Intervista a Lucia Panzieri, presidente dello ZAC! giunto al 7° compleanno.
Sabato 4 dicembre si è svolta allo ZAC! di Ivrea la festa per il suo settimo compleanno. Una festa per tutti e per le tante esperienze realizzate che sono diventate a Ivrea il sale della comunità attiva e anche strumento per la costruzione di comunità più giuste, accoglienti e sostenibili. E tutto questo attraverso il riuso di spazi inutilizzati (di “non luoghi” si diceva qualche tempo fa).
Con il bar-ristorante, i mercatini per una spesa locale, l’aula studio per i ragazzi, lo spazio per le associazioni, la “palestra di politica”, i vari corsi e laboratori, e in più tutte le attività a base culturale, la musica, il teatro, il cinema, i libri e le feste, lo ZAC! rappresenta uno straordinario “spazio di comunità”, più ricco e multiforme di altri processi di “rigenerazione urbana” avviati in diverse città italiane ed europee.
Di questo abbiamo parlato con Lucia Panzieri (presidente della cooperativa sociale Zone Attive di Cittadinanza), dei risultati ottenuti in questi sette anni e dei progetti avviati o in cantiere, ma anche delle difficoltà generate, oltre che dalla pandemia, dalla precarietà determinata dalla ormai annosa e complicata vicenda del confronto tra Comune di Ivrea e Ferrovie sulla proprietà dell’area del Movicentro, dove si trova lo ZAC!. Com’è noto, dopo un susseguirsi di termini (annunciati alternativamente o congiuntamente dal sindaco Sertoli e dalla vicesindaco Piccoli) entro i quali la faccenda avrebbe dovuto risolversi, siamo alla fine dell’anno 2021 e ancora nulla è stato definito, con le attività e progetti dello ZAC! che continuano con il “contratto sospeso”. Proprio da qui cominciamo.
Hai notizie del “tavolo Comune-Ferrovie”?
La mia risposta sarà chiara e semplice: NO.
Quanti e quali progetti avete comunque avviato o portato a termine in questi due ultimi anni complicati e a quanti avete dovuto rinunciare per assenza di sicurezza di un contratto a lungo termine?
In questi due anni, pur nelle difficoltà quotidiane relative alla pandemia, abbiamo lavorato veramente tantissimo sulla progettazione, e questo lavoro ha dato i suoi frutti anche in termini di pensiero e auto-consapevolezza. Siamo sicuramente “un luogo del fare“, a volte anche troppo, ogni giorno da noi succedono cose: aver dedicato molte energie a pensare, progettare, riflettere, dare un senso a tutte queste cose è stato indubbiamente uno dei risultati di questi due anni.
I progetti… (quanto tempo abbiamo per questa intervista?? Mettiti comodo!)
Innanzitutto, abbiamo lavorato sul coinvolgimento dei ragazzi e delle ragazze del nostro territorio: quello che abbiamo avviato è un processo di Audience Development non banale, con un taglio antropologico, cioè non ci siamo dati semplicemente l’obiettivo quantitativo di avere più ragazzi in aula studio, più ragazzi ai concerti, in pausa pranzo, alla palestra di politica, così da avere un dato oggettivo di aumento del pubblico (come potrebbe fare un museo o un teatro con i biglietti). No, l’obiettivo che ci siamo dati è un po’ più alto, ed è quello di considerare il nostro pubblico come agente stesso di cultura, autore e artigiano del cambiamento, in un processo (di cui noi, non da soli, possiamo essere facilitatori) di ri-significazione sociale, di senso di stare qui, adesso, in questa comunità, anche in un’ottica generativa e trasformativa.
E’ un processo abilitante per la comunità dei giovani di Ivrea e del Canavese, che si attua in diverse azioni quotidiane, da parte nostra, di attenzione e ascolto, in un’ottica di attivazione sociale (pensiamo ai progetti Open Mic o Connessioni Sonore, o anche alla vicinanza che abbiamo dato ai ragazzi di Fridays for Future), ma anche in progetti più lunghi e significativi come Quello che voglio dirti di Ivrea. Con Quello che Ivrea è nata una redazione under30 che ha prodotto una sua prima rivista di strada, uscita proprio in questi giorni, a distribuzione gratuita nelle scuole superiori e in alcuni negozi in città, e che ha la sua sede nel container giallo che avete visto atterrare davanti allo ZAC! proprio durante la pandemia.
Tutto è cominciato con i manifesti apparsi a Ivrea proprio prima del primo lockdown… È cominciato con una domanda, e ora abbiamo un preziosissimo archivio di Quello che le ragazze e i ragazzi hanno voluto dire di Ivrea. È bellissimo, è sempre in progress e lo trovate qui.
