Aveva 34 anni. Era venuto da Sabaudia a Ivrea per lavorare in un cantiere per la realizzazione del “nodo idraulico” per la messa in sicurezza da allagamenti della A5 in borgata Chiusellaro a Pavone. Era il suo ultimo giorno in cantiere, presto sarebbe rientrato a casa, ma ha trovato la morte. L’ennesimo omicidio per mano dell’insicurezza sul lavoro.
Prima di ogni commento, è dovuto un doloroso pensiero alla famiglia del giovane operaio, alla moglie e ai due bimbi piccoli che attendevano il ritorno del padre dal Piemonte e invece non lo rivedranno mai più. Il suo corpo è stato dilaniato da un’esplosione. Come sia andata non si sa ancora, ma non si tratta di una disgrazia, non è fatalità, è disprezzo della vita dei lavoratori e delle lavoratrici. E’ il lavoro nei cantieri, con i subappalti, con i tempi stretti, dove la sicurezza è vista come un intralcio, una scocciatura. Poi muore un lavoratore e per qualche giorno tutti ne parlano colpiti dall’emozione. Ma passata l’emozione, si tornerà alla “normalità”, si continuerà a morire nei posti di lavoro insicuri, perché a nessuno importa, nessuno valuta il rischio o peggio lo mette in conto.
La burocrazia è pesante, non si incentiva la sicurezza, di conseguenza le aziende non etiche semplicemente ignorano anche le regole minime di sicurezza. E nessuno controlla perché i tagli agli ispettorati del lavoro sono stati esiziali. “Ogni azienda italiana con dipendenti ha oggi la probabilità di essere controllata dagli ispettori del lavoro una volta ogni undici anni e mezzo.”, si legge in una relazione. Abbiamo uno Stato colpevolmente debole nei confronti delle irregolarità nella sicurezza e quindi co-responsabile delle morti sul lavoro.
I numeri Inail e quelli reali
Le denunce di infortunio mortale sul lavoro presentate all’Inail nel primo quadrimestre 2023 sono state 264, tre in più rispetto alle 261 registrate nel primo quadrimestre 2022. Ma a questo numero già altissimo e inaccettabile, vanno aggiunti i morti sul lavoro non assicurati Inail, incluso il lavoro nero. L’unica fonte autorevole per avere il numero reale dei morti sul lavoro è l’Osservatorio nazionale di Bologna Morti sul Lavoro.
OSSERVATORIO NAZIONALE DI BOLOGNA MORTI SUL LAVORO
L’Osservatorio Nazionale Morti sul Lavoro, fondato e curato da Carlo Soricelli, metalmeccanico in pensione e artista sociale da 50 anni, per non dimenticare i sette operai della ThyssenKrupp, monitora da 16 anni i morti sul lavoro, compresi i non assicurati a INAIL. Proponiamo un estratto dal suo report al 31 maggio 2023.
L’Osservatorio denuncia: “Inail comunica 264 denunce di infortuni mortali nei primi 4 mesi del 2023, comprensive anche dei morti sulle strade e in itinere, noi solo sui luoghi di lavoro nei abbiamo registrati al 31 maggio ben 345, a questi occorre aggiungere i morti sulle strade e in altri ambiti lavorativi, che INAIL non copre e diffonde. Con questi numeri, ben più alti, l’aumento delle morti sui luoghi di lavoro rispetto al 31 maggio del 2022 è del 16%. Non possono esserci morti sul lavoro di serie A e di serie B, vanno contati tutti come facciamo noi.”
Dall’inizio dell’anno sono morti complessivamente 573 lavoratori, di questi 345 sui luoghi di lavoro, gli altri sulle strade e in itinere e in altri ambiti lavorativi: per noi chiunque che muore mentre svolge un lavoro è considerato un morto sul lavoro, ci sono tutti anche chi ha un’assicurazione diversa da INAIL o che muore in nero.
Nel 2022 i lavoratori morti per infortuni sono stati 1.499, di cui 757 sui luoghi di lavoro, gli altri sulle strade e in itinere. Nel 2022 le donne morte per infortunio sono state 15 sui luoghi di lavoro ma ben 123 in itinere e in altri ambiti lavorativi, gli stranieri già oltre il 15%, gli anziani ultra sessantenni sono stati uno su quattro, soprattutto in agricoltura e in edilizia.
Dal 1° gennaio 2008, anno di apertura dell’Osservatorio al 31 dicembre 2022, sono morti complessivamente 19.519 lavoratori, di questi 9.489 per infortuni sui luoghi di lavoro, ma purtroppo sulle strade e in itinere sfuggono comunque diversi lavoratori. Le ore impiegate in questi 15 anni di monitoraggio con lavoro volontario sono state oltre 29.000. Continuano ad alterare la percezione del fenomeno con dati parziali e assurdi anche nel 2023 con “indici occupazionali” quando il 30% dei morti non ha nessuna assicurazione o hanno un’assicurazione diversa da INAIL che diffonde solo i propri morti. Fra i “dimenticati”: schiacciati dal trattore, boscaioli morti travolti dall’albero che tagliavano, morti in lavori domestici, autotrasportatori, morti per malori sui luoghi di lavoro che devono essere a tutti gli effetti considerati morti per infortuni sul lavoro.
Il solo fatto che sia un privato cittadino a curare un Osservatorio globale sulle morti sul lavoro e non un Ente pubblico (potrebbe ben farlo l’Inail aggiungendo ai propri dati quelli frutto di ricerca e analisi) dà il segno della colpevole indifferenza verso un tema di importanza vitale: la sicurezza dei luoghi di lavoro. Indifferenza verso la vita delle lavoratrici e dei lavoratori.
Cadigia Perini