Alla faccia di chi tra gli insegnanti aveva voltato spalle e voto al PD, attribuendogli la responsabilità di una legge esiziale per la pubblica istruzione. Non ci si può appellare nemmeno al CONTRATTO PER IL GOVERNO DEL CAMBIAMENTO.
In quel bignamino zeppo di frasi facili, al capitolo dedicato alla “condizione indispensabile per la corretta formazione dei nostri ragazzi” è dedicata una pagina e mezzo in corpo 12.
Al netto dei luoghi stracomuni (“La scuola italiana ha vissuto in questi anni momenti di grave difficoltà… l’istruzione deve tornare al centro del nostro sistema Paese… La nostra scuola dovrà essere in grado di fornire gli strumenti adeguati per affrontare il futuro con fiducia”), la sostanza (!) è: intervenire “sul fenomeno delle cd. ‘classi pollaio’, dell’edilizia scolastica, delle graduatorie e titoli per l’insegnamento”, prestare “particolare attenzione” alle questioni dei diplomati magistrali e del precariato; rivedere il fenomeno del reclutamento dei docenti, limitare la dispersione, controllare la qualità dell’alternanza scuola-lavoro. Non a caso, l’unico elemento concreto e chiaro – l’abolizione della chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti – è stato realizzato (e vivaddio).
Tutto il resto è fuffa, roba da rivedere, limitare, considerare, garantire (il “superamento delle criticità”), affrontare (“un reale rilancio della nostra scuola”) eccetera eccetera eccetera.
Probabilmente questo è quanto, alla faccia di chi tra gli insegnanti – e sono tanti – aveva voltato spalle e voto al PD attribuendogli tra altre sconcezze la responsabilità di una legge – la 107 – esiziale per la pubblica istruzione.
Ci saranno, par di capire, lievi aggiustamenti, severe raccomandazioni per scongiurare l’abuso di Alternanza-Scuola-Lavoro (ASL), vaghissime promesse di ridurre il numero di allievi per classe, sparuti rattoppi ai tetti bucherellati degli edifici, puntuali accordi per aumentare i computer nelle scuole (feticcio di destre centri e sinistre).
Ancora Alternanza Scuola Lavoro
La prova? È di queste ore l’assicurazione del ministro Bussetti che l’ASL sarà mantenuta, ma con una maggiore attenzione volta a garantire “percorsi di qualità, rispondenti a standard di sicurezza elevati e, soprattutto, coerenti con il percorso di apprendimento dello studente interessato”. E dire che l’alternanza è una iattura per tutti:
- per tecnici e professionali, dove spesso si traduce nell’offerta di manodopera a zero costo (vedi i turistici, che forniscono gratuitamente camerieri, hostess e baristi, oltre a tutto privando del lavoro chi ne ha bisogno)
- per i licei, dove gli studenti sono sottratti allo studio “matto e disperatissimo”, all’otium – quello che,contrapposto al negotium, permetterebbe di riflettere, studiare, scrivere –, costretti dalla foga coatta di accumulare crediti e meriti in vista del gran voto finale
- per tutti quegli istituti che, proprio per creare progetti “coerenti con il percorso di apprendimento”, impiegano ore e ore e ore nell’espletamento di pratiche estranee allo studio e alla didattica. Tempo sottratto alla scuola (dal latino schola, dal greco skholḗ: ‘tempo libero’, dedicato allo svago della mente, cioè lo ‘studio’).
L’accozzaglia
Ma l’ASL è solo l’ultima delle schifezze che han trasformato e deformato la scuola: da Berlinguer (2000) in avanti, ciascuno ha aggiunto, tolto, qua e là modificato con la propria riformina per lasciare l’improntina su Wikipedia. Che cosa è rimasto, oltre alla torma di variazioni sul tema sovrapposte da anni di meschine intenzioni?
Una scuola priva di un sano reclutamento che sia fondato su pochi chiari criteri uguali in tutto il Paese: sapere e saper trasmettere conoscenza.
Una scuola spesso svilita a campo di battaglia tra genitori che replicano il campetto di calcio di fronte al pargolo panchinato: Non-Mio-Figlio.
Insegnanti e dirigenti sempre timorosi di ricorsi, ripicche, rivalse, privati della libertà di insegnamento da certificazioni tracimanti e minacce implicite.
Gruppi whatsapp dove mamme arrabbiate calunniano, senza tema di ridicolo, maestri/professori intransigenti e compagnucci dispettosi indifferenti al genio del proprio figlio.
Ministri che, mentre vantano titoli inesistenti, umiliano gli insegnanti dimostrando scarsa cultura in un linguaggio da ombrellone.
Contratti di governo il cui miserello capitolo Scuola contiene frasi come “La cultura rappresenta un mondo in continua evoluzione”, qualunque cosa voglia dire.
Allora viva il ministro Bussetti che forse non cambierà nulla, evviva lo status quo: tutto pur di non tornare ad aggiungere, fuorché dover riprendere a parlare d’altro, impegnare nuovamente la testa altrove.
O si parla di Scuola, di Didattica, di Istruzione, di Qualità, di Studio. Oppure si resista al cambiamento!
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