Negli anni duemila si è consolidato nella nostra città il passaggio dal settore metalmeccanico e informatico al settore delle telecomunicazioni che dopo il boom iniziale sta vivendo in questi ultimi anni una forte crisi occupazionale. Le segreterie nazionali dei sindacati confederali delle Tlc affermano che in Italia “sono a rischio reale oltre 20.000 posti di lavoro” e definiscono quello delle Tlc “un modello industriale sbagliato”. Intervista a Ivan Corvasce della segreteria Slc-Cgil di Torino e Piemonte per fare un punto sulla situazione nel nostro territorio.
Inizio chiedendoti di inquadrare il settore delle Telecomunicazioni in Piemonte e nella nostra città dove sono presenti tre dei principali operatori delle telecomunicazioni (Tim, Vodafone, Wind3) e una delle principali aziende di servizi clienti in outsourcing (Comdata-Konnecta). Quanti sono oggi gli addetti delle aziende Tlc a Ivrea e quale è stato il calo negli ultimi anni?
«Il Settore delle TLC in Piemonte conta circa 8000 lavoratrici e lavoratori che operano per circa il 50% all’interno delle Telco, ovvero le grandi società di telecomunicazioni, il restante opera all’interno dei contact center, ovvero in aziende che lavorano in outsurcing sia per le grandi aziende di telecomunicazioni sia per aziende che, ad esempio, operano nel campo delle utilities come acqua, energia. Queste ultime, insieme al settore assicurativo e bancario, sono in grande crescita nel settore dei contact center. In forte riduzione il lavoro in outsurcing per le grandi aziende di telecomunicazioni che oggi si attesa intorno al 40%. Poi c’è ancora una piccola percentuale di lavoratori che opera nelle aziende che si occupano fisicamente di effettuare i lavori di messa a terra della fibra come escavatoristi, giuntisti: chi posa fisicamente la fibra. Ad Ivrea, che aveva trovato un naturale sbocco nel Settore delle TLC dopo la grande storia olivettiana, operano tutte le più grandi aziende di Telecomunicazioni e appunto Comdata-Konnecta, azienda leader nel settore dei contact center. In totale circa 3000 lavoratrici e lavoratori.»
E veniamo al tema più caldo in questo momento, l’ennesimo annuncio di esuberi e di nuovi contratti di solidarietà da parte di Comdata. Su questo giornale abbiamo più volte stigmatizzato la gestione aziendale, ma allo stesso tempo abbiamo criticato la debolezza sindacale nella contrattazione con l’azienda e l’assenza di adeguata mobilitazione dei lavoratori. Perché i lavoratori non vengono sensibilizzati e chiamati a sostenere le loro ragioni e i loro diritti? Ha colpito la mancanza di un presidio davanti a Confindustria il 30 in occasione dell’incontro dove Comdata avrebbe annunciato tagli.
«Se vogliamo inquadrare il tema relativo alle difficoltà di Comdata-Konnecta e quindi delle lavoratrici e dei lavoratori che al suo interno prestano la loro attività è necessario provare a costruire un quadro più generale per comprendere come il Settore si sta muovendo.
C’è un primo tema inerente, per quanto ci riguarda, il mantenimento di queste aziende all’interno di un perimetro, quello delle Telecomunicazioni, che, come dicevamo, vede sempre più ridursi il lavoro derivante dalle grandi aziende TLC. Da questo punto punto di vista è necessaria una grande operazione di riqualificazione delle lavoratrici e dei lavoratori che consenta loro di operare anche su altri mercati, anche su quelli non ancora esplorati, che richiedono e richiederanno sempre più maggiori competenze. Naturalmente il tema delle maggiori competenze dobbiamo necessariamente legarlo a un tema di salario. Maggiori competenze devono corrispondere ad un incremento dei salari. Tra l’altro in un sistema che vede ancora troppe e troppi lavoratrici e lavoratori impiegati in part time involontari. In questo senso è necessario che anche le aziende invastano molto di più in formazione e riqualificazione.
Dall’altro il sistema delle “clausole sociale” riteniamo debba essere rafforzato sia all’interno del sistema degli appalti sia, ad esempio esempio nei termini inerenti alla territorialità.
SLC CGIL, insieme alle altre organizzazioni sindacali, ha più volte denunciato questi temi che tra l’altro sono stati inseriti all’interno dello sciopero generale nazionale del settore del giugno scorso che ha coinvolto tutte le lavoratrici e i lavoratori delle telecomunicazioni.
Tante sono le volte in cui abbiamo dovuto denunciare comportamenti non propriamente sindacali in riferimento o alla mancata volontà di attivare le clausole sociali nella maniera corretta o addirittura eluderla, come nel caso di INPS SERVIZI, lo abbiamo fatto e in molti di questi casi abbiamo anche proclamato degli scioperi, nazionali e territoriali.
Abbiamo attivato in questi mesi una interlocuzione con l’Amministrazione Comunale per provare anche ad attenzionare le Istituzioni locali su questi temi. Proviamo a muoverci in questa maniera. Abbiamo necessità che anche la politica discuta di questi temi e che faccia tutto il possibile per avere una attenzione sul mondo del lavoro.
