Riattivare il gemellaggio con Beit Ummar

Ivrea ha una lunga storia di amicizia e solidarietà con il popolo palestinese culminata nel dicembre 2002 con l’istituzione del gemellaggio con la città di Beit Ummar in Cisgiordania. Qual è la situazione di Beit Ummar oggi?

Sono passati più di vent’anni dalla delibera del dicembre 2002 del consiglio comunale di Ivrea che ha istituito il gemellaggio con la cittadina di Beit Ummar nel distretto di Hebron in Cisgiordania. Era sindaco Fiorenzo Grijuela con l’assessore Salvatore Rao attivo sostenitore dell’iniziativa promossa da associazioni vicine alla causa palestinese, dalla Diocesi e Caritas di Ivrea ma anche dalla Caritas di Gerusalemme e dal movimento pacifista israeliano Ta’ayush. Il gemellaggio produsse intensi scambi, con visite reciproche, ad Ivrea venne il sindaco di Beit Ummar Awad Rashid, il Patriarca di Gerusalemme Mons. Michel Sabbah, la presidente della Caritas di Gerusalemme Claudette Habesh e il pacifista israeliano Cohen Hilel.  Si riuscì a produrre aiuto fattivo con raccolta fondi per gli acquisti più urgenti per la cittadina della Cisgiordania che subiva l’assedio dei coloni. Uno degli acquisti fu una piccola escavatrice che serviva a liberare le vie di accesso ai frutteti e campi da coltivare, provocatoriamente ostruite da massi che venivano riversati dai coloni per impedire l’accesso alle coltivazioni.  Negli anni purtroppo il gemellaggio non è stato tenuto vivo. Con i cambi di amministrazioni evidentemente meno sensibili da un lato e con il trasferimento e la scomparsa di alcuni fra i cittadini più impegnati, come Enrico Levati, Alfredo Tradardi ed altri ancora e comunque il ridursi di ricambio nelle associazioni che vivono tutte una minore partecipazione ed attivismo. È invece ancora caparbiamente attiva e tenace nella lotta per una Palestina libera e riconosciuta, Rosanna Barzan, presidente del Centro Documentazione Pace di Ivrea. Rosanna ha più volte visitato la Palestina ed è una instancabile promulgatrice della cultura palestinese e testimone delle tremende condizioni di vita di quel popolo martoriato.

Ed è proprio con lei che si è riparlato, in questi mesi così drammatici per il popolo palestinese che conta ormai 32000 morti nell’ennesimo attacco a Gaza, del gemellaggio con Beit Ummar e di come sarebbe giusto riprendere contatto con i nostri amici in Cisgiordania, oggi più che mai. Detto fatto Rosanna Barzan con qualche telefonata è riuscita ad entrare in contatto con la responsabile delle pubbliche relazioni del comune di Beit Ummar, Islam Yussef, e chiederle come fosse la situazione oggi.  Islam Yussef, molto confortata per l’interessamento, ci ha riportato una situazione ancor peggiore di quella conosciuta nel 2003 già drammatica. Riportiamo integralmente la relazione della rappresentante della municipalità di Beit Ummar tradotta in italiano, omettiamo invece le foto di feriti che ci ha mandato, perché sono di una crudezza tale da poter turbare chi le guarda. Anche se assomigliano molto alle foto che quotidianamente ci arrivano da Gaza.

 

Lettera di Islam Yussef, responsabile Relazioni Pubbliche di Beit Ummar

Beit Ummar. Ulivi stradicati dalle forze di occupazione israeliane

Cara Rosanna,

sono stato entusiasta di sentire la tua voce. Siamo nella città di Beit Ummar e da diversi anni ci mancano il sostegno psicologico e finanziario. La situazione è peggiorata dopo gli eventi della guerra di Gaza. Circa sei mesi fa, l’esercito israeliano ha stretto la sua presa sulla città, chiudendo tutte le sue entrate. Per lasciare la città, dobbiamo percorrere centinaia di chilometri per raggiungere la città più vicina. Il comune ha utilizzato le sue limitate attrezzature per cercare di aprire una rotta alternativa. Tuttavia, le forze hanno confiscato l’attrezzatura e l’hanno trattenuta per 30 giorni, imponendo una multa finanziaria.

Il comune ha provato di nuovo e le forze israeliane hanno aggredito il conducente e confiscato il veicolo, proprio come prima. I nostri fratelli nella città di Afria sono stati colpiti dall’inizio della guerra, poiché è coinciso con la stagione della raccolta dell’uva. Come sai, le terre di Beit Ummar sono famose in Palestina per la produzione dell’uva, e la maggior parte delle terre si trova vicino ai tre insediamenti che circondano la nostra amata città da tutte le direzioni. Agli agricoltori è stato impedito di raccogliere l’uva e sono stati oggetto di sparatorie e sequestri di veicoli agricoli in numerose occasioni. Io stessa e la mia famiglia siamo stati testimoni di questi attacchi quando abbiamo cercato di raccogliere i prodotti dalla nostra terra. Ciò ha portato a un significativo deterioramento della situazione economica degli agricoltori che si affidano interamente alla raccolta annuale di pesche e uva. Ora è il momento di preparare il terreno per la coltivazione e potare gli alberi, ma gli agricoltori non possono accedere alle loro terre a causa delle restrizioni armate loro imposte, il che sta causando una catastrofica situazione economica quest’anno.

Beit Ummar. Casa demolita dalle forze di occupazione israeliane

Inoltre, ci sono anche cittadini della nostra città che lavorano come operai all’interno della Linea Verde. Sono senza lavoro dall’inizio della guerra e i loro salari non sono stati pagati a causa delle condizioni economiche in peggioramento. Tutto ciò ha avuto un impatto negativo sul comune, che ora è obbligato a fornire loro acqua ed elettricità, diventate quasi gratuite, portando ad un aumento del debito del comune per le bollette di elettricità e acqua, il che potrebbe portare alle forze di occupazione a tagliare il nostro approvvigionamento di acqua ed elettricità se le bollette non vengono pagate.

Da decenni siamo soggetti a violazioni da parte dell’esercito israeliano e la loro gravità è aumentata durante la guerra. Le nostre case vengono perquisite quotidianamente e siamo oggetto di molestie e furti. Centinaia di giovani sono stati arrestati e detenuti in condizioni disumane nelle carceri. Dall’inizio della guerra, sei giovani sono stati uccisi, l’ultimo incidente è avvenuto il 14/02/2024 quando le forze israeliane hanno fatto irruzione nelle scuole e hanno aperto il fuoco, ferendo 22 ragazzi tra i 14 e i 18 anni con munizioni vere. Almeno tre di loro sono ancora in condizioni critiche e rimangono ricoverati fino ad oggi, oltre ad una vittima.

A Beit Ummar, apprezziamo molto il vostro sostegno in queste circostanze difficili. Abbiamo trasmesso le nostre notizie e le nostre sofferenze in modo conciso, ma è sufficiente per toccare i vostri cuori. Non vediamo l’ora di rivedervi e sentire di nuovo la vostra voce.

Islam Yousse
Relazioni Pubbliche

Rosanna Barzan e chi scrive incontreranno venerdì prossimo la vicesindaca di Ivrea per capire come riallacciare i rapporti istituzionali con Beit Ummar e come riattivare il gemellaggio per produrre, insieme all’impegno della cittadinanza, un aiuto concreto per i nostri fratelli e sorelle in Cisgiordania che stanno vivendo in condizioni disumane, come in tutti i territori occupati.

Cadigia Perini