Di nuovo, dopo il 2016, il 25 aprile a Lace i sindaci dell’Eporediese si rendono protagonisti di un’azione non proprio edificante. Levarsi la fascia tricolore e andare via senza ascoltare gli oratori della cerimonia è stato un atto irrispettoso e non giustificabile da alcuna motivazione.
È accaduto di nuovo. Sempre a Lace dove in centinaia ci ritroviamo da anni la mattina del 25 aprile per ricordare l’eccidio per mano nazista dei partigiani della VII Divisione Garibaldi e della 76a Brigata Togni. Là si danno appuntamento gli antifascisti eporediesi e quelli biellesi, divisi dalla Serra, ma uniti nel ricordo del sacrificio partigiano e nella condivisione dei valori della Resistenza.
Come fra le brigate partigiane di diversa provenienza, anche a Lace si discute ogni anno su come organizzare la ricorrenza, non fermandosi alle differenze, ma andando avanti, come fecero i Partigiani, perché il fine ultimo è condiviso e importante: ricordare l’eroismo e il sacrificio di ieri, perché non si ripeta, non nascondendo quindi gli allarmi per la democrazia e la libertà di oggi.
I Sindaci dell’eporediese abbandonano Lace
Ma il 25 di quest’anno a Lace è accaduto un fatto grave, alcuni sindaci dell’Eporediese, quello di Ivrea in testa, dopo l’intervento del sindaco di Donato, si sono tolti la fascia tricolore e se ne sono andati lasciando basiti i presenti. Uno schiaffo alla memoria partigiana da parte di primi cittadini che devono rappresentare le Città, le cittadine e i cittadini dei loro Comuni e non loro stessi. Esterrefatto anche il segretario della Camera di Lavoro di Torino, Federico Bellono, chiamato ad intervenire come oratore ufficiale dall’Anpi di Ivrea e Basso Canavese. Abbiamo visto tutti Bellono chiedere ragione al sindaco di Ivrea Matteo Chiantore della loro fuga, il sindaco parla di contenuti non condivisi, di non conoscere chi parla, … Bellono gli fa presente che andare via prima del suo intervento, lì per l’Anpi di Ivrea, è irrispettoso per le due organizzazioni, la Cgil e l’Anpi. E si può ben aggiungere che è irrispettoso anche verso i presenti e i cittadini eporediesi che oltre a non vedere nel corteo il gonfalone della propria città, che tanto ha dato alla Resistenza, han dovuto poi vedere il proprio sindaco togliersi la fascia tricolore e andare via.
Non è il 25 aprile ad essere divisivo
Non è il 25 aprile dunque ad essere divisivo, lo sono le persone che pensano che ci sia un solo ed unico modo di festeggiare la Liberazione e ricordare i nostri partigiani e partigiane.
Vi sono invece diversi modi di intendere i festeggiamenti per il 25 aprile: c’è chi commemorando i partigiani e festeggiando la Liberazione vuole dare continuità a quella lotta, attualizzare i valori della Resistenza per tenerli ancor più vivi e vicini alle persone, in particolare ai giovani. È questa la linea guida dell’Anpi Valle Elvo e Serra che ogni anno a Lace cerca invitare oratori qualificati e disponibili a parlare anche delle criticità odierne, degli attacchi alla democrazia, delle nuove resistenze, di popoli oppressi, come fummo noi italiani, come i Palestinesi. C’è chi vorrebbe invece fermarsi alla commemorazione, al racconto della storia, al rito. Quest’ultima linea è quella più vicina all’Anpi di Ivrea e Basso Canavese e ai sindaci che hanno abbandonato Lace il 25 aprile e che ci dicono, come leggiamo da un virgolettato attribuito al Sindaco di Ivrea: “l’anno prossimo organizzeremo un nostro momento, presumibilmente il 24“.
Chi è dunque divisivo?
