Il trasporto che ci salva

Esperti, utenti, lavoratori/lavoratrici, attivisti, uniti per cambiare la rotta del trasporto pubblico piemontese

Si è svolta venerdì 7 febbraio a Torino la prima delle quattro assemblee pubbliche cittadine dell’iniziativa regionale “Il trasporto che ci salva” indetta da CGIL, Libera, Legambiente, Federconsumatori, Udu. Co.m.Is. e Arci.
Il manifesto dell’iniziativa si apre con l’art. 34 bis della Costituzione e parla di un trasporto pubblico che potrebbe e dovrebbe salvare dal declino economico, sociale e ambientale.
Le parole d’ordine attorno a cui si sono ritrovati i soggetti intervenuti nell’assemblea sono: efficiente, puntuale, affidabile, dignitoso, accessibile, sicuro, attrattivo, intermodale e complementare, ma anche capillare, decarbonizzato, collettivo.
Facili a dirsi ma difficile a farsi, considerando che negli ultimi decenni il trasporto pubblico piemontese ha subito un continuo e progressivo declino, come ben illustrato dall’ingegner Marinoni nella sua presentazione iniziale, a nome della Fondazione SLALA (Fondazione per lo studio e la promozione del sistema logistico del nord-ovest).
Vengono segnalati alcuni passaggi chiave per capire il trasporto pubblico piemontese oggi, sintetizzati esplicitamente come “tre pessime idee”.
La prima “pessima idea” è legata alla modifica del titolo V della Costituzione che attraverso il decreto legislativo 422/97 ha di fatto derubricato a fenomeno locale la gestione di infrastrutture e servizi precedentemente considerati di rilevanza nazionale. Questa modifica ha visto emergere le più gravi conseguenze in Piemonte nel 2012, anno ricordato per il taglio del 24% della rete ferroviaria da parte della Regione Piemonte che decise di sopprimere il servizio ferroviario su 11 linee e la riduzione dello stesso su altre 10 tratte.

La seconda “pessima idea” riguarda il livello nazionale e ha a che fare con il tema più ampio della gestione decentrata del territorio. Parliamo della legge Delrio del 2014 che ha eliminato le province e che a livello di trasporti ha comportato l’accentramento delle decisioni in unico centro, l’area metropolitana di Torino. Ciò ha portato di fatto a una minore rilevanza delle esigenze locali, minori riflessioni e investimenti, soprattutto per quanto riguarda i territori di confine che sono anche territori di collegamento verso altre aree.
Collegata a questa è emersa anche la terza “pessima idea”, ovvero la creazione dell’Agenzia della Città Metropolitana, che pur con le migliori intenzioni ha di fatto portato avanti un’idea di trasporto pubblico regionale contemporaneamente poco attento alle esigenze delle periferie (centralizzato) e poco attento ai collegamenti con le altre regioni (molto locale), di fatto azzoppando lo sviluppo economico regionale.
Il susseguirsi di interventi successivi ha specificato e dettagliato le difficoltà dei trasporti pubblici da diversi punti di vista.

Quello degli utenti è stato rappresentato ad esempio da Federconsumatori che ha svolto un’interessante ricerca legata a GTT, dall’Unione degli Universitari con un focus sui collegamenti tra residenze e poli universitari, da alcune associazioni di donne, di migranti e di pensionati, che più di altre hanno la necessità di un trasporto pubblico efficiente e accessibile, da lavoratori e lavoratrici di alcune categorie che lavorano su turni o in aree poco collegate.
È poi seguito il punto di vista dei lavoratori e delle lavoratrici del trasporto pubblico che oltre alle difficili condizioni contrattuali legate al mancato adeguamento salariale si ritrovano a subire sempre con maggiore pressione l’insoddisfazione, la frustrazione degli utenti e che in alcuni casi sfocia in violenza verbale e fisica.
Sono infine intervenute alcune realtà associative che a livello nazionale sono attive con azioni di sensibilizzazione e advocacy su temi di giustizia sociale e ambientale (Libera, Arci, CGIL) e che hanno evidenziato il rapporto tra la mancanza di trasporto pubblico e altre forme di ingiustizia, povertà e sfruttamento, nonché il rapporto fondamentale del trasporto pubblico in risposta ai gravi problemi di inquinamento e crisi climatica.
Insomma tutti d’accordo sulle criticità e sulla necessità urgente di invertire la rotta.
Come farlo, se dal punto di vista del governo regionale e nazionale non sembra esserci collaborazione? L’obiettivo di lavoro potrebbe essere una vertenza proprio nei confronti della Regione Piemonte giustificata dalle inadempienze in termini di erogazione di un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione.

Il trasporto pubblico ci salverà? E questo unione salverà il trasporto pubblico? Appuntamento intanto alle prossime assemblee: Asti/Alessandria il 15 marzo; Biella/Novara Verbania-Cusio-Ossola/Vercelli il 9 aprile; Cuneo il 5 maggio.

Ramona Boglino