Carrelli pesanti. Il lavoro nella GDO con un contratto scaduto da cinque anni.

Sabato 30 marzo, il sabato di Pasqua, i lavoratori e le lavoratrici dei supermercati hanno scioperato per protestare contro Federdistribuzione che da più di 4 anni impedisce la firma del rinnovo del contratto nazionale proponendo condizioni inaccettabili. Presidio anche davanti al Carrefour di Burolo.

Il mondo della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) è decisamente complesso anche nella sua organizzazione del lavoro. Sono quattro solo le principali associazioni firmatarie di contratti nazionali. Federdistribuzione è quella che raccoglie più insegne (Carrefour, A&O, Bennet, Esselunga, Crai, Despar, Famila, Acqua&Sapone, Kasanova, solo per citarne alcune). Coop ha la sua associazione (Ancc), lo stesso Conad (Ancd) che aderisce a Confcommercio.  C’è poi Confesercenti alla quale aderiscono insegne locali. Ognuna di queste associazioni datoriali ha il suo Contatto collettivo nazionale di lavoro. Lidl Italia era in Federdistribuzione, ma il 4 aprile ha annunciato l’uscita da questa associazione proprio per il continuo protrarsi delle trattative per il rinnovo del Ccnl. Lidl applicherà quindi il contratto Confcommercio.

Lo sciopero del 30 marzo

La mobilitazione del 30 marzo ha portato all’attenzione di tutti una condizione di disagio dei lavoratori percepita, ma evidentemente non così chiara per tutti.  L’ultimo, e unico, contratto nazionale di lavoro di Federdistribuzione è scaduto il 31 dicembre 2019 e impatta su 250.000 lavoratori in Italia, 8.000 in Piemonte. Dopo lunghe ore al tavolo della contrattazione, per le posizioni rigide di Federdistribuzione, le categorie sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno interrotto le trattative e proclamato lo sciopero nazionale.

L’adesione allo sciopero è stata alta (media 60% con punte tra il 70 e il 100%); nonostante Federdistribuzione abbia dichiarato un’adesione dell’8-9% e disagi nei punti vendita “limitati”, in realtà vi è stata una grande mobilitazione che in diversi punti vendita ha costretto le aziende a far lavorare alle casse anche capireparto e responsabili del personale e i lavoratori hanno incassato in molte città anche la solidarietà dei clienti che hanno disertato i supermercati nelle ore dello sciopero.

Perché i sindacati hanno interrotto la trattativa?

Le organizzazioni sindacali denunciano innanzi tutto la vacanza di contratto di quattro anni e mezzo senza che i lavoratori abbiano ricevuto aumenti salariali. Contestano inoltre la richiesta di una flessibilità estrema, il dilagare del lavoro precario e quindi ancora più ricattabile e la riduzione dei livelli di inquadramento del personale.

Nel dettaglio le organizzazioni sindacali contestano «l’introduzione di una flessibilità incontrollata e generalizzata con contratti a termine di durata indeterminata (oltre i 24 mesi!);  lo smembramento del sistema di classificazione del personale con l’attribuzione dell’addetto alle operazioni ausiliarie alla vendita a mansioni inferiori quali il pulimento di aree di vendita e servizi; l’azzeramento di ogni dignità professionale con il sotto inquadramento di chi ha la responsabilità di interi format commerciali complessi». Federdistribuzione inoltre non è disponibile a trattare il tema “Appalti e terziarizzazioni” e “franchising” come richiesto dai sindacati.

«Federdistribuzione, inseguendo un modello che non ha nulla né di etico né di buona organizzazione del lavoro – denuncia un comunicato sindacale – aggredisce la professionalità dei suoi dipendenti cercando di classificare ai livelli più bassi le lavoratrici e i lavoratori che hanno responsabilità all’interno di un negozio, di un punto vendita».

Federdistribuzione, unica associazione a non aver ancora rinnovato il contratto, ha provato a calmare le acque erogando un acconto sui futuri aumenti. In un volantino unitario Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs stigmatizzano la scelta unilaterale di Federdistribuzione di riconoscere alle lavoratrici e ai lavoratori un acconto sui futuri aumenti contrattuali.

«In evidente imbarazzo dopo la sottoscrizione di buoni accordi di rinnovo con Confcommercio, Confesercenti e le aziende della Distribuzione Cooperativa – si legge nel volantino – Federdistribuzione si trova costretta ad erogare 70 euro di aumento salariale a differenza dei 240 euro condivisi agli altri tavoli di confronto». E concludono i sindacati nel volantino unitario «Lo schema negoziale di Federdistribuzione ancora una volta è di mortificare il rinnovo del Contratto nazionale in una logica di scambio tra aumento salariale e un peggioramento delle condizioni di lavoro».

La protesta nell’Eporediese

Le sigle sindacali territoriali hanno scelto come luogo simbolo della protesta del 30 marzo il Carrefour di Burolo che da anni vede i lavoratori colpiti da cassa integrazione, l’ultima procedura della durata di un anno terminerà nel gennaio 2025 e i sindacati si aspettano anche che presto la dirigenza chiederà l’apertura di una procedura di mobilità.

I rappresentanti dei lavoratori davanti al magazzino di Burolo hanno quindi manifestato anche la loro preoccupazione per la tenuta occupazionale, il personale continua a ridursi, e hanno anche lamentato la scarsa attenzione delle istituzioni locali e le sciagurate politiche commerciali che hanno portato all’apertura di circa 30 supermercati e centri commerciali in una piccola area, numero sproporzionato rispetto al bacino di utenza locale.

L’ultima mastodontica piattaforma commerciale di circa 38mila metri quadri è quella ad Ivrea in corso Vercelli dove sorgerà un supermercato da 2.750 metri quadri a marchio Coop e altre insegne. Ne sentivamo il bisogno? Là dove c’era l’erba ora c’è … un supermercato, anzi due, anzi …

Cadigia Perini