Il 30 novembre Comdata ha convocato in Confindustria Canavese le segreterie territoriali dei sindacati Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom insieme alle RSU per un incontro con un unico punto all’ordine del giorno: gli esuberi della sede di Ivrea.
In tempi diversi, e forse in categorie diverse, di fronte ad una convocazione per parlare di esuberi si sarebbe dichiarato uno sciopero e organizzato un presidio dei lavoratori davanti a Confindustria per dare forza all’azione sindacale. Ricordiamo, solo per rimanere in ambito Comdata, i presidi delle lavoratrici e dei lavoratori Innovis ai quali partecipava sempre quella parte di cittadinanza attiva e solidale con i lavoratori, la scrivente fra questi.
L’incontro si è tenuto dunque ad un tavolo fra quattro mura, mentre gli operatori erano “tranquilli” al lavoro con le cuffie in testa oppure in cassa integrazione. Questo nonostante il tema dell’incontro fosse di quelli che mette in allarme e genera preoccupazione: la dichiarazione di esuberi da parte di Comdata per la sede di Ivrea. Non che sia stata una sorpresa la comunicazione aziendale, lampante è il disinvestimento di Comdata nella sede eporediese con pezzi di lavoro che vanno altrove in altre sedi. Sono in cassa integrazione dal luglio scorso i 60 lavoratori e lavoratrici ex call center Inps non assunti dall’Istituto, e ci andranno presto i 25 operatori della commessa Aria della Regione Lombardia senza lavoro perché ancora una volta si è lasciato fare un passaggio di appalto senza clausola sociale. Insomma il quadro è chiaro e già visto: l’azienda pensa di classificare questi lavoratori semplicemente come esuberi attingendo quindi a piene mani agli ammortizzatori sociali.
D’altronde se due istituzioni pubbliche come l’Inps e la Regione Lombardia possono permettersi tranquillamente di ignorare la legge sul cambio di appalto ignorando la clausola sociale che ha lo scopo di salvaguardare i lavoratori, perché il privato dovrebbe essere più virtuoso? Per etica? Sì, per etica aziendale, ma quando nella proprietà ci sono fondi finanziari, l’etica lascia il passo al dio profitto e amen per i lavoratori.
Esito dell’incontro
Diciamo che è stato un incontro in cui Comdata (fusa nel 2022 con la spagnola Konecta) ha cominciato a mettere le mani avanti. Non ha fornito numeri esatti, ma ha parlato ampiamente di esuberi e di aree critiche. Han parlato di chi è attualmente in cassa integrazione (ex Inps) e della situazione degli attuali operatori Aria-Lombardia che a giorni perderanno il lavoro (per questi ultimi è già previsto un incontro con la Digid, l’azienda subentrante, ma più che spostare ancora la data del passaggio si teme non riuscirà ad ottenere altro). A fronte di queste due ultime vicende, l’azienda non ha comunicato un piano di rilancio, ma al contrario ha annunciato la diminuzione di volumi su altre commesse. Insomma ha preparato lo scenario per l’apertura nel 2024 di nuova solidarietà per 12 mesi per tutto il sito di Ivrea con obiettivo la “ricollocazione del personale”. Ritornello già sentito. I lavoratori ex-Inps sono in cassa integrazione dal giugno scorso eppure nessuno è stato ricollocato (se non un paio messi su Aria che è in chiusura), cosa c’è di diverso oggi per poter credere alla bontà della solita dichiarazione “usiamo gli ammortizzatori sociali per organizzare le ricollocazioni”?
Ciliegina sulla torta poi è la proposta aziendale di imporre ferie per arrivare alla fine dell’anno a chi ha raggiunto la quota massima di ammortizzatori sociali e ai lavoratori Aria quando verranno definitivamente scaricati.
Le Rsu danno un giudizio negativo sull’incontro. I rappresentanti sindacali dei lavoratori sono preoccupati sia riguardo alle ricollocazioni perché è almeno da un anno che l’azienda parla di piano di ricollocazione ma nulla è stato fatto, sia per la dichiarazione di ulteriori cali dei volumi di lavoro che mettono in serio pericolo la tenuta la sede di Ivrea.
A fronte di queste legittime preoccupazioni però non c’è stata la naturale reazione con conseguente avvio di una procedura di mobilitazione per tutto il sito, come veniva auspicato nelle settimane scorse invece di far scioperare solo i lavoratori coinvolti nella commessa Aria, ma è stato solo espresso l’augurio che nel prossimo incontro con l’azienda, previsto per metà dicembre, questa arrivi con i numeri di esuberi precisi e piani di azione dettagliati.
Francamente si chiede troppo poco a Comdata, quel compito di sicuro lo farà: porterà una bella tabella con gli esuberi commessa per commessa e un bel piano di rilancio 2024, che avrà il destino di tutti gli altri.
Lo sconforto dei lavoratori è alto, ma il mondo dei call center con i suoi ritmi e la frammentazione dei comparti, rende difficile lo scambio e mobilitazione spontanea dei lavoratori, prevale lo scoramento e la sfiducia diffusa e la sensazione di impotenza, di non contare nulla, di non poter nemmeno avere la possibilità di tentare cambiare le cose. Questo è il male peggiore per una classe lavoratrice.
Cadigia Perini