Eravamo ancora in lock down, era circa metà maggio e la fase due si stava avvicinando, così, non appena avuta la notizia che dal 15 giugno, seppur con molte limitazioni, si sarebbero potute aprire le attività culturali, noi di Associazione Rosse Torri abbiamo immediatamente pensato ad Ivreaestate (che si scrive tutto attaccato) e al modo per poter portare a compimento l’edizione 34. Una edizione straordinaria.
Presi dall’entusiasmo abbiamo contattato altre associazioni culturali del territorio perché la nostra idea era quella di fare cordata insieme e allestire il cortile del Museo Garda affinché lo si potesse usare in tanti, per tutta l’estate. Naturalmente abbiamo trovato massima collaborazione e lo stesso nostro entusiasmo. Non potevamo davvero pensare ad una estate senza Ivreaestate.
Abbiamo chiesto un incontro al sindaco e all’assessora alla cultura per discuterne la fattibilità e il contributo. L’incontro ci è stato concesso il 29 maggio.
Ci aspettavamo consenso e gratitudine, felicità per questo nostro voler riaprire la città alla cultura, gioia nel vedere la nostra forza di volontà. E invece ci è stato ribadito che queste attività andrebbero sottoposte a bando e che era necessario, comunque, nonostante il bando non ci fosse stato, che presentassimo al più presto il programma.
Nonostante lo stupore per l’accoglienza piuttosto freddina, che non sembrava aver colto l’animo della proposta, non ci siamo scoraggiati e ci siamo rimessi al lavoro, pensando fosse solo una questione di eccessiva prudenza o magari ancora un po’ di shock da smaltire. E così sono partite le telefonate per chiedere ad amici artisti la loro partecipazione. Ovviamente le risposte sono state molto positive. Ormai da anni (quasi 34) riceviamo proposte e ospitiamo artisti del territorio e non, dunque non è stato difficile buttare giù una scaletta con date e spettacoli. Per i film, avremmo scelto in base alla disponibilità. Insomma, in pochi giorni abbiamo fatto avere ciò che ci avevano chiesto, con tanto di piano economico, basato sull’esperienza dell’anno scorso e calibrato su quelle che si profilavano essere le nuove stringenti direttive. I costi erano molti, i soldi chiesti adeguati.
Ci era stata promessa una risposta entro il 15 giugno. I tempi iniziavano a farsi larghi, bisognava poter iniziare almeno nella prima metà di luglio e l’allestimento non è proprio cosa che si fa in due giorni. Non ricevendo notizia abbiamo provato a sollecitare e ci è stato risposto che entro il 19 ci avrebbero fissato un altro incontro per parlarci.
Le speranze di poter restare nei tempi iniziavano a svanire e dovevamo dire qualcosa ai compagni di cordata, pronti a darsi da fare per fissare i rispettivi spettacoli. Scriviamo a tutti e iniziamo a far trapelare che forse non ce la si fa.
Non sapevamo esattamente cosa stessimo aspettando, ma era chiaro che qualcosa non stava andando nel verso sperato. In tutta fretta, dopo qualche post uscito sui social, ci convocano venerdì scorso, 19 giugno. E noi andiamo. Ci sediamo al tavolo con davanti Sindaco, Assessora alla Cultura e capo di gabinetto. Inizia il sindaco rimproverandoci dei post usciti su Facebook (non scritti da noi) e tiene a farci sapere che la giunta non sta perdendo tempo ma ha molto da fare. Butta male, lo capiamo subito. Dopo la ramanzina, però arriva lo zuccherino: Ivreaestate gli piace e pensa sia una bella manifestazione. La parola passa dunque all’assessora che riattacca la solfa del bando (quello che avrebbe dovuto esserci, che non c’è e non c’è stato, ma che se ci fosse stato noi avremmo dovuto seguire) e poi inizia a dire che il programma è superficiale, che si parla di film ma non si sa quali siano e che è necessario che lei ne sappia di più per poterlo approvare (approvare, avete capito bene!), perché non sia mai che magari un film scelto possa essere non adatto (a cosa non si sa, o meglio non ci viene detto).
Naturalmente i soldi non ci sono, al massimo ci possono essere gli stessi dati l’anno scorso (che già l’anno scorso erano insufficienti, figuriamoci quest’anno con mille norme in più e la metà dei posti a sedere!).
Ma allora, pensiamo noi, non ci siamo capiti. Noi avevamo in mente una edizione straordinaria, vista proprio la situazione straordinaria. Volevamo dare un segnale di apertura, di città che torna a vivere, ad uscire, a ritrovarsi nel bel cortile del Museo Garda. Lasciamo perdere i soldi (per carità, importanti), vorremmo almeno sentirci dire che abbiamo avuto una bella idea, che la nostra esperienza trentennale ha un valore, che è importante. E invece ci parlano di bandi, di soldi che non ci sono (per noi), che se venissero dati a noi poi agli altri che cosa si dovrebbe dire, perché anche altre associazioni sono andate a chiedere, non siamo mica gli unici (insinuano pure che alcuni dei nostri partner non siano poi così corretti con noi). E se proviamo a rispiegare lo spirito del nostro progetto sbattiamo contro un muro di scuse e cavilli, quando non addirittura di musi lunghi. Alla fine è prendere o lasciare. Fateci sapere. Questo è quanto. Fate come avete fatto l’anno scorso (facile no?). Arrivederci. Tanti saluti.
Di fronte ad un atteggiamento così sordo, chiuso e di malcelato disdegno per il nostro lavoro e per il nostro sciocco entusiasmo, scendiamo le scale e attoniti torniamo a casa. A queste condizioni non si può. E non tanto per i soldi, anche se sono davvero troppo pochi (e quando si vuole li si trova), non per i tempi ormai strettissimi che ci avrebbero visti fare i salti mortali, senza la certezza di riuscire, ma per il trattamento ricevuto, per i modi, i toni e la scarsa, per non dire nulla, considerazione di questi oltre 30 anni di servizio a favore della nostra città.
Ora dai giornali apprenderemo la loro versione dei fatti e siamo sicuri non combacerà affatto con la nostra, ma questa è la storia che abbiamo vissuto noi, la storia che riportiamo a voi, nostri lettori e lettrici, a tutti e tutte. Questa estate non ci vedremo e ne siamo davvero dispiaciuti.
Lisa Gino