La lega SPI-CGIL di Ivrea, Caluso e Cuorgnè ha sondato il territorio partendo dagli iscritti per focalizzare l’attenzione sulle sofferenze del sistema sanitario nazionale della nostra zona.
Abbiamo preparato un questionario per mettere in evidenza quanto, in questo periodo di pandemia, ci siano stati ritardi e rinunce che hanno messo in difficoltà i nostri pensionati ed evidenziato le problematiche del sistema sanitario. Al questionario hanno risposto circa 500 iscritti del territorio di Ivrea, Caluso e Cuorgnè. Il campione era ben bilanciato tra uomini e donne e l’età media dei partecipanti è di 70 anni.
Il primo dato su cui riflettere è stato che il 53% degli intervistati ha dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie già programmate nel periodo da marzo a dicembre 2020.
Più precisamente il 22% ha rinunciato a piccoli interventi o visite specialistiche che però non ha specificato. Le tipologie di prestazioni a cui si è rinunciato denotano una sofferenza nel campo dell’oculistica (17%), della cardiologia (10%). Radiologia, ecografia, esami del sangue, TAC, visite ginecologiche e visite urologiche si attestano tra il 6 e 7%.
Altro dato su cui riflettere è che al 65% degli utenti che hanno rinunciato alle prestazioni sanitarie non è stata proposta una nuova data. La situazione è peggiore ad Ivrea con il 69%.
Nonostante le difficoltà e i subiti rinvii di visite ed esami permane nel 70% degli intervistati un giudizio positivo sul sistema di sanità pubblica. In particolare sul comportamento del personale si evidenzia un giudizio positivo dello stesso stante le grandi difficoltà e carenze organizzative.
Dal questionario non è emersa un problematica di contatto con il medico di famiglia se non nell’alto Canavese giustificato da indisposizioni personali del medico.
Dai dati emersi risulta che, stante la fase pandemica, la maggioranza degli intervistati ha dovuto rinunciare ad una visita specialistica e/o esame di laboratorio.
Questa pesante situazione di riduzione delle prestazioni avrà, a nostro giudizio, due tipi di ricaduta: la prima sulle condizioni di salute delle persone collegata alla mancanza di prevenzione. La seconda con un aggravio ulteriore sulle liste di attesa. Occorre ripensare alla luce di ciò che abbiamo vissuto nell’ultimo anno all’organizzazione del sistema sanitario nel nostro territorio. Il dibattito attuale è più indirizzato all’individuazione dell’area del nuovo Ospedale. Condividendo la necessità di una nuova struttura, pensiamo che a tale dibattito vada affiancato un progetto di medicina di territorio. Va rafforzata e implementata la funzione dei Distretti Socio Sanitari quali luoghi di direzione, programmazione e coordinamento della prevenzione, della cura, della medicina d’iniziativa, del sistema di servizi ambulatoriali, consultoriali, residenziali, domiciliari. Servizi nei quali si esprimono i valori della multidisciplinarietà e multiprofessionalità. In questo contesto la Casa della salute di Castellamonte deve diventare un luogo aperto, identificabile, facilmente accessibile e fruibile h24, della presa in carico delle persone. Un luogo in cui si realizza, per eccellenza, l’integrazione sociosanitaria. Questa struttura è assente nell’Eporediese e, per quanto riguarda il Calusiese, è rimasta allo stato embrionale. Non va dimenticata la medicina d’iniziativa, intesa anche come prevenzione e con utilizzo della telemedicina così come nel servizio domiciliare e con gli infermieri di comunità. Infine il presidio Ospedaliero di Cuorgnè trasformato attualmente in “Ospedale Covid” deve ritrovare il proprio ruolo alla luce delle esigenze del territorio montano, delle difficoltà di trasporto presenti e dell’età della popolazione, quale ponte tra i servizi territoriali e gli Ospedali specialistici.
Lega Spi Ivrea, Caluso, Cuorgnè
La segretaria SPI CGIL di Ivrea, Daniela Oberto
La segretaria SPI CGIL di Caluso, Agnese Actis Perinetto
Il segretario SPI CGIL di Cuorgnè, Alfredo Ghella