In questo quadro, di vicinanza ai ragazzi e alle ragazze, quest’anno abbiamo proposto alle scuole superiori delle passeggiate di benvenuto per le classi prime, sui percorsi del progetto Il verde intorno a noi, alla scoperta del verde urbano e della città intorno alle scuole. Abbiamo incontrato quasi 300 ragazzi!
Un altro progetto, per noi molto importante e significativo, che ci ha permesso di ampliare e valorizzare i nostri servizi educativi, a favore dei ragazzi più fragili, è l’introduzione di tutor specializzati in aula studio, grazie al finanziamento di Fondazione di Comunità. Nella stanza gialla da sempre accogliamo ragazzini in difficoltà con il percorso scolastico e ora, a fianco dei nostri volontari, ci sono anche dei professionisti che possono supervisionare meglio i percorsi di apprendimento e relazionarsi meglio con le famiglie e le scuole. Sempre grazie a Fondazione di Comunità, quest’anno abbiamo potuto mantenere con forza il nostro presidio sociale educativo FammiSpazio, che accoglie, ascolta e accompagna gruppi vari di ragazzi e ragazze che “stanno” alla stazione di Ivrea.
Per noi, e per loro, questo “stare” è molto importante! Ci mette in discussione su tante tematiche sociali come la dispersione scolastica, l’utilizzo di sostanze, l’isolamento, le disuguaglianze economiche che creano etichette, ingiustizia, povertà educativa, mancanza di autostima… Uno “stare”, quindi, che diventa opportunità di crescita, condivisione e relazione, e che ci consente di provare a costruire, insieme a questi ragazzi, nuovi obiettivi per le loro vite.
Al momento, siamo anche al lavoro su altri progetti, come NextGenU in collaborazione con Il Polo del 900, e il progetto triennale SPACE, che va a consolidare il nostro ruolo come spazio pubblico aggregativo, all’interno del quartiere e sempre in collaborazione con le scuole superiori e con l’Assessorato all’Urbanistica del Comune di Ivrea .Inoltre, da qualche mese è attivo allo ZAC! lo sportello informativo ELP, un luogo accessibile a chiunque voglia ricevere informazioni di base per orientarsi tra i vari servizi e le opportunità presenti sul territorio eporediese. Offre, insieme, il servizio di intermediazione culturale e linguistica. Nasce grazie al progetto Living Better, un progetto di supporto e affiancamento a persone in condizioni di fragilità, con particolare attenzione a quelle con background migratorio, con una partnership ampia di 13 soggetti del Terzo Settore e capofila il Consorzio dei Servizi Sociali InReTe. Poi, non ho ancora finito…
Perché detto questo, penso che siamo anche uno spazio che vive tanto del quotidiano (anche della fatica e del lavoro quotidiano): non siamo un “progettificio” ma una realtà con i piedi per terra, ancorata, salda, che vive anche grazie all’impegno dei soci lavoratori e volontari che gestiscono il bar/ristorante, il negozietto, l’aula studio, lo spazio per le associazioni, la pulizia dei locali e il presidio sociale di tutta l’area della stazione.
Abbiamo quindi riavviato le rassegne musicali, i concerti, le serate di approfondimento, la palestra di politica, tutto quel palinsesto culturale che per noi è la norma e di cui Ivrea non può più fare a meno. Lo ZAC! è sempre più uno spazio di vita e di bellezza, uno spazio di aggregazione civica sempre più aperto, inclusivo, e significativo. E non ce lo diciamo da soli! Siamo anche diventati uno dei 76 Civic Places selezionati da Fondazione Italia Sociale insieme a Touring Club Italiano e SkyTG24, come luoghi belli e inclusivi di comunità. Per rispondere alla tua domanda, sì, abbiamo anche perso delle enormi occasioni a causa della precarietà del nostro contratto (primo fra tutti il bando Culturability, al quale stavamo lavorando in piena pandemia e per il quale sarebbero bastati due anni di proroga che non ci sono stati concessi), ma direi che comunque non ci siamo spaventati e ci siamo tirati su le maniche, nonostante tutto, e grazie soprattutto al grande affetto e ai grandissimi attestati di stima che abbiamo sentito da parte di tutta la città proprio quando ci siamo trovati nei guai.
