Idropadana cita in giudizio il Comune d’Ivrea: la richiesta è quella di invalidare la deroga al regolamento acustico
La Centrale del Crist torna a far parlare di sè dopo la decisione della società Idropadana di fare ricorso al Tribunale delle Acque di Roma per annullare, o quanto meno contrastare, la mozione votata dal consiglio comunale il 29 luglio 2016. Con quel voto si impegnava la giunta Della Pepa a non concedere alcuna deroga al piano di zonizzazione acustica.
Quella mozione venne votata a seguito di un ragionamento. Il regolamento acustico del Comune d’Ivrea pone il vincolo intorno ai 45 decibel, ma per poter realizzare la suddetta centrale occorrerebbe servirsi di esplosivi in grado di sforare ampiamente questo limite consentito. Il regolamento prevede che questi valori possano essere superati, ma solo in seguito a precise deroghe. Il Consiglio Comunale d’Ivrea, con la mozione presentata da Comotto nel luglio di quest’anno, ha espresso una posizione: la deroga non è consentita.
Va precisato che questa votazione costituisce un atto di indirizzo politico-amministrativo e non un atto giuridicamente vincolante. Non sorprende, per queste ragioni, la posizione dello stesso Comotto: «non si comprende come possa richiedersi la nullità per illegittimità di un atto di indirizzo, e quindi meramente politico, legittimamente maturato dal dibattito effettuato nell’assemblea cittadina».
Il sindaco ha già espresso il suo parere: «Penso ci costituiremo». La riunione dei capigruppo di mercoledì 23 novembre ha avuto proprio quest’obiettivo: capire le modalità d’azione per affrontare il ricorso.
Questa presa di posizione è preoccupante dal punto di vista del dibattito democratico perché una mozione è un atto di indirizzo politico-amministrativo dell’attività del Sindaco e della Giunta, finalizzato ad esprimere formalmente ciò che il Consiglio Comunale pensa nei confronti di una determinata questione.
Francesco Comotto
Un’osservazione, infine, è d’obbligo.
Nell’arco di poco meno di un mese Ivrea ha assistito a due tentativi di ridimensionamento delle scelte votate in Consiglio Comunale. Il primo caso legato alla questione Guelpa, il secondo riguardante l’eterna Centrale del Crist. Per quanto le due situazioni abbiano contenuti differenti, ciò che li lega è un modus operandi et pensandi che, se alimentato, farebbe scuola. È del tutto legittimo il fatto che si possa ignorare una votazione democratica presa in un luogo istituzionale, ma questo difetto di forma rischia di avere ripercussioni serie sui contenuti politici che un Comune decide di intraprendere.
Se un soggetto, forte di questi vincoli legali, si adopera per invalidare una votazione democratica il rischio (per altro già realtà) diventa quello di invitare altri soggetti a fare lo stesso. Il Sindaco e la giunta comunale hanno ignorato una votazione pubblica: perché Idropadana non potrebbe fare lo stesso? E un domani, perché un’altra società non dovrebbe seguire questo modo di affrontare le scelte politiche?
Va ribadito: i due casi riguardano ovviamente due ambiti distanti tra loro, ma il sospetto è che Idropadana stia cercando di far uscire allo scoperto quei consiglieri o assessori favorevoli alla sua realizzazione (viste le spaccature all’interno del PD eporediese).
Il “precedente” c’è già: una mozione politica è stata ignorata. Che Idropadana stia cercando di seguire questo filone?
Auguriamoci che altri non prendano esempio.
Andrea Bertolino