Finito l’anno di Ivrea Capitale del libro proviamo a trarre un primo bilancio, tra spese sbilanciate e promesse non mantenute
Con l’arrivo il 26 marzo al Teatro Giacosa del Ministro Sangiuliano e la presentazione al suo cospetto del Manifesto per il futuro del libro si è concluso l’anno di Ivrea Capitale del libro 2022, con la coda a maggio della presentazione dello stesso Manifesto al Salone del libro di Torino.
Tracciare un bilancio di cosa ha significato questa manifestazione non è semplice, per i molti e diversi eventi che ne hanno costellato il calendario, per il disomogeneo impatto che hanno avuto nella città e per lo scoraggiante confronto con il corposo dossier di candidatura, vera arma vincente del riconoscimento.
Partiamo dalla parte economica: il titolo porta con sé lo stanziamento da parte del Ministero di 500.000 €, cui si sono aggiunti 100.000 della Regione Piemonte e 40.000 della Camera di Commercio, per un totale di 640.000 €.
Peccato che nel dossier fossero previste anche entrate, poi non avvenute, da Comune di Ivrea 100.000 €, Sponsor privati 200.000 €, Comuni del territorio 50.000 €, Entrate in kind (materiali da sponsor) 200.000 €, per un totale di 1.190.000 €. Questo se da una parte ci conferma che le aziende del territorio non sono propense a investire nel territorio stesso, dall’altra può forse spiegare il taglio di alcune iniziative previste e indicate nel dossier.
Rileggere ora il dossier di candidatura fa uno strano effetto.
Un mondo incantato, fatto di Comunità che partecipano, si integrano, discutono. Progettano un universo intellettuale dove iconico e sillabico si tengono a braccetto, qualunque cosa voglia dire, il digitale convive con il materiale “coniugando in maniera virtuosa passato e futuro, patrimonio materiale e immateriale”.
Non solo: “Per la costruzione del progetto abbiamo intrapreso infatti la strada della partecipazione e dell’inclusione, accettare la sfida del futuro e guardare oltre, alle comunità mondiali.”
“Il calendario non sarà quindi quello classico, ma avrà una forma di libro, con una introduzione generale, tre grandi temi discussi per tre mesi ciascuno, e un gran finale provvisorio, della durata di tre giorni, nel corso dei quali tutto quello che è emerso dai singoli dibattiti pubblici verrà sottoposto a una grande discussione collettiva, insieme alle associazioni nazionali di categoria, al mondo degli operatori e a chi ha responsabilità di politiche pubbliche a livello nazionale, europeo e mondiale.”
Un grande libro dei sogni, che trovava la sua forza nella storia di Ivrea, legata alla visione e pratica della Olivetti (che però metteva in pratica socialità e cultura senza tanti paroloni), nella sua estesa rete di biblioteche e nel festival La Grande Invasione. Un grande libro, confezionato molto bene, con una incalzante esplosione di invitanti cartucce molte delle quali in realtà si sono rivelate essere a salve.
La Biblioteca
“La nostra sfida vede nella nuova biblioteca di Ivrea uno dei punti centrali. Si tratta di un progetto fortemente voluto e a cui abbiamo lavorato sin dal momento dell’insediamento. La biblioteca sarà frutto di un lavoro di co-creazione che coinvolgerà la comunità eporediese e riguarderà non solo l’aspetto architettonico, ma soprattutto la progettazione culturale.
La nuova biblioteca civica di Ivrea, il cui progetto culturale e architettonico sono previsti per l’anno 2022-2023 a cui seguiranno i lavori di costruzione, sarà l’emblema di questa idea di società aperta, che nasce da una piazza del sapere aperta a tutti.”
In realtà la biblioteca di Ivrea, una ottima struttura in un pessimo spazio, da tempo è aperta solo 4 giorni alla settimana, causa carenza di personale. Solo pochi giorni fa è partita la messa a norma dell’impianto elettrico e antincendio, grazie al finanziamento della Fondazione Guelpa, e sulla progettazione della nuova biblioteca c’è il buio assoluto. A marzo, sempre dalla Guelpa, è stato presentato il progetto di nuovo Polo Culturale, lavoro svolto dallo Studio GROMA dell’Alta Scuola politecnica ma questo è solo propedeutico al bando per la effettiva realizzazione di un nuovo Polo Culturale che non si vede ancora all’orizzonte. Insomma Ivrea Capitale del libro, a parte la scrittura del dossier, con la biblioteca non è entrata quasi in contatto.