Si può non essere d’accordo con i primi e si può ritenere insufficiente la linea dei secondi, ma comunque la si pensi, si sta là insieme davanti al ceppo che ricorda l’eccidio e sul quale è inciso “Ma vi diciamo, compagni, che più forte che il rimpianto per la vita che di abbandonava fu la coscienza di morire per la vostra libertà”. È dunque un dovere quello di difendere oggi questa libertà, non dandola per scontata. Contestualizzare e attualizzare è complesso, ma è doveroso farlo. Il ricordo e riconoscimento delle gesta dei nostri resistenti non deve mai mancare, sono esempi essenziali per ognuno di noi. Ma i riti da soli non aiutano a difendere i valori per i quali sono morti partigiane e partigiani, non possiamo cristallizzare la Resistenza. In fondo c’è spazio per tutti nel largo prato di Lace, ma evidentemente c’è chi non ama la pluralità, le voci diverse, perché magari scomode, e quindi se ne va. E se lo fanno dei sindaci, questo deve preoccuparci.
E se l’abbandono dei sindaci avviene prima di aver ascoltato gli interventi, con pregiudizio, il fatto è ancor più grave. E dire che l’Anpi di Ivrea aveva scelto quest’anno come oratori ufficiali proprio i sindaci, ma questi hanno declinato l’invito. Non volevano intervenire senza sapere chi fosse il sociologo Charlie Barnao, oratore ufficiale per Valle Elvo, e ne han chiesto il Cv (sic!). E poi chissà cosa avrebbero detto il rappresentante del “Coordinamento biellese antifascista” e quello dei “Biellesi per la Palestina“. Non sia mai che si stia lì ad ascoltare degli antifascisti e dei difensori di un popolo oppresso e martoriato, vittima di apartheid e colonialismo. Da sindaci a omologatori il passo è stato breve.
Federico Bellono, segretario Cgil Torino, invitato dell’Anpi di Ivrea, parla senza avere davanti a sé i sindaci dell’Eporediese
Come è noto, l’Anpi di Ivrea, dopo il rifiuto dei sindaci, ha lavorato per cercare un altro oratore.
La scelta è caduta su Federico Bellono, segretario della Camera di lavoro di Torino, che ha accettato di buon grado.
Un democratico non rifiuta un invito dell’Anpi e non chiede, ma chi sono gli altri? E cosa diranno? Va e parla, dice la sua, e ascolta anche. (qui l’intervento di Bellono)
Leggiamo dalle dichiarazioni stampa che il Sindaco di Ivrea dice di aver scoperto solo la mattina a Lace che sarebbe intervenuto Bellono. Difficile credere che il Presidente dell’Anpi abbia modificato e diffuso la nuova locandina a tutti, stampa inclusa, e lo dimostra anche un articolo su La Sentinella, tranne che al Sindaco di Ivrea. Ma se anche fosse, appreso che Bellono sarebbe intervenuto, non si doveva fermare anche solo per rispetto alla persona e al ruolo che ricopre, oltre che per rispetto dell’Anpi di Ivrea?
D’altronde non era la prima volta che sindaci dell’Eporediese si toglievano la fascia tricolore a Lace. Era già accaduto nel 2016 quando l’Anpi di Ivrea propose fra i suoi oratori Marco Bellini, presidente del Comitato di Ivrea per il NO alla riforma costituzionale del Pd guidato da Renzi, comitato del quale l’Anpi faceva parte. Appena Bellini iniziò a parlare, i sindaci del Pd si tolsero la fascia. Una brutta abitudine dunque. Togliersi la fascia non davanti ad un fascista che parla, ma davanti a donne e uomini liberi e democratici che esercitano il diritto costituzionale della libertà di espressione è inqualificabile e indifendibile.
Occorre ricordare alle sindache e ai sindaci che quella fascia non è una sciarpa che si leva perché dà fastidio quando fa caldo, né una coccarda di partito, ma è la fascia simbolo della Repubblica che racchiude il valore democratico e la storia del paese. È composta dai colori della bandiera italiana rendendo il sindaco un rappresentante del popolo e delle istituzioni locali. I Sindaci sono prima di tutto questo “rappresentanti del popolo e delle istituzioni”, e solo dopo ma molto indietro sono uomini e donne di partito.
Togliersi la fascia vuol dire decidere scientemente di non voler rappresentare il popolo e le istituzioni in una cerimonia che ricorda uomini, partigiani, morti per la libertà e la democrazia del nostro paese. Indifendibili.
Cadigia Perini