Rubrica Contronatura di Diego Marra
Eravamo piccolini, mio fratello ed io, troppo imberbi per averne una precisa memoria ormai confusa nelle caligini temporali: ma ricordo bene la sostanza di quelle giornate di turismo! Mio nonno materno, molto amato pensionato, ci scorrazzava in piacevoli giornate di scoperta territoriale, una sorta di turismo locale per incapienti. Erano i primi anni sessanta (del 1900!) e le mete, sebbene per noi bambini luoghi misteriosi e lontani, si chiamavamo Calea, Pobbia… altre non ne ricordo, località che si raggiungevano tramite i mezzi pubblici, le corriere, che allora pare funzionassero; finché nostro padre acquistò una fiat 500 che il nonno, autista in pensione, utilizzava quando disponibile e con cui i viaggi divennero quasi epici. Meravigliose reminiscenze d’infanzia anche se ormai soffuse dal trascorrere dell’esistenza. Orbene tutto è relativo, pare affermasse Einstein: il viaggio non si qualificava per la distanza, ma per l’esperienza del tutto nuova e meravigliosa anche se si trattava di visitare piccole frazioni composte di poche case e una chiesetta. Pare che oggi i modelli siano cambiati; se non ci si intruppa in una pletora vociante d’individui tesi a visitare gli stessi luoghi in cui scattarsi un selfie (scusate l’anglicismo, preferirei chiamarlo autoscatto, ma oggi così si usa) dimostrativo della presenza sul posto.
Esplicativo un articolo pubblicato su “il manifesto” del 23 maggio a firma Sara Sfortunato in cui si confuta il mito del turismo come “petrolio d’Italia” mentre in realtà, dice S. Gainsforth: “(…) il turismo è diventato uno strumento di valorizzazione immobiliare e ha contribuito a innescare la crisi abitativa che oggi colpisce anche i ceti medi che lavorano, mentre la crescita di flussi temporanei che consumano risorse e servizi pubblici produce costi sociali e ambientali elevati. (…) Certo, il turismo arricchisce alcuni, i proprietari delle terre e delle case, ma alla maggior parte delle persone arrivano soltanto le briciole del sistema, insieme a tutti i suoi costi. Di più, non solo pare che il turismo arrivi dove cresce l’economia e non viceversa: dove arriva il turismo, dopo un po’ non cresce più niente.” Come non essere d’accordo quando molti centri urbani si sono trasformati in ricettacoli di mandrie fluenti armate di smartphone ospitate da strutture, un tempo appartamenti, B&B e Airbag che hanno svuotato le città di possibilità abitative? Parafrasando la famosa frase :«È la stampa, bellezza! La stampa! E tu non ci puoi far niente! Niente!», pronunciata da Humphrey Bogart alla fine del film L’Ultima minaccia, potremmo dire: “è l’overtourism, bellezza! E tu non puoi farci niente!”. Proprio in questi giorni avviene una sorta di rivolta dei pubblici amministratori al fine di contenere l’ormai strabordante turismo del selfie, da Capri a Portofino, da Como a Lecco, solo per citare alcune località, hanno imposto limiti agli accessi e allo stazionamento che intasa piccole vie urbane e si pensa di istituire tasse d’ingresso per ripianare le spese per forniture di acqua e smaltimento rifiuti.
Mi preoccupa di più, però, l’assedio alle località con valenza naturale prese d’assalto da centinaia di auto parcheggiate nei prati o in mezzo alla strada infischiandosene di chi deve transitare e della distruzione di flora e fauna. Da qualche anno anche la Valchiusella è soggetta alla maleducazione overturistica (scusate il neologismo anglo-italico): le belle pozze del torrente dove facevamo il bagno sono infestate di folle schiamazzanti che lasciano rifiuti e cicche spente nelle fessure della roccia, quando non recano appresso casse digitali che sparano pessima musica a tutto volume. Ma il dio della Valchiusella ha provveduto! Qualche mese fa ha inviato Santa Frana che ha provveduto a isolare Fondo, dove nei fine settimana si affollavano centinaia di auto, così la strada Traversella-Fondo è chiusa al traffico veicolare, sembra un paradiso! Si va a piedi, in bicicletta o tramite apposita navetta istituita dal comune. Il mio egoistico augurio è che duri per sempre, non la frana, ma la chiusura strada nei periodi estivi. Se così fosse diventerei fervente discepolo della divinità valchiusellese.
Diego Marra