La mobilità: una sfida per il futuro

Il 2023 è stato un nuovo anno di estremi climtici: dal 2010 ogni anno batte il precedente per il livello della temperatura media. In particolare l’ottobre del 2022 e l’ottobre del 2023 hanno stabilito dei record di caldo ravvicinati.

Più caldo implica maggiore siccità e crescita degli incendi, se non in numero in vastità. Riscaldamento implica anche mari più caldi e quindi maggiore quantità di vapore acqueo che è la materia prima per lo sviluppo delle tempeste e degli eventi estremi.

Le emissioni di carbonio responsabili del riscaldamento globale provengono dalle attività umane. Della produzione di energia si occupa Mimmo Pignataro in un altro articolo, qui ci occupiamo della mobilità del nostro territorio.

Il tema della mobilità va affrontato ponendoci un duplice obiettivo: in primo luogo ridurre le emissioni di CO2 ed in secondo luogo ripensare il sistema del trasporto collettivo per arrestare lo spopolamento dei nostri paesi.

La politica trasportistica e della mobilità sarà una delle tematiche chiave dei prossimi anni, con potenziali ricadute positive – in caso di lungimirante programmazione e successiva attuazione – di cui potrebbero beneficiare non solo l’ambiente ma diversi settori, da quello produttivo a quello turistico. Ma, più di tutto, la realizzazione di un ecologico, efficiente ed integrato sistema di mobilità potrebbe rappresentare una leva per attrarre le persone e convincerle a stabilirsi in modo permanente in questo territorio, grazie alla possibilità di poter fruire più facilmente di servizi e di poter godere di una buona qualità della vita.

La tematica è alquanto vasta e affrontarla in modo dettagliato in ogni suo aspetto richiederebbe molto più di un semplice articolo, ma in questa sede intendiamo provare a evidenziare quelli che noi riteniamo dovrebbero essere i capisaldi degli interventi in questo settore nel prossimo decennio.

Cominciando dalla mobilità in ambito cittadino, crediamo che il primo obiettivo da porsi sia quello di ridurre quanto più possibile il numero di veicoli privati che nel corso della giornata, e soprattutto negli orari di punta, entrano in Ivrea, una cittadina la cui gestione del traffico è resa particolarmente complessa dalla rete viaria esistente e dalla stessa conformazione orografica. Per raggiungere un siffatto risultato si deve innanzitutto abbattere drasticamente l’utilizzo dell’auto per percorsi di breve e media distanza, favorendo gli spostamenti a piedi o in bicicletta. Se per certi versi questo può voler significare una rivoluzione culturale nelle abitudini del cittadino italiano, è altrettanto vero che essa può essere incoraggiata con adeguate misure: non necessariamente piste ciclabili ad uso esclusivo delle bicilette ma zone 30 ovunque in città, strade in condivisione tra auto e bicicletta a favore di quest’ultima soprattutto per quanto riguarda le condizioni di sicurezza, parcheggi custoditi in luoghi di scambio intermodale come il Movicentro. Un’altra misura per limitare l’ingresso delle auto nel cuore del centro cittadino è prevedere parcheggi nelle zone periferiche della città lungo le principali direttrici di accesso, in corrispondenza dei quali siano previste partenze frequenti di navette dirette verso il centro della città.

Infine, un terzo tassello finalizzato alla riduzione dei flussi di ingresso in città consiste nel disincentivare il traffico di mero attraversamento: è necessaria in questo senso una liberalizzazione della tratta autostradale tra i caselli di Albiano e Pavone prevedendo inoltre la costruzione di un casello leggero all’uscita sud della città a San Bernardo dove l’autostrada incrocia la SS26, con contestuale parcheggio di scambio intermodale. Anche da questa direttrice dovrebbero essere attivate frequenti navette dirette verso il centro città, così come dalla direttrice ovest in corrispondenza del casello autostradale di Pavone. Per la direttrice nord, invece, il collegamento frequente con il centro cittadino dovrebbe essere garantito da un servizio di metropolitana leggera lungo la tratta ferroviaria tra Ivrea e Quincinetto sfruttando le stazioni ferroviarie già esistenti di Montalto Dora, Borgofranco, Settimo/Tavagnasco e Quincinetto.

