La discussione in consiglio comunale sulla mozione “fantasma” pro-Israele delle destre

Durante il consiglio comunale di giovedì 26 ottobre la maggioranza si ritrova a discutere di una mozione estremista pro-Israele delle destre; vano il tentativo di una contro-mozione e di un maxi-emendamento. Il consigliere Cantoni ritira la mozione, lascia l’aula e accusa: «siete democristiani». Perché la maggioranza ha avuto paura a bocciarla?

I fatti sono ormai noti ai più: giovedì 26 ottobre il consiglio comunale d’Ivrea è cominciato con un’ora di ritardo a causa delle difficoltà d’intesa tra maggioranza e minoranza sorte in seguito alla presentazione della mozione pro-Israele sottoscritta dai consiglieri Andrea Cantoni, Gabriele Garino (Fdi, Lega, FI, Eporedia Futura) ed Elisabetta Piccoli (Lista Civica Progetto Ivrea).
La mozione esprimeva “piena e incondizionata solidarietà al popolo israeliano e allo Stato d’Israele, baluardo della democrazia in Medio Oriente” e impegnava la giunta, tra le altre cose, non solo a condannare l’atto compiuto da Hamas, ma anche a “illuminare con i colori della bandiera israeliana Piazza Ottinetti e a esporre la bandiera dello Stato d’Israele sul Palazzo Comunale sino alla conclusione del conflitto”.
La maggioranza, contraria alla mozione e al suo contenuto di parte, avrebbe così presentato una contro-mozione “moderata” che tenesse in considerazione anche le ragioni palestinesi, aggiungendo l’esposizione delle bandiere della Palestina e della Pace. «Alla notizia che avremmo ritirato la nostra mozione» scrive il consigliere Cantoni sul suo blog sul giornale LaVoce «il Presidente Spitale si è premurato di far accettare alla maggioranza di cui è esponente la trasformazione in un maxi-emendamento – peraltro con modalità assolutamente estranee al Regolamento del Consiglio Comunale (art. 29 comma 4) – in modo da consentire la relativa discussione all’assise». L’inevitabile stravolgimento che la mozione avrebbe subìto ha così portato il consigliere Cantoni non solo a ritirare la mozione, ma anche ad abbandonare l’aula (nonostante Spitale abbia dichiarato che nella riunione capigruppo Cantoni si era reso disponibile ad accettare gli emendamenti), lasciando così la maggioranza “sola” ad esprimere per un’ora le ragioni di disappunto sulla mozione senza che vi fosse più alcuna mozione da votare.
Sull’opportunità di permettere una discussione così lunga su un argomento “formalmente” ritirato appare semplicistico il rimando al regolamento del consiglio comunale, vista e considerata la necessità di discutere su un tema così urgente e delicato. Così se da un lato il consigliere Andrea Cantoni accusa il presidente del Consiglio Comunale Luca Spitale di essere uscito dai “binari” che il ruolo impone («forse Luca Spitale si è dimenticato di lasciare i panni di Segretario cittadino del Partito Democratico» afferma il consigliere vicino a Fratelli d’Italia) dall’altro lato Vanessa Vidano di ViviamoIvrea afferma: «personalmente difendo la decisione del Presidente del consiglio di aver comunque permesso ai consiglieri di esprimersi sulla mozione, proprio in virtù dello sgambetto fatto da Cantoni non a lui, ma a tutto il consiglio comunale».

Che di sgambetto, di torto o di semplice gesto “sensazionalistico” si tratti, va da sé che stravolgere completamente il senso di una mozione equivale ad annullarla, a rendere il contenuto diverso da quello dei proponenti. Le destre firmatarie chiedevano una cosa molto semplice (tolti i fronzoli e i “se, ma, tuttavia” che possono essere argomentati): siete a favore del diritto di Israele di difendersi e lasciare che il popolo palestinese venga massacrato? Come interpretare diversamente una mozione che dimentica volutamente e scientemente 75 anni di storia e non menzionare nemmeno una volta la parola Palestina?

Dal momento che a Gaza si sta compiendo un vero e proprio massacro (“stiamo assistendo a un’operazione di pulizia etnica e di genocidio” afferma in un video su Instagram la giornalista palestinese Hind Khoudary), ci sono milioni di civili isolati e senza elettricità, gli ospedali sono ormai senza medicine per i feriti e malati e il 27 ottobre il consigliere del premier israeliano Mark Regev ha gettato la maschera affermando “la vendetta inizia stanotte”, se questo è il diritto di difesa invocato dalle destre la risposta possibile della maggioranza consiliare avrebbe dovuto prevedere un secco “no”.
Perché la maggioranza non ha semplicemente bocciato la mozione spiegando con una dichiarazione di voto il perché del rigetto? Sarebbe stato così terribile fare il “gioco” di Cantoni (che si aspettava un netto rifiuto, non di certo una contro-mozione), ma dimostrare così di essere vicini e solidali alle barbarie che sta subendo il popolo palestinese? Da dove arriva questo bisogno di moderazione e conciliazione che rende fondata l’accusa del consigliere Cantoni rivolta alla maggioranza di essere paragonabili a dei democristiani?
La consigliera Erna Restivo di Laboratorio Civico ha provato a giustificare la scelta di venire incontro alle minoranze sostenendo: «siamo d’accordo a condannare Hamas, ma abbiamo cercato di aumentare il grado di complessità della mozione basandoci su quello che sta accadendo»; una risposta certo ragionevole, ma che rimanda ad un ultimo, semplice interrogativo: visto il dramma che si sta consumando in Medio Oriente perché la maggioranza composta da Partito Democratico, ViviamoIvrea e Laboratorio Civico non ha sentito il bisogno di presentare per tempo un ordine del giorno o una mozione sull’argomento?
Sarebbe bastato questo per smontare dignitosamente la mozione delle destre firmatarie e offrire alla cittadinanza un dibattito più decoroso di quello di giovedì; invece la maggioranza colta alla sprovvista è dovuta correre ai ripari, inseguendo la strada più ambigua che proponeva sì di esporre la bandiera d’Israele, ma accanto a quelle della Palestina e della Pace (oltre altre modifiche che non sono state rese note in consiglio).

A tutto questo si aggiunge “l’effetto boomerang” di queste ore che la maggioranza aveva probabilmente cercato di schivare, ossia evitare di prestare il fianco alle destre di essere tacciati di antisemitismo. Se il presidente Spitale avesse interrotto per tempo la discussione in consiglio comunale, infatti, il consigliere Andrea Gaudino di Laboratorio Civico non avrebbe potuto affermare «è importante dire che siamo con entrambi i popoli. Se diciamo che Hamas è terrorista, dobbiamo dire che anche il governo israeliano lo è»: un’affermazione più che lecita, ma che forse sarebbe stato più opportuno esporre diversamente, togliendo alle destre l’opportunità di avanzare sciocche accuse di antisemitismo.
«Terrorista è chi sparge terrore. Si parla di 7.000 morti nella striscia e le bombe continuano a brillare! Non è terrore? Non è genocidio?» si chiede infatti Franco Giorgio di Unione Popolare.
Il fatto che questa destra usi faziosamente il conflitto israelo-palestinese per tentare di insinuarsi nelle crepe di una maggioranza unita, ma eterogenea deve suonare come un campanello d’allarme; un monito affinché la maggioranza non si faccia trovare più impreparata e si mostri in futuro meno timida nel bocciare mozioni irricevibili.

Andrea Bertolino

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