Un altro passo avanti per l’accoglienza e l’integrazione
Il 23 gennaio anche il Consorzio IN.RE.TE, formato da ben 51 comuni, ha firmato un protocollo d’intesa con la Prefettura di Torino per la gestione diretta dei richiedenti asilo.
Come nel caso del Consorzio Cissac, l’accordo, nei suoi punti salienti, prevede che i comuni si impegnano a:
– accogliere sul proprio territorio comunale, richiedenti asilo, rifugiati e umanitari , per un totale
complessivo di 520 soggetti (compresi i soggetti già collocati sul proprio territorio in progetti di
accoglienza straordinaria e Sprar);
– confermare l’assegnazione diretta al Consorzio IN.RE.TE. della gestione dei posti di accoglienza. Il Consorzio, a sua volta, si farà carico di individuare il Soggetto Gestore con procedure ad evidenza pubblica in modo che l’interesse primario sia sociale e non economico, stabilendo una
gestione economica rispondente alle linee guida dei progetti SPRAR sia in termini di servizi resi che in termini di rendicontazione delle spese sostenute;
– formalizzare l’istituzione di un “Tavolo di coordinamento per la microaccoglienza” affidando al
Consorzio IN.RE.TE. la conduzione del tavolo stesso ; tutti gli Enti sottoscrittori si impegnano a
partecipare attivamente, tramite propri referenti, per governare razionalmente il fenomeno
dell’accoglienza sul territorio coordinando l’azione con tutti i livelli istituzionali preposti al fine di
garantire il rispetto degli standard di qualità previsti dalle vigenti leggi in materia di accoglienza ed un impatto sostenibile per il territorio.
La Prefettura – Ufficio Territoriale del Governo di Torino si impegna a escludere i territori dei Comuni Sottoscrittori del Protocollo da futuri bandi della Prefettura per l’assegnazione del servizio di accoglienza ed assistenza dei richiedenti protezione internazionale a Cooperative e/o Associazioni per tutta la durata dell’accordo.
L’accordo stabilisce inoltre che:
– i progetti già in essere verranno riassorbiti dal presente Protocollo d’Intesa ed il numero di
presenze verrà adeguato a quanto previsto dal Protocollo stesso;
-non è previsto cofinanziamento a carico dei Comuni aderenti e del Consorzio IN.RE.TE.;
– la responsabilità in ordine all’individuazione dei posti oggetto del presente Protocollo rimane
circoscritta alla competenza dei Comuni e del Consorzio IN.RE.TE.
-la responsabilità in materia di idoneità delle strutture alloggiative, di igiene pubblica e di
ordine pubblico rimane in capo ai Comuni;
-la Prefettura è estranea al rapporto contrattuale con il Soggetto Gestore individuato dal
Consorzio IN.RE.TE.
L’accordo avrà durata dalla data della firma fino a tutto il 31dicembre 2017.
Partiamo dai numeri? 520 persone in 51 comuni non è un’invasione. Basta distribuirli in modo equilibrato. Ma ci torniamo dopo.
E’ importante rendere noti i punti salienti dell’accordo affinché sia chiaro a tutti che d’ora in poi è necessario assumere un ruolo attivo, se si vuole che il flusso funzioni e che da ciò nasca un processo virtuoso. Così come è importante che le amministrazioni locali si rendano operative ed efficienti. Non sono più concesse lamentazioni e alzate di spalle. Ora non ci sono più scuse.
Un accordo però non aggiusta le cose magicamente, quindi si spera che una serie di criticità vengano prese in carico e risolte.
La prima speranza è che finalmente si riducano a zero le forme di accoglienza in strutture alberghiere dismesse, tipo Eden o Ritz. Abbiamo visto quanto siano inadeguate e difficili da monitorare. L’altra speranza è che vengano fatti controlli precisi e seri sulle idoneità alloggiative, per evitare che in pochi metri quadri sia sistemato un numero elevato di persone e si verifichino situazioni di disagio tra condomini. Non è facile trovare alloggi disponibili in tempi brevi, ma la soluzione non è lo stile ammucchiata, tipo colonia estiva-campo base-dormitorio . Per dirla senza mezzi termini: basta speculazioni immobiliari per guadagnarci su. Sono recenti casi in cui ci sono state segnalazioni circa appartamenti sovraffollati e prima di gridare al razzismo, varrebbe la pena verificare. Non possiamo non tener conto del fatto che i nostri quartieri sono spesso composti da piccoli palazzi abituati ad un certo “quieto tran tran”. L’integrazione passa anche attraverso il rispetto del vivere altrui. E il protocollo prevede infatti che l’impatto sulla cittadinanza sia commisurato a criteri di sostenibilità sociale.
Un’altra speranza è che le associazioni presenti e operanti sul territorio vengano coinvolte in maniera capillare, è necessario attivare progetti con criteri di apertura e condivisione, altrimenti il castello crolla.
Naturalmente è importantissimo che il Soggetto Gestore venga scelto in maniera chiara e trasparente, senza clientelismi e preferenze, in base ad esperienza e serietà, e monitorato costantemente. Se si perde, anche solo per attimo, la fiducia e la collaborazione dei cittadini, il Protocollo d’Intesa non ha più alcun senso.
Insomma, il seme è stato gettato, ora sta alla nostra cura farlo germogliare e crescere sano.
Lisa Gino