In vista dell’evento online di giovedì sera Verso la comunità energetica organizzato da AEG, Kyoto Club, FFF Ivrea, Legambiente, ecco alcune semplici considerazioni per introdurre il tema della serata.
La pandemia in corso ha messo in evidenza l’importanza della resilienza delle comunità dal punto di vista
– della salute (con una massiccia immissione di personale sanitario e una rete distribuita che parte dai presidi sanitari locali, dai medici di base, dall’uso della telemedicina fino agli ospedali locali, regionali),
– del cibo (con strutture agili di distribuzione anche a domicilio, sostegno all’agricoltura biologica, incentivi alla filera corta e ai produttori locali),
– della mobilità (con misure urgenti per ridurre il numero di auto in circolazione, incentivi agli spostamenti “slow”, a piedi, in bici – il 50% degli spostamenti avviene sotto i 3 km – al carsharing, ai mezzi elettrici, pianificazione degli orari della città, servizi di prossimità, consegne
a domicilio),
– dell’accesso ai servizi digitali (assicurando l’accesso universale tramite dispositivi, rete, interventi di alfabetizzazione digitale e uso consapevole delle tecnologie).
Un aspetto poco visibile è quello dell’energia.
Una comunità davvero resiliente si dota di un ambizioso piano energetico locale basato su:
– abbandono delle fonti fossili (ormai non più rinviabile, il progetto europeo dell’EU Green Deal impone di arrivare a emissioni zero entro il 2050 dicendo finalmente addio a petrolio, gas, carbone),
– riduzione dei consumi tramite interventi sull’efficienza energetica degli edifici,
– produzione di energia rinnovabile localmente ovunque sia possibile,
– sistemi di accumulo dell’energia, fino ad arrivare alla comunità energetica .
Cos’è una comunità energetica? Innanzitutto è una comunità locale, ad esempio di circa centomila abitanti, che, attraverso vari passi, punta verso l’autosufficienza da un punto di vista energetico.
Un primo passo sicuramente consiste
– nell’audit energetico degli edifici,
– nell’intervento su tutte le costruzioni – abitazioni private, condomini, capannoni di imprese, strutture pubbliche, parcheggi, fabbricati agricoli, edifici di culto – per diminuire i consumi con interventi tecnici (isolamento termico e miglioramento degli infissi, sostituzione di caldaie
inefficienti)
– nel sensibilizzare sui cambiamenti nei comportamenti delle persone (uso responsabile del riscaldamento o raffreddamento, attenzione all’acquisto e utilizzo degli elettrodomestici come frigoriferi, cucine, lavatrici, lampadine, e così via).
In poche parole diminuire la domanda di energia.
Recenti studi stimano che in termini di energia elettrica il risparmio potenziale potrebbe arrivare a circa il 17% del totale dei consumi elettrici (l’Italia ha consumato nel 2019 circa 319 TWh), tenendo conto che mediamente le emissioni sono di 352,4 grammi di CO2 equivalente
per ogni kWh consumato al contatore domestico (ENEA, 2020) si ottengono sensibili contributi alla diminuzione della CO2 di quasi 20 Mt CO2e (milioni di tonnellate equivalenti di biossido di carbonio). Sarebbe un importante contributo dell’Italia per affrontare il problema del global
warming.
Il secondo passo di una comunità energetica è quello di produrre energia rinnovabile localmente, ovunque sia possibile.
Come esempio: con solo il fotovoltaico sui tetti, l’Italia potrebbe raggiungere il potenziale di circa 70 GW complessivi (Greenpeace, 2020) che va confrontata con la potenza installata totale in Italia che è di circa 119 GW (Terna, 2020). Per avere un riferimento, nel 2019 in Italia le
fonti rinnovabili hanno prodotto 114 TWh di energia elettrica (circa il 37% dei consumi elettrici totali) e 3.300 comuni producono già più energia di quella che consumano i loro abitanti. La grande sfida che l’accordo di Parigi e il Green Deal Europeo impongono è arrivare almeno a 214 TWh da rinnovabili entro il 2030 (Legambiente, 2019), obiettivo raggiungibile solo con interventi concreti ed estesi urgenti.
A questo punto però ogni singola abitazione, pur avendo già fatto tutto il possibile per consumare meno (passo uno) e per produrre energia rinnovabile (passo due) diventando così un prosumer, è pur sempre un punto isolato, costretto a immettere il surplus di energia prodotta localmente nella rete nazionale.
Bisogna puntare verso il terzo passo: attraverso la produzione locale di energia rinnovabile si può costruire solidarietà, resilienza e salute a livello delle comunità (CES, 2020), generando opportunità di lavoro e valore per la comunità stessa.
Il terzo passo costituisce la sfida più grande. Una volta che si ha un insieme di prosumer (consumatori e produttori di energia rinnovabile) bisogna connetterli a livello locale. Ogni prosumer diventa nodo bidirezionale della rete (preleva e immette energia nella rete) e, sfruttando sistemi intelligenti di contabilizzazione, può vendere alla comunità energetica locale il suo surplus, abilitando scambi in loco. La connessione alla comunità energetica permette anche di bilanciare produzione e consumo e abilita l’accumulo di energia localmente.
Entra così in gioco un altro soggetto fondamentale: l’aggregatore di energia locale. Un soggetto che, oltre a intervenire nella gestione della comunità energetica locale, potrebbe gestire anche impianti di accumulo di grande capacità e diventare l’interfaccia verso la rete nazionale con i relativi aspetti di gestione della domanda e offerta sul mercato dell’energia (cosa molto complessa per il singolo prosumer).
Ad Ivrea, il soggetto naturale per questo ruolo potrebbe essere la Cooperativa AEG che può aiutare finanziando gli audit energetici e le progettazioni e gestendo la comunità energetica in tutti i suoi aspetti tecnici ed economici. Un altro soggetto importante per l’accelerazione verso le fonti rinnovabili è sicuramente le pubbliche amministrazioni locali.
In prospettiva le comunità energetiche rappresentano un grande passo verso l’autonomia energetica delle comunità locali, responsabilizzando i prosumer e coinvolgendoli in un progetto che da locale diventa globale, andando a toccare aspetti sociali, etici e ambientali, verso una nuova relazione con il pianeta.
Riferimenti
– CES, Community Energy Scotland (2020). Empowering Communities.
– ENEA (2020). KiloWattene: Fattore di emissione di CO2 e consumo di energia primaria per kilowattora di energia elettrica al contatore.
– Greenpeace (2020). Rilancio dell’economia in Italia: ecco perché deve partire dalle rinnovabili.
– Legambiente (2019). Comunità rinnovabili. Rapporto annuale.
– Terna (2019). Pubblicazioni statistiche 2019.
Norberto Patrignani, Mimmo Pignataro