Alle porte del nuovo anno tra speranza e buoni propositi

La speranza necessaria e il proposito di “ristrutturare” e rendere adeguato alla comunità questo giornale, con l’aiuto di lettrici e lettori.

“Buon anno!” È la 37a volta che questo giornale rivolge a lettrici e lettori questo augurio, con la speranza (del tutto irrazionale) che il cambio del calendario possa favorire un miglioramento della propria vita e/o della situazione sociale.

L’occasione è certo irrazionale e, per quanto riguarda la speranza, si può pensarla come Franco Berardi Bifo che la definisce “uno stato d’animo (spesso ingannevole e foriero di delusione e di rancore) oppure è una virtù teologale” e invita a “non perdere tempo a sperare, è il tempo di scappare. E quando si scappa non ci si limita a scappare, si cercano nuove tecniche di sopravvivenza, nuove forme di amicizia e di erotismo”.

Ma anche senza citare Papa Francesco (che due mesi fa ha pubblicato “La speranza è una luce nella notte” e che invita ad allenarsi “a riconoscere la speranza, ci stupiremo di quanto bene esiste nel mondo”), si può invece pensare, per dirla con Giorgio Agamben, che “la speranza non è altro che la capacità di smentire ogni volta la menzogna brutale dei fatti che gli uomini costruiscono per rendere schiavi i loro simili” e anche che la speranza non “è la convinzione che qualcosa accadrà secondo certe modalità, bensì la convinzione che qualcosa abbia un senso, indipendentemente da ciò che avverrà” (come scriveva Vaclav Havel, presidente dell’allora Cecoslovacchia durante la transizione post-sovietica).
In sostanza la speranza del contadino che semina attuando tutte le misure per ottenere un buon raccolto senza certezza che qualche imprevisto non lo vanificherà.

E ancora: “La speranza cresce dalla dignità, ma si spinge oltre. La dignità è al centro della lotta per un mondo migliore” (John Holloway); “La speranza […] implica, ad esempio, prendere coscienza che la società nel suo insieme è il risultato di una infinità di fattori e di condizioni interamente imprevedibili. Sbaglieremmo se, per metterci in movimento, esigessimo di disporre di un progetto perfetto di società che contribuiremo a creare con la nostra azione. Però questa speranza radicale, cosciente dei suoi limiti ma anche delle sue potenzialità, è la speranza dalla quale oggi dipende la sopravvivenza del genere umano” (Gustavo Esteva)

Si potrebbe continuare a lungo con le citazioni tratte dalle diverse argomentazioni che l’eccellente redazione di Comune (comune-info.net) raccoglie da quando, l’estate scorsa, ha lanciato la campagna “Partire dalla speranza e non dalla paura” con queste motivazioni: “Come possiamo accendere qualche luce nel tempo buio che viviamo? Aggrapparsi alla speranza appare ridicolo. Ma di quale speranza parliamo? C’è ad esempio la speranza come forza sociale in grado di trasformare il mondo: è la speranza che non ha nulla a che fare con il desiderio né con l’ottimismo, perché non prevede la delega e non è diretta al futuro, quanto alle possibilità latenti del qui e ora”.
Ed è con questa speranza che questo giornale augura buon anno a lettrici e lettori.

IL MITICO N. 1 DEL 2-11-1988

Ma l’anno nuovo, come l’inizio della settimana o del mese o della stagione, è tradizionalmente anche l’occasione per “buoni propositi”: iniziare la dieta, smettere di fumare, andare in palestra,…
Anche varieventuali ci prova a esprimere “buoni propositi”, ma è pienamente cosciente che, senza un allargamento della redazione e un migliore e più esteso utilizzo delle collaborazioni, non riuscirà né ad essere strumento di informazione e approfondimento della realtà locale (e in particolare di quella che sperimenta nuova socialità), né uno dei luoghi di confronto e dibattito della comunità, neppure di quella più attiva.
Per questo il proposito più credibile è quello di impegnarsi da gennaio a “ristrutturare” questo giornale che, per quanto piccolo, una funzione potrebbe ancora svolgerla, tanto più in questi tempi bui. E qui a Ivrea, dove le condizioni della comunità locale appaiono meno disastrose che altrove, non è un’impresa impossibile.
Tenuto conto, peraltro, che varieventuali è nato quando c’era il muro di Berlino e l’Unione Sovietica, ha superato le sciocchezze sulla “Fine della Storia”, seguito “lo spezzatino” e la scomparsa della Olivetti, assistito al passaggio dal mondo industriale e post-industriale a quello globalizzato turbo finanz-capitalista, sopravvissuto al “massacro” del grandioso movimento no-global (“un altro mondo è possibile” sosteneva all’inizio di questo secolo una rinata società civile pacifista, ambientalista e antiproibizionista che promuoveva democrazia partecipativa, consumo critico e sviluppo sostenibile) e arriva, seppur un po’ “malconcio”, a questo mondo passato dalla concezione della “guerra come prosecuzione con altri mezzi della politica” a quella della “guerra come unica forma della politica”. Un mondo nel quale i guasti sociali provocati dalla globalizzazione capitalista stanno producendo quasi ovunque autocrazie e fascismi (nuovi e vecchi).

Quando si poteva scherzare: “L’ALTRA PRIMA PAGINA” DEL N. 100 del 4-7-1993

Un po’ malconcio, poco tempestivo e con “buchi” clamorosi, questo giornale c’è ancora e può diventare più utile e adeguato alla situazione attuale e alle necessità della comunità locale attiva. Dipenderà dall’impegno di chi oggi lo realizza, da un “piano di ristrutturazione” praticabile e, come sempre, dal sostegno che riceverà dalle lettrici e dai lettori, in termini di collaborazione (e anche in termini economici).
Anche da questo vedremo se questo 2025 alle porte sarà un buon anno. Intanto nuovamente auguri a tutte/i.

La redazione