Ivrea al 40% di affluenza ai referendum su lavoro e cittadinanza

Nonostante il fallimento dei referendum, molti Comuni del Canavese registrano un’affluenza al di sopra della media nazionale. Anche a Ivrea, come nel resto d’Italia, si conferma il divario tra centro e periferie

Che il 50% fosse un “miraggio” era nell’aria, ma certamente la sconfitta referendaria sarebbe stata meno cocente se avesse raggiunto almeno il 40% dei voti nazionali. L’asticella della partecipazione al voto dei referendum dell’8 e 9 giugno si è invece fermata a poco più del 30% e il segretario generale della CGIL Maurizio Landini non ha usato mezzi termini: «il nostro obiettivo era raggiungere il quorum per cambiare le leggi, è chiaro che non lo abbiamo raggiunto. Oggi non è una giornata di festa».
Di certo non hanno aiutato gli appelli all’astensione da parte delle due principali cariche dello Stato, il boicottaggio istituzionale da parte della RAI (richiamata dell’AGCOM in quanto non stava fornendo un’informazione corretta, imparziale e completa), né l’assurda opposizione della CISL (ovvero il secondo sindacato italiano per numero d’iscritti) che da un lato distribuisce volantini in cui sostiene di “preferire il dialogo e la contrattazione per migliorare le condizioni di lavoro” e dall’altro sottoscrive accordi di licenziamento incentivato per 610 lavoratori in Stellantis.
Senza questa campagna “contro-referendaria” sarebbe potuta andare diversamente?
Difficile immaginarlo, sopratutto in un paese che non crede più al voto come strumento di cambiamento dell’esistente, ma quel che è certo è che una larga parte del paese (e soprattutto dei lavoratori e delle lavoratrici) ha di fatto contribuito a conservare lo status-quo.

Ivrea e il territorio canavesano non fanno eccezione. Anche da noi l’affluenza si è assestata sotto il 50%, ma con risultati nettamente più alti della media nazionale che confermano la vocazione democratica e partecipativa di questo territorio.
Ivrea registra, infatti, un’affluenza del 40,5% con circa 7.200 elettori votanti su 17.800 ed è preceduta da Cascinette con un 45,2% di partecipanti al voto. Seguono, in ordine decrescente, i comuni di Salerano (42,7%), Chiaverano (40,4%), Montalto Dora (40%), Chivasso (39,2%), Banchette (39%), Borgofranco d’Ivrea (36,5%), Pavone (35,5%), Caluso (35,5%), Strambino (32,8%), Cuorgnè (31,2%), Rivarolo C.se (30,6%), Castellamonte (30%) e Bollengo (28%).
Uno sguardo più dettagliato relativo alla città d’Ivrea mette bene in luce il divario riscontrato anche a livello nazionale tra centri e periferie. Le sezioni che vanno dalla 1 alla 8 (ovvero quelle del centro storico e San Lorenzo) registrano una partecipazione che oscilla tra il 36% e il 50%, mentre le sezioni dei quartieri periferici hanno visto un’affluenza tra il 33,9% di San Bernardo e il 37% del quartiere San Giovanni, passando per il 34% di Torre Balfredo e il 35% di Bellavista.

Un ulteriore elemento di differenza ha riguardato la “forbice” tra i sostenitori del SÌ e del NO. A livello nazionale i 4 quesiti sul lavoro hanno visto prevalere con oltre l’89% i sostenitori del Sì, mentre, seppur positivo, decisamente più basso il risultato del 5° quesito sulla cittadinanza che è arrivato al 65,5% (9 milioni di voti) contro il 34,5% di no (oltre 4,7 milioni). Ivrea non fa eccezione, ma se nelle sezioni 1 e 2 (Centro storico) i NO sono stati messi in netta minoranza con il 19% e il 16% delle preferenze, a Torre Balfredo la percentuale sale fino a sfiorare il 36,5%, superata anche dalle sezioni del quartiere San Bernardo che toccano il 38%.

A voler “giocare” con i numeri, infine, la somma dei voti eporediesi alle Europee 2024 di Partito Democratico (3.351), Movimento 5 Stelle (689), Alleanza Verdi Sinistra (982) e Pace, Terra, Dignità (332) arrivava ad un totale di 5.354 contro 6.204 SÌ ai referendum sul lavoro: 850 voti in più. Il paragone tra un’elezione politica e un referendum è ovviamente azzardato, ma nel gioco delle ipotesi si può supporre che anche elettori non allineati al centro sinistra sono disposti a cambiare i loro posizionamenti laddove si prova a soddisfare una domanda legata ai bisogni materiali e, nello specifico, al lavoro.

a cura di Andrea Bertolino