Il Manifesto per il futuro del libro
Sbandierato fin dalla apertura come uno degli obiettivi fondamentali dell’anno da capitale, il Manifesto per il futuro del libro “è stato elaborato con il supporto di 150 professionisti del settore. La riflessione si è sviluppata in quattro incontri realizzati in collaborazione con il Salone internazionale del libro di Torino intorno a tre linee identificate già nel dossier di Ivrea Capitale del libro: quantità/qualità, fisico/digitale, iconico/didascalico. 22 punti e 99 parole chiave compongono il Manifesto per il futuro del libro, corredato da una ricerca condotta da Ipsos sulle abitudini di lettura degli italiani.”
Dopo tale presentazione, avendo visto quello che credevo il volantino di lancio, ho cercato con curiosità questo Manifesto. Purtroppo il volantino era il Manifesto. La rivendicata eredità di Ivrea Capitale del libro è purtroppo imbarazzante.
Ho cercato se nelle 99 parole ci fossero “concretezza” o “verità” e per fortuna non le ho trovate.
Sul dossier il Manifesto sì che faceva sognare: “In collaborazione con Guadalajara Capitale mondiale del libro 2022, Ivrea promuoverà un manifesto per la lettura al 2050, invitando il grande storico e pensatore contemporaneo Yuval Noah Harari a ridiscutere una delle sue lezioni pubblicate nel 2018, Life is not a story, insieme ad alcuni dei più importanti scrittori italiani.”
Le spese
A differenza di altre occasioni di contributo che in Italia non si riescono neanche a spendere, quelli per il titolo di Capitale del libro sono stati spesi tutti.
Raggruppandoli per tipologia di spesa i capitoli si possono individuare in: mostre 238.000 €, manifestazioni di apertura e chiusura 145.000 (110.000 di cui 80.000 per la Parata iniziale + 35.000 per la chiusura), spettacoli (bando per eventi off, Alice, Mogol) 113.500 €, iniziative per la città (striscioni, addobbi, spettacolo con Gianluca Favetto) 71.000 €, Salone del libro 44.000 €, manifesto per il futuro e ricerca Ipsos 43.500 €, Grande Invasione (contributo straordinario) 15.000 €. Totale circa 670.000 €.
Grande rilievo ha assunto quindi il capitolo mostre, grazie anche all’attivismo della assessora Costanza Casali, che ne ha anche curato personalmente alcune. Le mostre hanno assorbito quasi un terzo dell’importo complessivo. Punte di spesa le mostre Deus ex machina con 91.200 € e Vate, Vanitas, Vittoria su D’Annunzio con 62.100.
Capitolo a parte è costituito dal ciclo di mostre legate alla Collezione Olivetti organizzate al Museo Garda in collaborazione con l’Archivio Storico Olivetti e TIM che è entrato nel dossier di candidatura ma era già iniziato nel 2021, indipendentemente dalla Capitale del libro.
Insomma, la sensazione è che l’Amministrazione di Ivrea, come spesso succede in Italia, abbia cercato e ottenuto una occasione di visibilità e di contributi straordinari, senza avere nella sua tradizione e pratica quel concetto di comunità e di partecipazione che tanto veniva sbandierato nella candidatura, in un dossier organizzato e curato dal manager culturale Paolo Verri, reduce da altri successi (vedi Matera capitale europea della cultura 2019).
I processi condivisi e inclusivi hanno bisogno di tempo, di impegno e di una rete diffusa che non si improvvisa. Se poi la mostra Deus ex machina valesse la spesa di 91.200 € e quella su D’Annunzio 62.100 € è valutazione che ciascuno può fare.
Ad oggi comunque il libro ad Ivrea, per fortuna, gode di ottima salute, può contare su almeno 7 librerie e un largo sistema di biblioteche (sperando che prima o poi il nuovo Polo Culturale si concretizzi), le presentazioni sono all’ordine del giorno e del Manifesto per il futuro del libro forse possiamo anche fare a meno.
Francesco Curzio