Un paese malato e gli apprendisti stregoni

A Roma con la Cgil il 24 giugno

È una notte in Italia anche questa/ in un parcheggio in cima al mondo/questa notte che corre/e il futuro che arriva/ chissà se ha fiato. Non siamo dove immagina Fossati, ma bensì a Fiorenzuola d’ Arda, ma quel chissà ce lo portiamo dentro.
Stiamo andando per l’ennesima volta a Roma a protestare per il diritto alla salute ed alla sanità pubblica.
In effetti siamo un po’ contradditori, perché due notti in pullman per le nostre schiene, che non sono più quelle di una volta, non sono propriamente salutari.
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti…. Così l’ articolo 32 della nostra Costituzione, che vale anche dentro i cancelli delle fabbriche, dei cantieri e di ogni posto di lavoro.
Il lungo, rosso corteo che si snoda da Piazza della Repubblica ci porta per conosciuti percorsi a Piazza del Popolo, oggi di un popolo privato del diritto alla salute.
Chiude la manifestazione il Segretario Landini, che dice basta perché la Sanità pubblica, che ha dato un contributo fondamentale al Paese nel periodo della pandemia, non ce la fa più.
E che questo non è che l’ inizio di una stagione di lotte, che continuerà il 30 settembre per la difesa della Costituzione.
Il caldo del primo pomeriggio ci accompagna nella risalita alla nostra quotidianità, attraverso paesi e pensieri, sgangherati sui sedili del pullman, sorretti più dall’ adrenalina dell’ indignazione e dalla voglia di resistere a questo governo che dalle gambe.
La sensazione è quella di vivere in un paese malato e che gli apprendisti stregoni che lo vogliono curare non facciano che aggravare la sua salute.
Quando la seconda notte ci piomba addosso riusciamo però a pensare almeno al finale della canzone: E’ una notte in Italia che vedi/questo taglio di luna/freddo come una lama qualunque/ e grande come la nostra fortuna/ che è poi
la fortuna di chi vive adesso/ questo tempo sbandato/questa notte che corre/e il futuro che viene a darci fiato”
Il tempo è sbandato, ma il futuro ha ritrovato un po’di fiato
: più o meno come noi, affaticati, ma che stanotte non disferemo la zaino.
Sarà utile presto.

Luciano Guala