Educazione civica. L’umiliazione

Il 7 settembre il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha promulgato le “Nuove Linee Guida per l’insegnamento dell’Educazione civica“, ignorando il giudizio negativo del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI). Di “impostazione ideologica e mancanza di confronto”, parla anche la Cgil. Vediamo nel dettaglio le cadute grammaticali e ideologiche.

Patria, proprietà privata, impresa: in un documento piatto, caotico, pasticciato, sgrammaticato il ministro dell’Istruzione presenta la cornice in cui inserire i programmi di Educazione civica, anticipando forse un’idea nuova di scuola.

Il CSPI* eccepisce, corregge e respinge, ma il suo parere non è vincolante.

I docenti per ora tacciono.

 

 

Chi ha scritto quel documento?

La domanda è lecita, perché quelle due paginette con cui il sito del Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) presenta per punti le nuove linee guida per l’insegnamento dell’Educazione civica sono scritte male, ma proprio male. Per cominciare, un elenco è un elenco e come ogni testo segue almeno un criterio. Invece qua siamo in presenza di un pastrocchio lessicale e sintattico: alcune voci sono introdotte da verbi (“è sottolineata”, “si promuove”, “è evidenziata” …), altre da sostantivi (“promozione”, “educazione”, “valorizzazione”…).

La terminologia poi è vaga e confusa, e infatti “andrebbero riformulate alcune espressioni e termini anacronistici e impropri” – sottolinea il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione* chiamato a commentare il documento e palesemente sgomento da tale miseria.

Infine, si confondono obiettivi e metodologie, traguardi ideali (“cultura dei doveri” e “rispetto delle regole”) e progettazione didattica.

Cattivi presagi

Il linguaggio banale, talora ambiguo o improprio veicola slogan che non sono proprio concetti, ma cattivi presagi quello sì.

Tutto il documento pubblicato sul sito del MIM è costellato di leit motiv governativi: patria e nazione innanzitutto: “…viene evidenziato il nesso tra senso civico e sentimento di appartenenza alla comunità nazionale definita Patria…”, motivo per il quale nella scuola preconizzata bisognerà anche “conoscere la bandiera italiana, l’inno nazionale e la loro storia”, nonché – repetita iuvant – “il significato di Patria.

E poi impresa e proprietà, il cui valore civico viene rivendicato: “si valorizzano per la prima volta l’iniziativa economica privata e la proprietà privata”, ribadito: “è evidenziata l’importanza della crescita economica”, “educazione al risparmio e alla pianificazione previdenziale, anche come momento per valorizzare e tutelare il patrimonio privato”, infine pedagogicamente giustificato: “la cultura d’impresa (…) è sempre più richiesta per affrontare le sfide e le trasformazioni sociali attuali”.

C’è poi – tra una fitta boscaglia di frasi vacue e retoriche – qualche allusione non troppo velata alle imprese dei giovani ambientalisti, i quali andranno educati “al decoro urbano e alla tutela del ricchissimo patrimonio culturale, artistico, monumentale dell’Italia”.

Infine, un po’ buttate lì, altre chicche come il divieto dell’uso di cellulari (già contemplato da tutti i regolamenti di istituto e in quanto tale estraneo all’educazione civica), la onnipresente educazione stradale, la “cultura del rispetto verso la donna”.

Bocciatura

Il CSPI (che ostinatamente mantiene nel nome l’aggettivo Pubblica) nel suo documento di analisi riprende le linee punto per punto e infine lo respinge (“…il CSPI non può esprimere un parere favorevole sullo schema di decreto in oggetto e invita l’Amministrazione a rivederlo alla luce delle argomentazioni fin qui illustrate”), pur non essendo il suo parere vincolante.

Ciò che colpisce è la quantità e la qualità dei giudizi critici mossi al Ministero dal CSPI, costretto letteralmente a tirare righe sulle leggerezze, sulle inesattezze, sugli equivoci e perfino sugli errori grammaticali.

Delle due l’una: o il livello è tanto basso che il MIM butta lì delle frasette infarcite di parole da bar sport, contando anche sulla disattenzione dei docenti; oppure proprio l’Educazione civica – per sua natura trasversale, multiforme e dunque plasmabile – è stata scelta come grimaldello per introdurre un cambiamento, magari da inserire via via nei testi scolastici.

E se il Consiglio della Pubblica Istruzione (sempre sia lodato) non è pronto a obbedire, non vorremmo che la scuola fosse già sull’attenti.

sire

* Il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione è organo di garanzia dell’unitarietà del sistema nazionale dell’istruzione. Ha compiti di supporto tecnico-scientifico per l’esercizio delle funzioni di governo nelle materie di istruzione universitaria, ordinamenti scolastici, programmi scolastici, organizzazione generale dell’istruzione scolastica e stato giuridico del personale.

Pareri critici: Negli ultimi anni, il CSPI ha espresso pareri critici su diverse riforme scolastiche, tra cui quelle relative all’autonomia scolastica, alla valutazione degli insegnanti e all’alternanza scuola-lavoro.
PNRR e scuola: In relazione al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), il CSPI ha avuto un ruolo attivo nel valutare le proposte progettuali presentate dalle scuole, esprimendo pareri e suggerimenti.