom, che aveva in qualche modo creato delle aspettative, si è passati a una lenta agonia caratterizzata da stipendi a singhiozzo e tredicesime erogate a pezzetti.
Atto finale. Sipario. Niente applausi
Quale sarà ora l’atto finale dell’azienda di fornitura e gestione di infrastrutture per l’information technology e i servizi di assistenza ed help desk che nel 2027 avrebbe compiuto 30 anni di attività? Un atto finale tragico: entro una settimana verranno portati i libri contabili in Tribunale e si va verso la liquidazione giudiziaria.
Il curatore fallimentare potrebbe decidere di proseguire nell’attività lavorativa in esercizio provvisorio – comunicano i sindacati – portando a termine le ultime poche commesse rimaste e quindi per qualche lavoratore ci sarà la possibilità di proseguire l’attività per un breve periodo. Per tutti gli altri c’è solo il licenziamento con l’indennità di disoccupazione (Naspi) per un periodo diverso a seconda dell’anzianità, e comunque al massimo per 24 mesi.
Storie che si ripetono, sempre uguali.
La vicenda Core Informatica assomiglia a tante altre vissute nel nostro territorio con finale drammatico per i lavoratori (OP Computer, Agile-Eutelia sono solo due esempi). Per tutte il precipizio inizia con le vendite, con il passaggio a gruppi, a fondi, o falsi imprenditori. Ancora non è chiaro dove collocare Core, rimane la realtà che si chiama CHIUSURA e LICENZIAMENTO.
Core Informatica nasce a Ivrea nel 1997 dall’idea solida e lungimirante di due soci fondatori. A Ivrea si iniziava a vivere l’era post-olivettiana, mentre le tecnologie avanzavano velocemente nell’informatica e nelle telecomunicazioni. In questo contesto ben si inseriva Core. Negli anni la compagine societaria è arrivata a sei soci privati, molti dei quali lavoravano in azienda. Ancora 20 anni dopo, festeggiati con entusiasmo, era il maggio 2017, i numeri erano di tutto rispetto e rassicuranti: fatturato oltre 25 milioni di euro, circa 250 addetti, un portfolio di oltre 200 clienti tra settore privato, pubblico e assicurativo e diverse sedi sul territorio italiano (Ivrea, Pont-Saint-Martin, Milano, Padova e Trieste). Nello stesso anno, ad agosto, viene annunciato l’ingresso di Core Informatica in NetCom Group, gruppo campano di attività equivalenti. Si parlò come sempre si fa nei casi di fusione, acquisizioni, ecc. di sinergie positive che porteranno vantaggi tra risparmi e aumento di vendite. Il più delle volte però accade che per una delle due realtà questo sia solo l’inizio della fine. Ad aprile di quest’anno l’ultimo cambio di proprietà quello che, l’esperienza insegna, potremmo chiamare “avanti il liquidatore”. Cambia l’assetto societario con trasferimento di quote, riduzione del capitale a 675 mila euro e amministratore unico tal Roberto Volpe (“tal” perché sconosciuto da lavoratori e sindacati).
E così, tra Canavese e Bassa Valle d’Aosta altri 60 lavoratori con esperienza e competenze informatiche rimangono senza lavoro. Poiché l’età media non è bassissima, il mondo del lavoro che ha fame di giovani da spremere con retribuzioni minime e contratti precari, sarà più respingente che accogliente. Si dovrebbero muovere, accanto ai sindacati, le istituzioni dalla regione Valle d’Aosta al Piemonte, e le istituzioni locali dall’amministrazione di Pont Saint Martin a quella di Ivrea, per ragionare di ricollocamento insieme anche alle associazioni di categoria. Perdere il lavoro è un dramma esistenziale per le persone, ma anche per i territori che subiscono l’impoverimento generale.
Cadigia Perini