Casus belli un post su Facebook di critica al congresso regionale di novembre e al documento che ne è uscito. Legambiente nazionale, intanto, firma un protocollo d’intesa con il colosso dell’energia A2A. Legambiente Dora Baltea: «il confronto deve tornare sul piano politico interno, basta con le ripercussioni disciplinari»
“Avviso ai naviganti: la dirigenza regionale di Legambiente ha sospeso l’associazione “Legambiente Circolo Biellese Tavo Burat ODV” inibendogli l’uso della denominazione e del logo di Legambiente. La sospensione è stata decisa in relazione a un post pubblicato in questa pagina facebook in data 6 novembre ove il circolo esprimeva perplessità sulle tesi e sui lavori congressuali segnalando anche una cronaca giornalistica al riguardo”.
Comincia così il post che il circolo Legambiente di Biella ha pubblicato lunedì 15 gennaio sulla sua pagina Facebook e che ha destato disorientamento e sconcerto tra chi ha sempre guardato a Legambiente come ad un’associazione libera, democratica e aperta al confronto.
Una storia di censura? Di messa a tacere del dissenso interno? Un passo indietro può aiutare a far luce sulla vicenda.
Daniele Gamba, presidente del circolo biellese Tavo Burat, ci racconta di come tutto abbia avuto origine domenica 5 novembre all’Auditorium Kyoto presso l’Enviroment Park di Torino in occasione del congresso regionale di Legambiente Piemonte, durante il quale è stato presentato il documento intitolato “L’Italia in cantiere Piemonte e Valle d’Aosta. Innovare, includere, riconvertire per accelerare la transizione ecologica, superare la crisi climatica e costruire un futuro di pace”.
«In quel documento – spiega Gamba – alcuni punti ci convincevano poco: da un lato abbiamo chiesto maggior cautela nel promuovere la collaborazione con le aziende che in qualità di portatrici di interessi privati non sempre hanno a cuore gli interessi ambientali; coerentemente con questa posizione abbiamo anche manifestato sospetto verso la proposta di accelerare gli iter autorizzativi per i cantieri, visto e considerato che in passato erano già state fatte delle semplificazioni amministrative e procedurali da parte dello Stato e che non si può invocare l’urgenza della transizione ecologica per rinnegare strumenti di controllo democratico. Non ultimo abbiamo anche chiesto che venisse inserito nel documento il tema dell’opposizione all’inceneritore di Cavaglià proposto da A2A».
Proposte argomentate, ma che stando ai commenti di chi a quel congresso è andato devono aver toccato qualche nervo scoperto, al punto che lo stesso presidente nazionale Stefano Ciafani si è sentito in dovere di tracciare una linea e di ammonire i “ribelli”: “chi non è d’accordo con il documento può anche andarsene dall’associazione”. Prendere o lasciare.
Il giorno dopo, il 6 novembre, Ettore Macchieraldo (iscritto al circolo biellese) scrive un articolo critico su quel congresso, intitolandolo: “Gli ambientalisti del “ma” e il prendere o lasciare del Presidente” e nello stesso giorno l’articolo viene ripreso e postato sulla pagina Facebook del circolo Tavo Burat e con un commento critico. «Dopo la pubblicazione di quel post ci è stato chiesto dall’associazione regionale di cancellarlo, ma come circolo ci siamo rifiutati». Due mesi dopo è arrivata la sospensione, per altro contestata dal circolo biellese non solo nel merito, ma anche a livello procedurale: «lo Statuto prevede che questo tipo di decisioni debbano essere prese da un Consiglio di Presidenza che dovrà essere eletto il 3 febbraio e che adesso non c’è ancora. Il Regionale ha forzato le regole» conclude Gamba.
Ma perché arrivare a tanto? Perché il Regionale si sarebbe fissato così tanto su un post affatto pericoloso, se pur ritenuto da alcuni un po’ eccessivo?
Lungi dall’essere solo un problema di libertà d’espressione il motivo di questa rottura riguarda la realizzazione dell’inceneritore di Cavaglià e i rapporti che Legambiente ha con A2A. Il circolo biellese contesta l’eccesiva svolta filo-aziendale che la direzione regionale avrebbe intrapreso, non ultimo a partire dalla VII edizione dell’Ecoforum che ha visto rappresentanti di A2A ospiti dell’edizione senza contraddittorio (come per altro s’intuisce dal resoconto pubblicato sul sito regionale dell’associazione). «Quanto successo all’Ecoforum – chiosa Gamba – non è stato un confronto, ma una promozione». Ad aggravare e rendere ancor più opachi i rapporti tra Legambiente nazionale e la società produttrice di energia A2A il 14 dicembre 2023 è stato siglato un protocollo d’intesa il cui obiettivo è ben riassunto nel seguente estratto: “in Italia lo sviluppo delle rinnovabili continua ad essere una corsa ad ostacoli. A pesare in prima battuta norme obsolete e frammentate, la lentezza degli iter autorizzativi, gli ostacoli e le lungaggini burocratiche di Regioni e Soprintendenze ai beni culturali i due principali colli di bottiglia dei processi autorizzativi. Il risultato finale è che nella nostra Penisola l’effettiva realizzazione di nuovi impianti da fonti pulite resta timida e insoddisfacente, quasi un miraggio. In questa corsa ad ostacoli, oltre alla lentezza degli iter autorizzativi e all’eccessiva burocrazia di Regioni e Soprintendenze ai beni culturali, a pesare sono anche i no delle amministrazioni comunali e le opposizioni locali NIMBY (Not In My Backyard) e NIMTO (Not In My Terms of Office)”.
Un documento che non solo chiede minori controlli autorizzativi, ma che dipinge come ostacoli da superare tutte quelle realtà “fastidiose” per gli obiettivi imprenditoriali.
Messe a confronto, le posizioni locali e quelle regionali e nazionali appaiono lontane, sebbene qualche timido segnale di raffreddamento sia stato messo in atto, a partire dalla quasi totale rimozione del post incriminato e dalle parole rilasciare da Gamba al quotidiano La Stampa che dichiara: «non credo si tratti di un dissidio insanabile».
A lavorare per una mediazione e un ritorno al confronto interno è all’opera il circolo eporediese Legambiente Dora Baltea che nel tardo pomeriggio di mercoledì 18 gennaio ha incontrato i vertici dell’associazione regionale. «Abbiamo chiesto con forza che il confronto torni ad essere di natura politica – ci racconta Nevio Perna – lasciando da parte le ripercussioni disciplinari che non fanno bene a nessuno. Il post era esagerato, ma riteniamo siano state fatte delle scelte sbagliate da parte della direzione regionale che devono essere corrette, a partire dalla volontà di forzare le regole statutarie. Riteniamo che la sospensione sia eccessiva e il nodo A2A va affrontato e risolto perché investe tutta l’associazione».
Il 3 febbraio è prevista l’assemblea regionale dei soci che non solo raccoglierà impressioni sul documento congressuale di novembre, ma che dovrà altresì eleggere il Comitato di Presidenza. È di queste ore, tuttavia, la notizia che il circolo biellese non sarebbe stato invitato ai lavori. Una scelta che rischia di aggravare le tensioni e che non agevola il confronto interno.
Andrea Bertolino