Il 29 settembre allo Zac presentazione del libro Tempi di guerra. Riflessioni di una femminista con l’autrice Maria Luisa Boccia. Introduce Matilde Lo Valvo
Tra gli obiettivi di questa serata, che ci porterà certamente a riflettere sulle guerre e sulla pace, è quello di fornire un’occasione di entrare in contatto con un punto di vista diverso, quello del femminismo, sulle strade da percorrere per costruire la Pace. Non intendo qui reinterpretare i contenuti espressi dall’autrice nel suo libro: scelgo invece di riportarne alcuni brani affinché si possano pregustare i temi che saranno oggetto dell’incontro.
Dal capitolo “Pensare la guerra. Lottare per la pace”: “La riduzione della politica a guerra.
Le piazze ricolme di tante città d’Europa,dalla Russia all’Atlantico, con gli striscioni “Peace No War”, “Fuori la guerra dalla storia” sono apparse lontane dalla politica, incapaci di affermarsi contro la potenza delle armi. E sono state bollate di di indifferente equidistanza, quando non accusate di “filoputinismo”, neologismo orrendo nel verbo e nella sostanza. La riduzione della politica a guerra, come vide bene Pietro Ingrao, (n.d.r. l’autrice è presidente della Fondazione Crs-
Archivio Pietro Ingrao) aveva già fatto un salto di qualità con la guerra del Golfo nel 1990. Contro questa riduzione Ingrao ripropose la differente politica dell’ agire collettivo, in grado di incidere sulla trama dei poteri. Non come utopica cancellazione della forza, ma come “costruzione di forme, scelta di terreni e di strumenti” in grado di far “crescere il protagonismo, il peso, il potere di grandi masse”.
E più avanti “Pensando con Virginia Woolf. “Combattere con la mente…..fabbricare idee”, “pensare contro la corrente e non a favore”, “Dobbiamo aiutare i giovani uomini inglesi a strapparsi dal cuore l’amore delle medaglie e delle decorazioni”. Possiamo “creare attività più onorevoli per chi cerca di dominare in se stesso l’istinto al combattimento” così scrive l’autrice citando la Woolf nel testo “Pensieri di pace durante un’incursione aerea” del 1940.
Per poi aggiungere “Penso che non sia parlar d’altro, rispetto all’urgenza tragica degli atti quotidiani di guerra, nominare gli istinti inconsci del dominio e della schiavitù che ci abitano e ci muovono. E che si debba risalire alle condizioni non immediate che hanno prodotto l’aggressione della Russia all’Ucraina e che sorreggono gli atti, le scelte e le reazioni dell’una e dell’altra parte.
Penso che, oltre a comprendere le strategie, gli obiettivi e le finalità militari e politiche dei leader – compito nel quale non voglio qui addentrarmi – , sia essenziale contrastare il clamore delle voci che guidano la corrente della guerra nella mente e negli animi di noi tutti e tutte. Senza dimenticare che ben diverso è trovarsi dove si combatte – nel 1940 nel cielo di Londra, oggi nel cielo e nella terra di Ucraina. Ma, come Virginia Woolf, sento che questa guerra mi riguarda e che non posso non pensare a come impegnarmi in questa lotta. Senza armarmi ma, al contrario, per silenziare le armi e le voci che le accompagnano.”
Matilde Lo Valvo