Lo scandalo Modugno nell’Italia degli anni ’50

Nel blu, avere tra le braccia tanta felicità con Mario Perrotta nella stagione del Teatro Giacosa

 E’ approdato martedì 9 dicembre al Teatro Giacosa lo spettacolo Nel blu interpretato da Mario Perrotta, dedicato alla figura di Domenico Modugno.
Pugliese il primo, pugliese il secondo, anche se da molti ricordato come siciliano e la trama rivela come esigenze di mercato portarono a creare questa falsa provenienza.
«Chiedo scusa, ma per la fame avrei anche detto di essere giapponese!» si giustificherà poi Modugno.
Anche questa infatti è una storia di emigrazione. Modugno si sposta da Polignano a mare a Torino per seguire il suo sogno di fare l’attore. Qui farà il cameriere, poi il gommista, poi andrà a Bologna per il servizio militare eseguendo serenate serali per racimolare qualche soldo. A Roma riuscirà ad entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia e una ninna nanna cantata durante un ruolo da comparsa ascoltata da Frank Sinatra gli schiuderà le porte della carriera da musicista, prima in radio poi con incisione di dischi fino al successo che diventerà travolgente nel 1958 con la vittoria al Festival di Sanremo.
C’è naturalmente molta musica nel corso dello spettacolo con un Perrotta perfettamente calato nella parte del giovane entusiasta cantante accompagnato dai validissimi Vanni Crociani, Giuseppe Franchellucci, Massimo Marches, ensemble che alla fine concede anche un bis come a un vero concerto.
Intorno alle canzoni è cucito un fittissimo testo attraverso il quale Modugno dialoga, risponde, si infervora e si ribella, telefona al padre, al cui giudizio tiene molto, parla con la moglie Franca e pian piano tratteggia un ritratto dell’Italia del boom, della corsa all’acquisto di tv, auto e del bidet che magari serviva solo per tenerci i gusti della cucina.
Forse i giovani non conoscono Domenico Modugno ma forse non conoscono neppure la forza, volontà ed entusiasmo che ci volevano per emergere e conquistarsi quello che avevano in testa, che per “Mimmo” era fare l’attore, anche se diventò invece la voce d’Italia nel mondo.
Una Italia in verità allora ancora patria di bigottismo che nel 1955 si preoccupava di censurare versi dal “Vecchio frac” quali «ad un attimo d’amore che mai più ritornerà», che viene fatto cambiare in «ad un abito da sposa primo e ultimo suo amor», nel timore che potesse alludere a una relazione peccaminosa. Una Italia dove a Sanremo trionfavano Bianca colomba e Son tutte belle le mamme del mondo (sarcasticamente riesumate da Perrotta) e dove anche aprire le braccia come fece Modugno era considerato “impensabile”. Non per Modugno, che voleva invece cantare solo ciò che sentiva dentro e muoversi di conseguenza.
La storia arriva fino al 1958 di Volare, poi negli anni ’60 anche la musica e i costumi presero a correre in nuove direzioni (e Modugno oltre a continuare a cantare divenne nel 1987 anche deputato con il Partito Radicale impegnandosi sui temi dei diritti delle persone disabili e sulle norme a tutela degli artisti).
Nel salutare il pubblico dopo i lunghi applausi Mario Perrotta (che ad Ivreaestate nel 2005 aveva già portato l’indimenticabile Italiani cincali e nel 2006 La turnata, entrambi sul tema dell’emigrazione italiana in Germania) ha annunciato che Nel blu è entrato tra i finalisti del premio nazionale UBU come miglior progetto sonoro, il 15 dicembre la proclamazione.
Tutti i nostri auguri.

Francesco Curzio