Per capire quanto può essere importante il ruolo della ferrovia teniamo presente che più del 70% degli abitanti dell’Eporediese abita in un raggio di 5 km dalla stazione ferroviaria più vicina.

Il ruolo della ferrovia Chivasso – Ivrea – Aosta è centrale nel sistema trasportistico eporediese e canavesano, connettendo i due capoluoghi regionali Torino e Aosta e collegandoli a Milano attraverso il nodo di Chivasso. In particolare, la stazione di Ivrea con l’annesso Movicentro, sede di scambio multimodale, si trova nei pressi del centro città ed è immediatamente adiacente a due istituti scolastici di secondo grado, a tribunale e procura della Repubblica in Piemonte secondi solo a quelli di Torino per territorio di competenza e popolazione afferente, e nel futuro prossimo al nuovo Ospedale del Canavese oltre che al poliambulatorio dei servizi sanitari. L’inserimento di Ivrea nel Servizio Ferroviario Metropolitano (SFM), richiesto anche dai sindaci del territorio, grazie a corse a cadenza oraria tra Ivrea e il passante torinese avrebbe un’immediata ricaduta positiva per i viaggiatori che afferiscono ai bacini di utenza di Strambino, Caluso e Montanaro, i quali godrebbero di un collegamento diretto con il capoluogo sabaudo mentre ora sono costretti al cambio di treno a Chivasso, senza garanzia di attesa della coincidenza. In prospettiva, il raddoppio selettivo del binario tra Ivrea e Chivasso (nello specifico, da Ivrea a Mercenasco e da Caluso a Chivasso), il cui progetto preliminare è previsto dagli accordi con RFI a parziale compensazione per i disagi arrecati dai lavori per l’elettrificazione, garantirà un decisivo aumento della capacità della linea. Ciò renderà la linea molto più affidabile in termini di rispetto dei tempi di percorrenza, oggi spesso disattesi per la necessità di incrocio dei treni nelle stazioni e non in linea, e permetterà di aumentare il numero di tracce e quindi la frequenza dei passaggi dei convogli, trasformando il servizio in una vera metropolitana leggera. Nel frattempo, al termine di tre anni di lavori a partire dal prossimo gennaio 2024, avremo finalmente in eredità una linea completamente elettrificata lungo l’intero suo sviluppo, con benefici in termini ambientali nonché di qualità del servizio, potendo disporre di un parco materiale senza alcuna limitazione come invece avviene oggi con i treni bimodali caratterizzati da inadeguata capacità di trasporto.

A fine novembre si sono tenuti gli Stati Generali del Turismo Lento a cui è seguito il Convegno della Confindustria del Canavese dedicato allo stesso tema. Si parla ormai dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea come il potenziale maggior parco outdoor di Europa. Qualcuno pensa che ciò sia possibile senza un adeguato sistema della mobilità che permetta un comodo accesso e spostamenti nel territorio da un lato e che impedisca un sovraccarico di traffico di auto dall’altro?

Abbiamo accennato prima alla necessità di ripensare anche il trasporto pubblico su gomma che ha percorsi e frequenze non più adeguati ad un contesto profondamente mutato dopo la scomparsa dell’Olivetti. Oggi la mobilità delle persone può essere risolta solo attraverso un innovativo sistema misto e intermodale.

Noi pensiamo che la sfida della mobilità sostenibile non si possa affrontare senza la cooperazione territoriale che metta al centro la realizzazione di un Piano della Mobilità Sostenibile e che all’amministrazione di Ivrea spetti la responsabilità di promuoverlo. Si inizi a considerare la conurbazione di Ivrea come area di partenza per poi includere l’area più vasta.

Mirko Franceschinis
Nevio Perna
Circolo Legambiente Dora Baltea