Ventotto persone indagate per tortura nella Casa Circondariale di Biella
La storia è simile a quella avvenuta nel carcere di Ivrea: una storia di violenza ai danni dei detenuti. La Casa Circondariale in questione è quella di Biella e sono 28 le persone indagate per tortura, appartenenti alla polizia giudiziaria.
L’indagine è partita dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e in seguito affidata alla Procura di Biella. La Procura ha depositato una richiesta di misure che il Giudice per le indagini preliminari ha parzialmente accolto: attualmente il Vicecomandante si trova agli arresti domiciliari e 27 agenti rischiano la sospensione. L’indagine della Procura inizia il 3 agosto scorso, quando il Vicecomandante della Casa Circondariale segnala un detenuto ritenuto responsabile di atti di violenza e minaccia, oltraggio a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato.
A creare allarme in Procura è stato l’impiego del nastro adesivo per contenere il detenuto, già ammanettato, in violazione dell’articolo 41 della Legge 354/75 sull’Ordinamento Penitenziario. e che provoca un procedimento disciplinare verso il Vice comandante.
Contemporaneamente la Procura chiede l’acquisizione degli atti del procedimento, che la direzione però rende disponibili soltanto il 29 novembre.
Il detenuto, trasferito intanto in un diverso carcere senza seguire le comunicazioni gerarchiche previste, denuncia gli abusi subiti. I referti medici confermano le illecite modalità del contenimento e le lesioni personali subite, compatibili con gli atti di violenza denunciati. Dalle immagini delle videocamere, visionate dai carabinieri della polizia giudiziaria, emergono nuovi episodi di violenza e di illecito contenimento da parte della polizia penitenziaria nei confronti di altri due detenuti.
Verso il Vice comandante è stato avviato un provvedimento disciplinare; a seguito degli interrogatori il giudice valuterà la posizione dei 27 agenti coinvolti.
Intanto la vicenda di Alfredo Cospito, l’anarchico da tre mesi in sciopero della fame da 115 giorni contro la misura del 41bis ha purtroppo richiamato l’attenzione sul non-luogo carcere.
Giovedì 9 febbraio il ministro Nordio ha rigettato la richiesta di revoca anticipata del 41 bis per l’anarchico Alfredo Cospito, da sabato 11 febbraio trasferito nell’Ospedale San Paolo a Milano, in una delle camere destinate ai detenuti in regime 41bis . Nel documento Nordio afferma, tra le altre cosa che lo sciopero della fame, forma di protesta tradizionalmente non violenta, nel caso di specie ha assunto un significato assolutamente opposto.
La dimostrazione la si trarrebbe della frase pronunciata da Cospito: “Il corpo è la mia arma”. Scrive Nordio “Il corpo di Alfredo Cospito è divenuto il catalizzatore che serviva all’azione strategica del detenuto che chiedeva unità di intenti e obiettivi pur lasciando a ciascuna formazione la libertà e l’autodeterminazione in relazione alla tipologia di atti da compiere”. Quasi che frasi come “ti mangerei di baci” potessero costituire il pretesto per una accusa di cannibalismo.
Un chiaro esempio di analfabetismo sintattico e culturale – lo ha definito l’ex-senatore Luigi Manconi, fondatore dell’Associazione A buon diritto, perché quel dire “il corpo è la mia arma” è un’immagine retorica di quel tipo di lotta, un topos della letteratura che ha il suo fascino.
Sempre secondo Nordio le manifestazioni, le minacce e gli attentati delle ultime settimane a sostegno di Cospito, attualmente detenuto nel carcere di Opera-Milano, rappresentano un’ulteriore dimostrazione non solo della estrema pericolosità di Cospito ma anche della persistente, e anzi aumentata, possibilità che egli mantenga contatti con una vasta area di gruppi collegati alla ideologia anarco-insurrezionalista. Alfredo Cospito, sostiene Nordio è non già di una persona affetta da una patologia cronica invalidante ma di un soggetto sano e lucido che si sta volontariamente procurando uno stato di salute precario per finalità ideologiche.
Simonetta Valenti
- Per conoscere la realtà carceraria e le esperienze di chi vive nel carcere, leggi gli articoli della La Fenice, inserto di varieventuali curato da una redazione di detenuti del carcere di Ivrea.