Non c’è che dire: un mare di progetti, una bella differenza la risposta a questa domanda sui progetti rispetto alla prima sul “tavolo”, ma andiamo avanti. Nato dai GAS (Gruppi di Acquisto Solidali) e dall’associazione Ecoredia, lo ZAC! ha anche sviluppato acquisti sul territorio fuori dal circuito della grande distribuzione (due anni fa quasi il 90% del totale e di questi quasi il 50% da produttori locali). E’ un processo che è andato ancora avanti o ha subito qualche rallentamento per effetto della pandemia? E come vanno i mercatini?
Ti ringrazio per la domanda, perché questa parte del nostro impegno tendiamo spesso a “darla per scontata”, visto che l’acquisto consapevole e critico è nel nostro DNA e non potremmo veramente fare in un altro modo. Ad esempio, nel 2020 abbiamo usufruito con grande facilità di un finanziamento a fondo perduto del Ministero delle Politiche Agricole che andava a sostenere, in periodo di pandemia, tutte le imprese della ristorazione per l’acquisto di prodotti da filiere locali. Per noi è stato veramente un riconoscimento che aspettavamo da tempo: sono gesti della politica seri, che vanno realmente a tutelare i piccoli produttori, i territori e il benessere della comunità.Inoltre, siamo stati coinvolti in un Progetto di sperimentazione per l’attuazione del Piano Paesaggistico Regionale perché siamo stati individuati – intuizione secondo me molto felice – come nodo cruciale di una rete che possa valorizzare il paesaggio e i suoi beni culturali, grazie all’attivazione dei protagonisti del territorio (le aziende agricole) in un percorso di capacitazione, per entrare in un orizzonte di multifunzionalità, rispetto alla filiera agroalimentare, ai temi del turismo dolce e alla tutela del patrimonio paesaggistico. Una bella sfida che ci ha portati a dialogare con il Castello di Masino, un operatore culturale molto diverso da noi per certi aspetti, ma con il quale abbiamo trovato una grande sintonia rispetto ai temi della valorizzazione del territorio.
Sicuramente l’alleanza con la rete dei fornitori locali quest’anno si è rafforzata, ci siamo reciprocamente aiutati, e forse anche la consapevolezza dei consumatori, in questo periodo complicato, è aumentata. A questo proposito, mi piace citare la Tesi di Laurea Magistrale in Economia dell’Ambiente, di una volontaria in Servizio Civile da noi, Stefania Carbone, che ha messo in evidenza come, effettivamente, governare i sistemi alternativi di distribuzione del cibo (nel nostro caso, ad esempio, tramite i mercatini, la collaborazione con il GAS Ecoredia, la consegna a domicilio) renda la filiera agroalimentare locale più resiliente e più efficace nel dare risposte rapide di fronte a una crisi come è stata quella pandemica. Questo modello potrebbe essere un punto di partenza per un sistema di produzione e distribuzione del cibo su scala locale da costruire insieme alle istituzioni e agli altri attori del territorio: noi su questi temi abbiamo molte competenze e una lunga esperienza, che siamo disposti a condividere nell’interesse di tutti.
Sabato festeggiate (e festeggiamo tutti con voi) il settimo compleanno e pertanto dovrebbe essere stata superata la leggenda della “crisi del 7° anno”. Come si caratterizza la festa? Come vedi oggi il rapporto tra ZAC! e la comunità locale nel suo complesso?
Questo momento di festa è veramente importantissimo per noi, e anche molto atteso, visto che la festa del 2019 era stata praticamente leggendaria. Quest’anno ci saranno alcune limitazioni, legate ovviamente al rispetto delle norme sanitarie, ma abbiamo pensato a un tempo lungo, di festa, per far sì che ognuno possa approfittare almeno di un pezzetto di festeggiamento e possa fare un salto a farci gli auguri. Alle 18, nell’area esterna dello ZAC!, ci sarà una performance di street dance con il collettivo di artisti Keep Your Head Up!: show battle, freestyle, beatbox e improvvisazioni che secondo noi ben rappresentano questo pezzo di città, questa terra di writer e skater, di fatto una periferia urbana dove la creatività legata a un certo tipo di cultura underground può esprimersi.
Alle 22, un concerto che inseguiamo da tempo, con gli Uhuru Republic (ATTENZIONE, capienza limitata e green pass obbligatorio). Tra l’Italia, la vetta della montagna africana e le merci del Kariakoo Market di Dar Es Salaam, il collettivo fondato da Giulietta Passera e FiloQ unisce l’elettronica con la musica tradizionale di Kenya e Tanzania. Una serata all’insegna della contaminazione che rappresenta perfettamente l’universo ZAC! e le sue braccia aperte verso il mondo intero.
a cura di ƒz