Si può cedere tutti insieme cadendo molto in basso, e in molti modi. E’ di scena proprio in questi giorni nelle scuole italiane la Fase Uno della Grande Rendicontazione
Rinnovare un contratto scaduto da nove anni? Oppure fare un bel cadeau ai riottosi insegnanti ostili alla riforma?
Come d’uopo, il governo renziano ha optato per il regalo – destinato, chiariamolo, ai soli docenti di ruolo. Il favore, in luogo del diritto, ha svariati vantaggi: intanto vorrebbe un grazie, e comunque prevede un ritorno, un “guarda che io ti ho dato”, un “ricordati quella volta”, “ti sono amico”, “ti ho aiutato”. Il classico, sempreverde do ut des.
Stavolta poi c’è l’obbligo di spesa.
Cioè: io ti do il bonus affinché sia speso entro un anno e non in frivolezze, a patto che lo utilizzi come ti impongo io. E quindi comprando computer, libri, riviste specializzate, abbonandoti a teatro o frequentando musei, iscrivendoti a corsi purché da me approvati e a pagamento.
Ora: a parte il fatto che non è chiaro il contenuto del paniere (perché il tablet sì e il toner no, nonostante le centinaia di fotocopie che vanno per le classi? Perché il proiettore sì ma non la chiavetta usb né la fotocamera? Perché strumenti elettronici sì e non invece carte geografiche e materiale di cancelleria?); ma poi: perché non un viaggio, un vestito, l’abbonamento dell’autobus, la bicicletta, le scarpe, il biglietto per le terme? Visitando una città non si impara nulla? A scuola non ci si arriva vestiti e calzati come si deve e magari con l’autobus o la bicicletta? Per lavorare al meglio non è necessaria la serenità che ti dà una giornata a Prè Saint Didier? Infine: non è un favore molto peloso quello di chi pretende di conoscere ciò che è meglio per te e per il mestiere che tu fai?
Al danno – elargizione di mance in luogo di attuazione di diritti – come sempre si aggiunge la beffa: la rendicontazione. Su questo capitolo circolano voci le più disparate: bisogna fatturare tutto, la fattura non è necessaria, è necessaria e dev’essere a nome tuo, basta che ci sia il nome di un famigliare, è sufficiente uno scontrino, lo scontrino non ha validità, ci vuole il codice fiscale, macché c’è l’autocertificazione…
E poi? Una volta che le segreterie, sommerse da altre quintalate di carta nella sbandierata era della “dematerializzazione”, avranno impiegato molte ore per separare il grano dal loglio, che accadrà ai peccatori? Dovranno restituire i soldi, verranno loro scalati dal prossimo bonus, non ci saranno altri bonus, saranno redarguiti dal dirigente, saranno fustigati sulla pubblica piazza, non riceveranno più omaggi governativi, nessuno se ne accorgerà?
Nulla è certo, tranne lo sbigottimento: quello di chi non è ancora definitivamente mitridatizzato.
Serra | 08/06/2016