Edoardo Massari (Baleno) era un ragazzo anarchico di Brosso. Arrestato e denunciato per fabbricazione di ordigni esplosivi nel giugno 1993 sconta in carcere quasi tre anni. Il 5 marzo 1998, insieme a Silvano Pellissero e Maria Soledad Rosas (Sole) viene nuovamente arrestato con l’accusa di appartenere alla organizzazione eco-terrorista “Lupi Grigi”, dichiarata responsabile di una serie di attentati in Val di Susa contro la linea ad alta velocità Torino – Lione.
All’alba di sabato 28 marzo Edo viene trovato impiccato con le lenzuola alla sua branda nel carcere torinese delle Vallette e l’11 luglio si suiciderà anche la sua compagna Sole.
Ad augurarsi che i prigionieri vengano liberati appena possibile, in un editoriale che compare sul Risveglio Popolare (di qualche vescovo fa) il 23 dicembre 1993 dal titolo Buon Natale? Massari! è il vescovo di Ivrea Luigi Bettazzi.
A farmi credere che non soltanto un altro mondo, ma addirittura un’altra Chiesa fosse possibile furono proprio quella lettera e lo scrivente monsignore.
Quelle parole non evocarono in me il portatore del messaggio evangelico (probabilmente non ne avevo gli strumenti) ma alcuni tra i sentimenti più nobili dell’essere umano: l’interesse per l’altro, il diverso da sé, e la curiosità (quella che fu fatale a Eva e a Odisseo) di fronte a una modalità diversa dalla propria.
Anni dopo, quando incontrai da vicino i suoi occhi azzurri e sbirciai in fondo ci trovai questa e altre bellezze.
Non perde l’occasione per partecipare a tutte le proteste – scriveva di Edo – magari anche nelle forme più insolite (…) indisponendo così forse noi “benpensanti”.
E più avanti: la maggior parte dei suoi “sostenitori” che ne chiedono la scarcerazione vengono catalogati “di sinistra” e anche questo può indisporre una parte dell’opinione pubblica.
No, non erano le modalità dell’agire del ragazzo a preoccupare Bettazzi, che evidentemente sapeva accogliere, accettare e in questo modo annullare la distanza, ma che in uno stato di diritto ogni cittadino, anche il più discutibile, se può venire incarcerato per sospetti o per cautela non può restarvi a lungo se non dopo che sia stata accertata la sua concreta colpevolezza.
Edo è, per Bettazzi, il simbolo di tante persone che subiscono il carcere sotto le accuse più svariate. Attuale da far saltare sulla sedia.
Mi piace immaginarlo rileggere quanto scritto e, un istante prima di firmare, ricordarsi del suo ruolo e infilarci la Bibbia, e Dio che dice i ricchi e i potenti riescono a farsi giustizia da soli, i poveri no. Di quelli prendo le difese io. C’era mancato un pelo e l’editoriale sarebbe diventato il comunicato numero X di chissà quale gruppo armato.
E certo che lasci un vuoto, monsignore. E molta preoccupazione per tutto quanto probabilmente poteva continuare a rimanere in vita perché c’eri tu a difenderla.
Toccherà unire le forze e condividere barricate.
Buon viaggio, vescovo.
Simonetta Valenti
Di seguito la lettera completa, pubblicata sul Risveglio Popolare il 23 dicembre 1993
Buon Natale? Massari!
Molti di voi han già sentito questo cognome. È un giovane che fu arrestato molti mesi fa perché uno scoppio nella sua piccola officina di Ivrea fece sospettare che stesse preparando un attentato. È definito un “anarchico” ed ha partecipato a molte manifestazioni di contestazione pubblica (come ad esempio, l’occupazione della piscina di Arè di Caluso). Da molti si ritiene che non solo non stesse realmente macchinando attentati, ma che addirittura non sia il tipo da programmarli, anche se non perde l’occasione di partecipare a tutte le proteste, anche nelle forme più insolite (ad esempio incatenandosi a un palco), indisponendo così noi “benpensanti” e gran parte dell’opinione pubblica.
Forse questi suoi atteggiamenti, e gran parte dei suoi “sostenitori” che ne chiedono la scarcerazione, magari scrivendolo sui muri, vengono catalogati di “sinistra”, e anche questo può indisporre una parte dell’opinione pubblica.
Quello che peraltro può invece preoccupare è il ritardo con cui si svolgono i procedimenti giudiziari, che includono una valutazione delle motivazioni e delle componenti psicologiche cui dovrà seguire il giudizio sul fatto concreto.
Con tutta la stima per la Magistratura e nel rispetto assoluto delle rispettive competenze e autonomie, tempo fa mi permisi farmi interprete presso i nostri magistrati di questa comprensibile attesa dell’opinione pubblica, anche di quella che, pur non condividendo le opinioni e gli atteggiamenti del Massari, si rende conto che in uno stato di diritto ogni cittadino, anche il più discutibile, se può venire incarcerato per sospetti e per cautela, non può restarvi a lungo se non dopo che sia stata accertata la sua concreta colpevolezza o la sua effettiva pericolosità.
È per questo che prendo il Massari come simbolo di tante persone che subiscono il carcere sotto le accuse più svariate e che hanno diritto – loro e l’opinione pubblica – di sapere al più presto il perché. Quelli che contano – dai politici agli industriali – sono ovviamente in grado di provocare protezioni o pressioni, di presentare chiarimenti o compromessi, di ottenere comprensione e rapide scarcerazioni.
La Bibbia è più drastica, mettendo in bocca a Dio sentenze come questa: «i ricchi e i potenti riescono a farsi giustizia da soli, i poveri no: di quelli prendo le difese io». Perciò il buon ebreo si impegnava alla “giustizia di Dio”, a prender cioè le difese dei poveri, di quelli che non contano. E per questo il profeta Isaia annunciava che il Messia sarebbe venuto a instaurare un mondo nuovo, di solidarietà, per “far vedere i ciechi e camminare gli zoppi, per liberare i prigionieri e consolare gli afflitti” (alla lettera: i curvati); e Gesù applica a sé queste parole all’inizio della sua missione pubblica, nella Sinagoga di Nazareth.
Nel rispetto della Magistratura e nella fiducia nel suo agire secondo le regole della giustizia e dello spirito dell’umanità; Natale mi impone di augurarmi che – secondo quelle regole e in quello spirito – i prigionieri vengano liberati il prima possibile.
Massari diventa così un simbolo: a lui e a tutti dico “Buon Natale”!
Luigi Bettazzi