Il governo “sgambetta” il voto referendario preferendo i giorni di ballottaggio a quelli del primo turno di elezioni amministrative scommettendo così sulla scarsa partecipazione al voto. Gianni Ambrosio, CGIL Ivrea: «con i referendum riportiamo il lavoro al centro poiché il lavoro non può essere considerata una merce». Dal Cdm sì al voto fuori sede
Il Consiglio dei Ministri ha deciso le date delle prossime elezioni amministrative e, contestualmente, dato il via libera all’election day per i referendum. La data per il primo turno delle elezioni comunali è stata individuata nei giorni 25-26 maggio, mentre il ballottaggio e i referendum si terranno l’8 e il 9 giugno. Il governo ha così accolto parzialmente le richieste dei comitati referendari che chiedevano sì di abbinare i cinque quesiti alle votazioni amministrative, ma preferendo un election day al primo turno, così da garantire una maggiore partecipazione al voto; il Consiglio dei Ministri ha invece optato per un election day al ballottaggio che, notoriamente, raccoglie sempre un’affluenza di elettori più bassa.
«Nel sottolineare l’importanza di dare ai cittadini la possibilità sancita dalla costituzione attraverso lo strumento dei referendum – commenda infatti Gianni Ambrosio, CGIL Ivrea – non si può non sottolineare come il governo abbia evitato altre date che avrebbero garantito un’affluenza maggiore quale ad esempio il primo turno delle elezioni amministrative. Questa scelta deve far pensare quali siano i reali interessi di chi governa questo paese a discapito di chi tutti i giorni vive condizioni di disagio e povertà».
«La quotidianità – aggiunge poi Ambrosio – ci offre uno scenario fatto di precarietà, poca sicurezza ed emarginazione che colpiscono sempre di più le donne, i giovani e gli immigrati. I cittadini hanno l’opportunità l’8 e il 9 giugno di dire la propria sui cinque quesiti referendari e basterebbe volgere lo sguardo ai nostri figli per capire quanto sia importante consegnar loro un paese che dal punto di vista del lavoro abbia regole profondamente diverse da quelle attuali e che riportino il lavoro al centro poiché il lavoro non può essere considerata una merce».
Parte quindi in salita la campagna referendaria di primavera che ha l’ambizioso obiettivo di portare a votare più di 26 milioni di persone (a questo numero viene fissato il quorum).
Per quanto riguarda le elezioni amministrative in Italia andranno al voto 400 comuni, di cui solo 9 nella Regione Piemonte. I comuni della provincia di Torino chiamati a rinnovare il consiglio comunale e il sindaco saranno 3: Cafasse (Valle di Lanzo), Ozegna e Cascinette d’Ivrea, quest’ultimo al centro di recenti polemiche e mozioni di sfiducia a causa del cambio di orientamento politico del sindaco Davide Guarino che aveva aderito ad una lista candidata nel consiglio d’amministrazione di AEG assieme ad esponenti della destra locale. Va segnalato, infine, che i tre comuni interessati sono tutti al di sotto dei 15.000 abitanti e che, pertanto, non andranno al ballottaggio.
Consiglio dei Ministri: via libera al voto fuori sede. Come e quando fare richiesta?
Nel decreto Elezioni spunta la possibilità di voto per i cittadini residenti fuori sede per i referendum dell’8 e 9 giugno e riguarderà studenti, lavoratori e anche cittadini che si trovano lontano dalla propria casa per motivi di cura: una platea potenziale di 5 milioni di aventi diritto al voto. Gli elettori fuori sede potranno richiedere l’ammissione al voto nel comune in cui risiedono temporaneamente, presentando domanda entro il 5 maggio 2025.
Successivamente, entro 20 giorni dal voto, il Comune di domicilio dovrà ottenere dal Comune di residenza una certificazione che confermi il diritto di elettorato attivo dell’elettore. Quest’ultimo sarà poi registrato nelle liste elettorali del comune in cui voterà.
Referendum: per cosa saremo chiamati a votare?
Reintegro e licenziamenti
Con il primo quesito si chiede l’abolizione integrale del decreto legislativo del 2015 (in attuazione del cosiddetto Jobs Act) per effetto del quale tutti i lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015 possono essere licenziati senza avere diritto al reintegro anche nel caso l’assenza di giusta causa sia confermata dal giudice. Oggi, chi è stato assunto prima di questa data può essere reintegrato, mentre chi è stato assunto dopo ha diritto solo a un indennizzo.
Risarcimenti
Con il secondo quesito sui licenziamenti, prevalentemente in imprese con meno di sedici dipendenti, si punta all’abrogazione del tetto massimo delle sei mensilità quale indennità di risarcimento in caso di licenziamento riconosciuto illegittimo.
Lavoro precario
Con il terzo quesito si richiede la reintroduzione delle cosiddette “causali” sin dal primo “contratto a termine” (mentre la disciplina attuale non pone vincoli nei primi 12 mesi) e l’abrogazione di una norma (introdotta dal governo Meloni) che consente l’introduzione di nuove causali anche tramite accordo diretto tra aspirante dipendente ed azienda (in quali condizioni di potere tra i due contraenti è evidente).
Sicurezza e appalti
Con il quarto quesito si affronta il tema degli appalti affermando la responsabilità – almeno patrimoniale – del committente per i danni non coperti dall’INAIL. Adesso in caso di incidenti sul lavoro dovuti a carenze di sicurezza negli appalti, la responsabilità del committente (es. grande azienda) è limitata solo ai rischi “generici” e non a quelli “specifici” dell’appaltatore. Il quesito mira a rendere sempre responsabile il committente, permettendo ai lavoratori e alle loro famiglie di ottenere un risarcimento diretto, obbligando pertanto le aziende ad una sempre maggior attenzione alla sicurezza sui posti di lavoro.
Cittadinanza
Grazie a questo quesito verranno ridotti da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana che, una volta ottenuta, sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni.
Andrea Bertolino