Legambiente ha chiesto formalmente ai Comuni di rivedere i piani di gestione del verde urbano, eliminando pesticidi e prodotti chimici
È stata inviata il 29 marzo la lettera indirizzata ai vari comuni del Canavese nella quale Legambiente chiede formalmente la sostituzione dei prodotti chimici con metodi meccanici per lo sfalcio o prodotti consentiti in agricoltura biologica per la gestione del verde urbano.
Il tema della lotta ai diserbanti ha cominciato ad assumere una connotazione locale grazie alla formazione di un nuovo gruppo di persone interessate all’argomento.
Nello specifico, Legambiente chiede che le Amministrazioni effettuino una «revisione dei piani comunali di gestione del verde urbano ai fini di tutelare la salute pubblica, con lo scopo di abolire completamente l’utilizzo di prodotti chimici ad azione erbicida, fungicida, insetticida e acaricida».
La Regione Piemonte, il 20 giugno 2016, ha deliberato, in attuazione del Piano di Azione Nazionale (PAN), l’approvazione delle “Linee di Indirizzo regionali per l’impiego di prodotti fitosanitari nelle aree frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili e nelle aree agricole ad esse adiacenti”, all’interno del quale si dice espressamente che «i trattamenti diserbanti sono vietati e sostituiti con metodi alternativi nelle zone frequentate dalla popolazione o da gruppi vulnerabili».
Legambiente chiede che questa deliberazione venga adottata dai Comuni per poter coniugare una buona gestione del verde urbano con un’opportuna cura della salute umana e dell’ambiente.
Queste richieste si inseriscono all’interno dell’iniziativa a carattere europeo di raccolta firme per l’abolizione del glifosato come diserbante. Nella lettera questo tema è ripreso e affrontato nei seguenti termini: «In particolare il glifosato è stato dichiarato dallo IARC (International Agency for Research on Cancer) cancerogeno per gli animali e ‘potenziale cancerogeno per l’uomo’ e, tuttavia, risulta, dal rapporto nazionale ‘Pesticidi nelle acque’ di ISPRA, la sostanza che più spesso ha determinato il superamento della soglia consentita. Il quadro però non è completo poiché in molte regioni italiane la rilevazione del glifosato nelle acque non viene effettuata. In ambiente urbano l’uso del glifosato è stato vietato nelle aree frequentate dalla popolazione o dai gruppi vulnerabili quali: parchi, giardini, campi sportivi e aree ricreative, cortili e aree verdi all’interno di plessi scolastici, aree gioco per bambini e aree adiacenti alle strutture sanitarie dal Decreto Ministeriale del 9 agosto 2016».
In attesa che i Comuni recepiscano la proposta e prendano una decisione è stato organizzato per sabato 8 aprile un banchetto allo Zac d’Ivrea attraverso il quale informare i cittadini interessati sulla questione e raccogliere firme per la petizione europea.
Andrea Bertolino