E allora le foibe?

Bocciata in Consiglio Comunale a Ivrea la mozione di minoranza sul mancato patrocinio alle manifestazioni del Giorno del Ricordo

Nella seduta del consiglio comunale di lunedì 25 marzo i consiglieri di minoranza Andrea Cantoni, Gabriele Garino ed Elisabetta Piccoli hanno presentato una mozione critica verso la giunta eporediese per aver negato il patrocinio al Giorno del Ricordo richiesto dall’associazione 10febbraio. La mozione ha avuto i soli voti favorevoli dei tre firmatari; della minoranza si sono astenuti Paolo Noascone e Tony Cuomo, mentre Massimiliano De Stefano ha dato parere contrario insieme a tuta la maggioranza.
Una posizione, quella della giunta, che si differenza da quella di concedere, invece, il patrocinio al comitato 10 febbraio per la commemorazione di Norma Cossetto, che fu criticata da Anpi e Unione Popolare.
Quest’ultima decisione è stata motivata dalla possibilità che la manifestazione assumesse carattere politico o fosse strumentalizzata politicamente.
All’interno della mozione, oltre alla richiesta di patrocinare le iniziative di commemorazione dell’evento, i firmatari chiedevano di attivarsi per chiedere la revoca del titolo di Cavaliere al maresciallo Josip Broz Tito e di dichiarare Ivrea città sensibile al tema delle Foibe.
Nel suo intervento a difesa della decisione della giunta il sindaco Matteo Chiantore ha spiegato che il patrocinio prevede una valutazione del soggetto richiedente Questo passaggio non è indifferente. Abbiamo già dimostrato di essere privi di preconcetti, patrocinando l’iniziativa per Norma Cossetto, e non ci è interessato subire critiche. Quest’associazione utilizza gli eventi storici per fare politica, uscendo fuori dal seminato. Le reazioni di Bosonin rispetto al nostro diniego mi sono arrivate, e se questo soggetto intende interloquire con il comune mi sa che ha sbagliato strada. 
Igor Bosonin è il portavoce del comitato 10 febbraio. Nel 2018 si presentò candidato sindaco a Ivrea per il movimento Casapound, da lui definito erede del fascismo e della Repubblica sociale. Lo stesso Bosonin, in merito al mancato patrocinio, ha definito la giunta eporediese: nipoti di quel presidente che ha baciato la bara di Tito. Gli stessi che nei giorni del ricordo a Norma Cossetto hanno chiamato allo Zac Gobetti, il negazionista delle Foibe. Gli stessi che negli anni ‘70 gioivano delle stragi di Acca Larenzia e ora gridano ancora in piazza la loro ignoranza.
Insomma, per il sindaco e la giunta l’abito fa il monaco, eccome. Di opinione diversa Elisabetta Piccoli dire che non si concede il patrocinio perché il comitato può essere ricondotto a una certa parte politica è riduttivo. Non importa chi sia il proponente, del comitato non fa parte solo Bosonin e le sue affermazioni non mi appartengono. È una data che va commemorata, non farlo è un affronto alle vittime. Mi dispiace che succeda questo nella città di Adriano Olivetti, è una seconda violenza“.
In un lungo intervento la consigliera di maggioranza Vanessa Vidano (sbeffeggiata da Andrea Cantoni, che durante la seduta ha dimostrato più volte una totale mancanza di rispetto verso luogo e persone) ha ribadito che per onorare la memoria di quelle persone, è necessario raccontare tutto quello che è successo. Bisogna leggere le Foibe e l’esilio come la conseguenza disastrosa di una catena di cause ed effetti che hanno preceduto quegli eventi.

La vicenda delle foibe

La vicenda delle e foibe e dell’esodo di istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra è complessa e quasi sempre affrontata evitando accuratamente di ricostruire le proporzioni e il contesto di quanto accaduto al confine orientale del Paese (un’area dove per secoli hanno convissuto decine di popoli,) prima, durante e dopo la Seconda guerra mondiale.
Sarebbe opportuno invece, senza negare l’evidenza di una tragedia, restituirla alla verità storica senza travisare la natura dei fatti e contestualizzandola nello scenario nel quale si è compiuta
Il lavoro, in sintesi, dello storico.
A questa vicenda, e a renderla comprensibile al grande pubblico è dedicato un libro, E allora le foibe?, pubblicato da Laterza e scritto da Eric Gobetti, storico torinese, già autore di testi e documentari dedicati alle vicende dell’occupazione italiana e del movimento partigiano in Jugoslavia (che presentammo il 3 febbraio 2023 allo Zac!)
‎Frutto del rifiuto di ricostruire proporzioni e contesto è l’istituzione del Giorno del Ricordo – istituito nel febbraio del 2004 per commemorare le vittime delle foibe e l’esodo di istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra, (prima proposta di legge dagli eletti di Alleanza Nazionale per ricordare i drammi prodotti dal nazionalismo, dal fascismo, dalla violenza ideologica, dalla guerra).
Da allora numerosi sono stati i tentativo di associare il 10 febbraio al Giorno della memoria (27 gennaio), costruendo un racconto di quelle vicende che identifica fascisti e nazisti vittime delle belve slave, con una retorica razziale propria di quei regimi.
Nel 2019 fu l’allora vicepremier Matteo Salvini a dichiarare a Basovizza un’analogia tra le vittime di Auschwitz e quelle delle foibe.
Soltanto riportando una vicenda storica, triste e complessa, alla sua realtà, esaminando eventi e conseguenze è possibile comprendere quanto accaduto in quegli anni terribili, senza per questo negare o sminuire alcunché. In quest’ottica il Giorno del Ricordo diventerebbe (e avrebbe dovuto nascere con questo intento) una data per ricordare uno degli effetti nefandi del nazionalismo, della violenza dell’ideologia, della guerra, della sconfitta di un paese mandato al macello.

SImonetta Valenti

 

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