Comdata, ed i lavoratori di Comdata, hanno in questi mesi assistito alla mancata applicazione della clausola sociale non ritenuta indispensabile dai committenti, tra l’altro cosa ancor più grave due committenti pubblici come INPS SERVIZI (societa 100% posseduta da INPS) e da Regione Lombardia, e in questo senso è chiaro che si apre un problema. Intanto per i lavoratori poi anche per l’azienda la quale perde delle attività.
Noi abbiamo la necessità intanto, da subito, di mettere in protezione quei lavoratori. In secondo luogo, dobbiamo denunciare il mancato rispetto di una Legge dello Stato, la clausola sociale.
Ed in terzo luogo dobbiamo chiedere a Comdata di recuperare, nel più breve tempo possibile, del lavoro che consenta di uscire dalle difficoltà. È solo attraverso l’entrata di nuove attività, o l’aumento stabile dei volumi di quelle che già ci sono, che noi potremo uscire da un sistema di ammortizzatori sociali che ormai colpisce le lavoratrici e i lavoratori di Ivrea da qualche anno.
Comdata sa bene che siamo disponibili a sederci intorno ad un tavolo a discutere di queste questioni.
In relazione all’incontro del 30 è stato un incontro come tanti se ne fanno. Naturalmente ci è stato presentato un quadro che, tra l’altro, conosciamo molto bene. Non mi risulta vi sia alcuna dichiarazione formale di esuberi.»
Pur riconoscendo le difficoltà dell’azione sindacale in un settore caratterizzato da frammentazione e scarsa sindacalizzazione, a volte sembra che manchino strumenti e strategie. Ad esempio, perché a fronte di un problema su una commessa viene proclamato lo sciopero solo per i lavoratori coinvolti (come è accaduto per Aria-Lombardia e prima ancora per Inps) e non per tutta la sede? Non è questo un modo per rendere passivi gli altri lavoratori, illudendoli di essere al sicuro e di ridurre la portata della mobilitazione?
«Scarsa sindacalizzazione non direi. SLC CGIL ha eletto alle ultime elezioni 3 RSU, sono 9 nel complessivo. Una compagine sindacale, segno anche di un certo interesse sindacale, ampia.
Come dici la forte frammentazione dei lavoratori non aiuta. Parliamo di poco meno di mille lavoratori che operano su tante commesse. Parliamo di lavoratori subordinati, somministrati, a tempo determinato e indeterminato. Parliamo di lavoratori che operano su turni, spesso part time.
Parliamo di lavoratori che hanno in taluni casi contratti nazionali differenti. Ora questo è un quadro complicato nel quale non abbiamo nessuna intenzione di tirarci indietro. Il mondo del lavoro, purtroppo, vive questa realtà. Le RSU e le organizzazioni sindacali si muovono in questo contesto.
Dobbiamo continuare a lavorare per provare a unirlo questo mondo frastagliato.
L’azione dello sciopero è una tra le azioni che possiamo mettere in campo. Abbiamo chiesto alle lavoratrici ed ai lavoratori di esercitarla sempre nelle forme e nei tempi opportuni. Nel rispetto dello strumento e delle persone.
Stiamo anche per affrontare l’elezione delle RSU. Altro fatto molto importante. Sono state aperte le procedure nel mese di novembre che porteranno le lavoratrici ed i lavoratori al voto che, molto probabilmente, verrà effettuato in modalità telematica così come richiesto dalla commissione elettorale.
Ed a proposito di unire il lavoro per la prima volta si voterà contestualmente in tutte le sedi piemontesi di Comdata di Ivrea, Asti e Torino. Mi sembra un fatto rilevante in termini di possibilità di unire il lavoro e le sue rivendicazioni. SLC CGIL ad Ivrea ha presentato una bella lista, composta prevalentemente da lavoratrici, che siamo sicuri incontrerà il favore delle lavoratrici e dei lavoratori.»
L’ultima domanda non può che riguardare la situazione delle operatrici e degli operatori di Comdata di Ivrea. Nessuno dei lavoratori non entrati in Inps è stato ricollocato e da luglio sono in cassa integrazione, stessa sorte toccherà chi lavorava nella commessa Aria. E almeno per altre tre commesse Comdata ha comunicato cali di volumi e annunciato nuova la solidarietà a partire dal 2024. È chiaro il disinvestimento di Comdata su Ivrea, come vi state muovendo come sindacati territoriali ed Rsu per contrastare questa emorragia di lavoro dalla sede di Ivrea?
«Chiediamo a Comdata di uscire dalla logica della commessa.
L’assenza della clausola sociale ha reso per i lavoratori ex INPS la loro scelta una scelta comunque difficile. Sia per chi ha deciso di partecipare sia per chi ha deciso di non partecipare al bando di selezione pubblica.
Ora è necessario uscire dalla logica della commessa ed entrare in una logica complessiva di sede. Il nostro obiettivo è ora quello di far uscire questi lavoratori da una condizione di non lavoro e consentire loro di ricollocarsi all’interno dell’azienda.
Non ritengo che il percorso si chiuda né oggi né domani. È un percorso difficile ma è quello che vogliamo intraprendere. Quello che chiederemo all’Azienda è un impegno a reperire maggiori volumi e nuove commesse.»
Cadigia Perini