Dopo l’Anpi eporediese anche la sezione Valle Elvo e Serra interviente sul patrocinio concesso dalla Città di Ivrea alla manifestazione del Comitato 10 febbraio
Abbiamo messo alcuni giorni a riaverci dal moto di stupore e di rabbia che ci ha pervasi dopo aver appreso che la giunta comunale di Ivrea ha deliberato di concedere il patrocinio per la manifestazione intitolata “Una rosa per Norma”, descritta come “l’iniziativa per ricordare il martirio della giovane studentessa istriana, sequestrata, orribilmente seviziata e gettata in una foiba dai partigiani comunisti slavi nel 1943, facendo propria la descrizione dell’uccisione di questa ragazza che ne fa la propaganda fascista e che improvvidamente viene utilizzata anche per la descrizione della motivazione della medaglia d’oro al valor civile concessale.
La vicenda di Norma Cossetto è perlomeno controversa, studi rigorosi e mai confutati hanno verificato che le prove concrete che sia stata uccisa da partigiani “slavi” non ci sono o sono inverosimili (le bustine con la stella rossa che sarebbero state trovate nella foiba dalla quale era stata estratta); parafrasando il cronista che per primo si occupò del caso del bandito Salvatore Giuliano si potrebbe dire che l’unica cosa certa è che è morta.
La tragica storia di questa ragazza si inserisce (e ne è diventata il simbolo) nel solco tracciato dalla legge istitutiva del “giorno del ricordo” (la n. 92 del 2004) e che, votata da quasi tutte le forze politiche presenti allora in parlamento, ha riscritto politicamente la storia a beneficio della narrazione che delle vicende del confine orientale ne ha fatto la destra nazionalista e post-fascista.
E svela come lo scopo delle forze politiche che l’hanno proposta e votata non risieda tanto nella volontà di ricordare le vittime delle violenze, ma nel voler consolidare una storia di parte con la pretesa di operare quella che viene, con una formulazione accattivante, chiamata “memoria condivisa”.
Per dirla con lo storico Angelo d’Orsi, “gli eredi, biologici o politici, dei fascisti occupanti la Jugoslavia negli anni ’40, autori di stragi inaudite, di devastazioni e vessazioni ai danni della popolazione locale, non sembrano più in cerca di una semplice (e impossibile) autoassoluzione per il loro ruolo di carnefici, ma ormai si propongono, con crescente protervia, nei duplici panni di vittime, e, addirittura, di «eroi».
Pensiamo quindi che sindaco e assessori che hanno deciso di patrocinare questa iniziativa abbiano perlomeno commesso una grossa ingenuità politica, dando credito a una narrazione che nulla c’entra con la conoscenza, come scritto “dei principali avvenimenti della storia moderna e contemporanea”, ma che da ottant’anni si incarica di assolvere il fascismo e il più bieco nazionalismo trasformando i carnefici in vittime e viceversa, appiattendo la storia in nome di una ritrovata fasulla concordia nazionale.
L’iniziativa, come il fumetto che la rappresenta, Foiba rossa e come il film Red Land, fa parte dell’armamentario fascista che sostiene la propaganda anticomunista e antipartigiana e purtroppo la giunta eporediese si sta prestando più o meno consapevolmente a questa operazione, che nulla c’entra con l’essere o meno democratici. Chiediamo con forza al sindaco e agli assessori del comune di Ivrea – che stanno scrivendo una brutta pagina di storia – un moto di resipiscenza, anche in considerazione dello sdegno popolare che questa decisione sta sollevando, ritirando il patrocinio all’iniziativa.
Anpi – Sezione Valle Elvo e Serra “Pietro Secchia”
Occhieppo Superiore (BI), 15/9/2023