Come si sta svolgendo l’attività didattica all’interno dell’ateneo torinese? Uno sguardo all’insegnamento universitario in queste settimane di emergenza coronavirus
La chiusura delle scuole per un tempo, che pare si protrarrà ancora per un bel po’ (è insoffribile questa snervante tiritera settimanale, lo so), ci pone di fronte ad una sfida davvero grande e mette alla prova quanto abbiamo saputo imparare da quella “tecnologia” che citiamo come imprescindibile oggetto di modernità, ma di cui spesso poco ci fidiamo o che critichiamo aspramente. Lasciare che studenti e studentesse di ogni ordine e grado vaghino per giardinetti o centri commerciali (seppur in piccoli gruppi) non favorisce certo né la diminuzione del contagio (non occorre essere epidemiologi per capirlo), né tanto meno la loro formazione, quindi è assolutamente necessario che si utilizzi un nuovo modo di “stare in classe” affinché le lezioni non siano davvero sospese. Ed è qui che il tanto vituperato mondo virtuale ci viene in aiuto e rivela una delle sue massime potenzialità. I giovani lo conoscono bene, lo praticano e ne sanno gestire pro e contro, più di quanto ci piace ammettere. Anche se giocano a fare i distratti, raccontando di aver perso le credenziali di accesso o che il cane gli ha rosicchiato il telefono. Siamo noi più adulti, invece, a faticare per tenere il passo, quando non addirittura a doverci mettere al passo per un utilizzo non solo “social” della rete.
Racconto quel che accade, per esempio, all’interno dell’ateneo torinese, che sto frequentando perché iscritta ad un corso di laurea magistrale. Nel corso di laurea magistrale in Culture Moderne Comparate (interfacoltà tra lingue e lettere, per capirci) ci sono diversi insegnamenti di lingua e traduzione e/o lingua e letteratura ed è dunque piuttosto arduo organizzare delle lezioni a distanza, visto che l’interazione tra docenti e studenti è caldamente raccomandata, nonché basilare per poter apprendere certe tecniche. Ma i professori non si sono dati per vinti e, ciascuno a suo modo, stanno utilizzando la sezione “materiali didattici”, disponibile al fondo della pagina online del corso, per inserire slide, audio (nei quali si augurano che stiamo tutti bene ed è carino sentirselo dire) ed esercitazioni con tanto di scadenze. Per ricevere gli aggiornamenti e i materiali è necessario, sempre attraverso la pagina di ciascun corso, iscriversi come studente frequentante (basta un semplice clck) dopo aver effettuato il log in a My Unito, il portale online dell’Università a cui si può accedere con la matricola e una password. Le lezioni, dunque, vanno avanti e chi vuole può seguire e studiare, a meno che non viva in un luogo senza connessione internet (è ancora possibile?).
Un’altra opzione è l’accesso alla piattaforma Moodle, con le stesse modalità di log in (matricola e password) attraverso la quale non solo è possibile vedere e scaricare i materiali inseriti dal docente di ogni corso a cui si è iscritti, ma anche caricare gli eventuali esercizi da consegnare, senza bisogno di mandarli via mail. Il docente li riceverà direttamente e, sempre attraverso la piattaforma, li renderà disponibili dopo la correzione. In pratica è uno spazio docente/studente nel quale poter dialogare. C’è anche la possibilità di attivare dei forum di discussione tra gli iscritti al corso. Insomma, certo non è come essere in aula e poter interagire con compagni e compagne durante la lezione, ma almeno non si perde tempo prezioso che, se non recuperato, obbligherebbe a rinviare appelli e sessioni di laurea con le annesse conseguenze.
Tutti i docenti si stanno muovendo ed è, questo, un segnale molto positivo. Tutto ciò, qualche anno fa, non sarebbe stato possibile, almeno non in maniera così capillare, perciò ringraziamo la tecnologia e cogliamo l’occasione per capire, una volta per tutte, che il problema non è il mezzo in sé, ma il nostro modo di utilizzarlo senza esserne fagocitati. Non è semplice, ma neanche impossibile imparare e usare questo tempo sospeso per continuare, almeno in parte, a vivere il più serenamente possibile, senza perdere i contatti col mondo. Con ciò non voglio dire che mi auguro vada avanti così (sebbene nel mio caso qualche viaggio in treno in meno non mi dispiaccia), anzi spero che tutto finisca al più presto e che, con le dovute cautele, si possa ricominciare ad andare a lezione. Ma fino ad allora ben venga internet.
Lisa Gino